"Lo prendo a calci nel c...". Porro all'attacco di Polito sul karaoke Salvini-Meloni

Il vicedirettore del Giornale risponde alle critiche per aver pubblicato il video del karaoke di Salvini e Meloni

"Lo prendo a calci nel c...". Porro all'attacco di Polito sul karaoke Salvini-Meloni

"Mi hanno rotto i coglioni per tutta l'infanzia a farmi lezioncine", "lezioni di giornalismo da un comunista proprio no", "la parola moderato è una stronzata", "io Polito lo prendo a calci nel culo". È un Nicola Porro a ruota libera quello che, questo pomeriggio, si collega a Giornale Radio con Luca Telese e Giuliano Guida Bardi. Ne ha per tutti: per i colleghi transitati per il Parlamento che vorrebbero insegnargli a fare il mestiere, per chi lo critica per il video del karaoke di Salvini e Meloni e in particolar modo proprio per l'editorialista del Corriere, il "comunista" di cui sopra.

Il karaoke Salvini-Meloni

Breve antefatto, per capire. Venerdì scorso, il giorno dopo il Consiglio dei ministri a Cutro, Salvini, Meloni e Berlusconi si ritrovano in Monza-Brianza ad una festa a sorpresa in occasione dei 50 anni del segretario della Lega. Un contesto privato, da cui gli uffici stampa fanno trapelare una foto dei tre leader insieme al tavolo. E che però si colora di un dettaglio: il vicedirettore del Giornale pubblica tre minuti di video con il premier e il vicepremier che intonano la "Canzone di Marinella" al karaoke. Apriti cielo. Ne nasce una polemica sul governo ("Il karaoke della vergogna", scrive Repubblica) ma anche su Porro e sulla scelta di condividere quel filmato.

Il conduttore di Quarta Repubblica la sua versione dei fatti l'ha già fornita. Sintetizziamo: ho visto quel duetto, mi sembrava smentire le ricorrenti voci di continue liti tra leader di governo, era una notizia e l'ho pubblicata. Amen. Mossa che non è piaciuta a Antonio Polito, che su Twitter ironicamente la definisce "un colpo da maestro, da grande comunicatore", il cui non detto sembra chiaro: Porro ha fatto da megafono, non da cronista. Da qui, in diretta a L'attimo fuggente, la dura replica del diretto interessato.

Porro attacca Polito

"Polito da ragazzino era iscritto al Partito comunista leninista - attacca il conduttore -. Poi fu cacciato perché era iscritto a un circolo di tennis. Allora andò nel Partito comunista, poi si candida con il Partito populista, poi diventa direttore dell’Unità, poi fa il giornalista, poi ritorna a fare il senatore dell'Ulivo, e oggi dice a me: 'Porro, ma che cazzo hai fatto? Che comunicazione hai fatto?'. Ecco la differenza tra Polito, e i tanti Polito che ci sono nel mondo del giornalismo, e il sottoscritto è che loro sono dei politici che per guadagnare due lire devono fare i giornalisti; io sono un giornalista che non farà mai il politico. Quindi io penso che la notizia sia una cosa fondamentale del nostro mestiere. Non so se è chiaro questo". Il vicedirettore non si ferma qui: assicura di non serbare rancore, però "io a Polito lo prendo a calci nel culo". "Ho 50 anni, mi hanno rotto i coglioni per tutta l'infanzia a farmi lezioncine, ma lezioncine da un comunista che mi deve spiegare come fare il giornalista, francamente a 50 anni non ne prendo! Se vuole giochiamo a tennis insieme, e gli faccio il culo anche a tennis".

"Avrei pubblicato comunque quel video"

La replica di Polito non si è fatta attendere. "Adesso è chiaro perché Porro, invitato alla festa privata di Salvini, ha fatto il video del karaoke: era giornalismo. Non cane da compagnia, ma cane da guardia del potere". Va detto che alcune critiche sono arrivate anche da esponenti del centrodestra, perché il filmato avrebbe danneggiato il governo, ma Porro non fa passi indietro. Sintesi: "Ma che cazzo me ne frega a me di danneggiare il centrodestra?".

Una cosa è certa: benché prima di pubblicare il video il conduttore di Quarta Repubblica lo abbia comunicato per cortesia a uno dei due leader, se non gli avessero dato il permesso le cose non sarebbero andate diversamente: "Sarò anche stato un po’ democristiano a chiederlo - conclude Porro - ma l'avrei pubblicato anche se mi avessero chiesto di non farlo".

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