Scandalo Profumo: era coinvolto anche il principe Filippo?

Secondo l’Fbi anche il duca di Edimburgo avrebbe avuto in ruolo nell’affare profumo che negli anni Sessanta fece tremare il Regno Unito

Scandalo Profumo: era coinvolto anche il principe Filippo?

L’Affare Profumo è uno degli scandali più celebri e controversi del Novecento. Una di quelle vicende mai davvero chiuse del tutto, capaci di riservare sorprese e la nascita di nuovi misteri anche a distanza di molti anni. Da decenni la stampa ipotizza un possibile coinvolgimento del principe Filippo in questo caso che ha scosso il regno e il governo britannico. Ora nuove rivelazioni dell’Fbi sembrerebbero confermare queste congetture, aggiungendo un altro tassello a una storia intricata che assomiglia a un romanzo di spionaggio.

Lo Scandalo Profumo

L’8 luglio 1961 il segretario di Stato britannico per la guerra, John Profumo, incontrò la modella Christine Keeler a una festa a Cliveden, nella residenza di Lord Astor nel Buckinghamshire. Il ministro aveva 46 anni, la ragazza 19. A presentarli sarebbe stato l’osteopata e disegnatore Stephen Ward, che avrebbe avuto amicizie influenti nell’élite britannica ma, pare, anche molti contatti negli ambienti della prostituzione.

Al party erano presenti la moglie di Profumo, l’attrice Valerie Hobson e un individuo piuttosto controverso, Yevgenij Mikhailovič Ivanov, diplomatico sovietico, ufficiale di Marina e amico di Ward. Quest’ultimo, però, non sarebbe stato un invitato qualunque, bensì l’amante della Keeler e una spia al soldo dell’Unione Sovietica.

Da qui in poi è facile intuire cosa accadde: erano gli anni più difficili e pericolosi della Guerra Fredda, Keeler e Profumo avrebbero iniziato una relazione, ma non durò molto. Un mese dopo il party i servizi segreti britannici informarono il ministro della doppia vita della modella e dei rischi che la liaison comportava per la sicurezza del Regno Unito: secondo l’ipotesi più attendibile, infatti, Ivanov avrebbe cercato di carpire informazioni segrete a Profumo attraverso la giovane Christine. Il ministro lasciò la Keeler con una lettera in cui spiegava che la loro relazione non poteva avere alcun futuro.

La faccenda divenne di dominio pubblico nel 1962, travolgendo il governo conservatore di Harold Macmillan. Lo scandalo arrivò in Parlamento e nel marzo 1963 John Profumo venne interrogato in merito alla Camera dei Comuni. Il ministro commise, allora, il suo più grande errore, trascinando le istituzioni nel baratro: rese una falsa testimonianza, affermando di non aver avuto alcun rapporto “sconveniente” con Christine Keeler e di essere pronto a denunciare per diffamazione chiunque osasse sostenere il contrario.

Il 5 giugno dello stesso anno, ha ricordato il New York Times, John Profumo, messo alle strette dagli avversari politici e dall’evidenza del tradimento, ammise di aver mentito e dovette dimettersi. Venne fuori anche un particolare molto importante, che alimentò i sospetti e i dubbi: la Keeler e il ministro non si sarebbero conosciuti a Cliveden, bensì tempo prima in un night club di Londra, il Murray’s. Non solo: stando a dei documenti declassificati nel 2017 dall’MI5 e citati dalla Bbc, negli anni Trenta Profumo avrebbe avuto una storia d’amore con una spia nazista, la modella Gisela Winegard. Un’altra storia oscura che screditerebbe l’immagine del ministro, gettando ancora ombre sulla sua vita.

La fine del governo conservatore

Nell’ottobre 1963 Macmillan rassegnò le dimissioni, sembra per dei seri problemi di salute aggravati dallo scandalo e venne sostituito da Sir Alec Douglas-Home. Il primo ministro aveva cercato di salvare il governo incaricando il giudice Lord Denning di aprire un’inchiesta sullo scandalo. Le conclusioni di questa indagine smentirono i rischi per la sicurezza della nazione, ma ormai era troppo tardi: l’opinione pubblica era convinta che Macmillan volesse proteggere Profumo e questo fu il colpo di grazia per i conservatori.

Nessuno riuscì mai a dimostrare che Ivanov fosse davvero una spia e che avesse usato Christine Keeler per ottenere informazioni riservate da Profumo. Anzi, il diplomatico riuscì a tornarsene tranquillamente in patria, dove continuò la sua vita e la sua carriera, prima che la tempesta mediatica si abbattesse sul governo. Tuttavia una spia del Kgb citata dal Times avrebbe scritto: “I russi avevano ricevuto molte informazioni utili da Profumo attraverso Christine Keeler, con cui Ivanov aveva stabilito un contatto e nel cui appartamento Ivanov aveva effettuato delle intercettazioni in momenti appropriati”.

Stephen Ward e la Keeler vennero condannati nel processo che seguì lo scandalo: il primo per sfruttamento della prostituzione, ma si suicidò nell’agosto del 1963, prima della fine del processo. La seconda a nove mesi per falsa testimonianza. John Profumo si ritirò definitivamente dalla vita politica, scelse di dedicarsi alla filantropia e morì il 10 aprile 2006, all’età di 91 anni.

