Il monologo buonista della Littizzetto sulle famiglie arcobaleno

L’intervento della comica torinese a “Che tempo che fa” strizza l’occhio al mondo Lgbt: “L’amore non rappresenta mai una minaccia, mai”

Il monologo buonista della Littizzetto sulle famiglie arcobaleno

È mancata solo la lacrimuccia, quella non è arrivata nonostante l’impegno profuso. Come facilmente prevedibile, il divieto di trascrizione all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali ha fatto tappa a “Che tempo che fa”, protagonista Luciana Littizzetto con il suo immarcescibile monologo buonista. "Fino a pochi giorni fa, i comuni di Milano, di Torino, e molti altri, registravano regolarmente i figli nati da coppie omogenitoriali, cioè coppie composte da due persone dello stesso sesso, ma questa settimana sono stati bloccati da una circolare inviata ai sindaci", ha ricordato la comica torinese.

"Da qualche giorno quindi i bambini con due mamme e due papà non avranno più tutti e due i genitori registrati all’anagrafe, ma solo uno dei due, quello legato biologicamente al bambino”, ha aggiunto la Littizzetto:“E secondo la legge italiana, purtroppo, l’altro genitore non è più nulla, è un fantasma. Questi bambini vivono già nelle nostre città. Mentre la politica fa finta che non esistano". Il braccio destro di Fabio Fazio ha poi raccontato la storia di Luca e Marta, due bambini di fantasia cresciuti rispettivamente in una famiglia tradizionale e in una famiglia con due mamme, con tanto di accenti pomposi, gonfiati.

Il monologo buonista della Littizzetto

Terminato l’elenco di pseudo differenze tra i due bimbi, la Littizzetto è intervenuta in prima persona:"Mentre la società corre, la politica al massimo cammina. La società è Marcell Jacobs, la politica è me dopo che mi sono distrutta il ginocchio. L’abbiamo detto centinaia di volte, ma forse non l’hanno ancora capito e quindi facciamo centouno, come la carica. Non puoi fermare l’amore, al massimo puoi fargli lo sgambetto, ma poi lui si alza in piedi e va avanti. Perché l’amore non rappresenta mai una minaccia, mai".

Un intervento un po’ facilone, confezionato con maestria per strappare consensi, basti pensare alla chiosa: "Amici governanti, pensate ai bambini. Sono loro che dovete proteggere. Non discriminateli per il modo con cui sono stati concepiti o per l’identità dei genitori. E soprattutto pensate ad aiutare le famiglie, non a rendergli la vita ancora più difficile, o sembrerete come chi vuole asciugare il mare con il mocio".

La banalotta letterina della Littizzetto è stata accolta con un’ovazione dal pubblico in studio, simile alle standing ovation al festival di Cannes al termine della proiezione di un film di Tarantino. La fiera del buonismo (e della propaganda) a tinte arcobaleno.

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