Una spy story moderna

All’epoca i giornali diedero ampia risonanza alla storia, ottenendo un grande riscontro da parte del pubblico. Da una parte, infatti, l’interesse popolare era dettato dalle questioni inerenti la sicurezza del Paese. Il Regno Unito era nemico dell’Unione Sovietica e il mondo diviso in due blocchi contrapposti. Le persone, però, si appassionarono anche al risvolto più scabroso dello scandalo: la relazione extraconiugale e la falsa testimonianza di Profumo. Guerra Fredda, spionaggio, politica, sesso: c’erano tutti gli ingredienti per un romanzo.

Inoltre l’Affare Profumo scardinò le barriere economiche e sociali che separavano l’élite dalle persone comuni, arrivando nel cuore di Palazzi fino a quel momento inaccessibili, colpendo le vite e le carriere di uomini considerati intoccabili. I giornali parlarono anche di un presunto coinvolgimento nello scandalo della royal family, in particolare del principe Filippo.

“Filippo è coinvolto”

Il ruolo, tutto da dimostrare, del duca di Edimburgo in questo scandalo è stato oggetto delle trame della seconda e dell’inizio della terza stagione di “The Crown”. Tuttavia la serie Netflix, come ha precisato “Town And Country Magazine”, avrebbe romanzato non poco la vicenda. In realtà conosciamo solo dei dettagli superficiali, alcuni neppure verificati. Il principe Filippo sarebbe stato un amico di Stephen Ward. Il giornalista Clive Irving disse al Daily Beast che Ward sarebbe stato persino un membro del famoso Thursday Club, un circolo per soli uomini di Londra fondato da Baron Narhum, un amico di Filippo.

Quest’ultimo, ha riportato Tatler, divenne uno dei membri di spicco di questo club, che si riuniva, come indica il nome, ogni giovedì per pranzo, in una sala privata al sesto piano del ristorante Wheeler (Soho). Per il duca il club era un modo per sfuggire alle rigide regole di corte e passare del tempo tra amici, in un’atmosfera informale e conviviale. Tutto questo non dimostra un coinvolgimento del principe Filippo nello scandalo.

Sarebbe accaduto, però, un fatto molto strano: Ward era anche un disegnatore e nel 1960 l’Illustrated London News gli avrebbe commissionato alcuni ritratti, tra cui dodici di membri della royal family, Filippo incluso. L’uomo eseguì il lavoro, ma nel luglio 1963 un personaggio misterioso avrebbe acquistato tutte le opere per 90mila sterline circa, come ha riportato il Daily Mail, per poi farle sparire. Chi era questa persona e perché avrebbe fatto una cosa simile?

Il mistero dei ritratti scomparsi

Partiamo dal motivo per cui le opere sarebbero state comprate: secondo una delle ipotesi la royal family avrebbe incaricato qualcuno di acquistare i ritratti per eliminare qualunque collegamento tra il principe Filippo e Stephen Ward, data la grande eco dello scandalo Profumo. Inoltre, sempre secondo Town And Country Magazine, Ward avrebbe avuto bisogno di denaro per pagare le spese processuali.

Per quanto riguarda il misterioso compratore, una delle possibilità fa emergere un nome controverso: Anthony Blunt, curatore e consulente d’arte prima di Giorgio VI (che gli concesse l’incarico nel 1945), poi della regina Elisabetta, come ha puntualizzato il Telegraph. Tutto risolto? Neanche per idea. Anzi, ora le cose si complicano. Nel 1964 Blunt confessò all’MI5 di far parte del gruppo dei Cambridge Five, ovvero spie comuniste al servizio dell’Unione Sovietica (il nome deriva dal fatto che tutti i cinque membri avevano frequentato Cambridge negli anni Trenta).

L’ammissione faceva parte, a quanto pare, di un accordo con i servizi segreti britannici in cambio dell’immunità diplomatica e della possibilità di continuare il suo lavoro per la Corona. In effetti Blunt continuò la sua attività di storico dell’arte per la sovrana fino al 1979, quando il primo ministro Margaret Thatcher lo smascherò pubblicamente di fronte alla Camera dei Comuni. Fatto che costò all’uomo la privazione di tutti i titoli onorifici concessi da Elisabetta II.

Due donne per il principe

In ogni caso non è escluso che Anthony Blunt abbia davvero aiutato la royal family a nascondere le prove di un legame tra il principe Filippo e Stephen Ward. Purtroppo, però, nulla è mai stato provato. Siamo nel campo delle supposizioni. Secondo Miranda Carter, autrice del libro “Antony Blunt. His Lives”, l’ipotesi avrebbe una certa credibilità. La scrittrice ha citato la biografia “Elizabeth” (1997) in cui Sarah Bradford ha scritto che Blunt potrebbe aver “agito in modo apparentemente silenzioso nell’interesse della royal family per acquistare una serie di disegni che Stephen Ward…ha fatto del duca di Edimburgo”.

Comunque non tutti gli studiosi sono d’accordo con questa versione dei fatti. Ancora oggi c’è un dibattito piuttosto acceso sul ruolo di Anthony Blunt nell’Affare Profumo. In “The Crown” la vicenda viene presentata in maniera molto diversa: il duca di Edimburgo, scoperto il doppiogioco di Blunt, vorrebbe punirlo per il tradimento alla patria. Il consulente della Regina, allora, minaccia il duca di rivelare il suo coinvolgimento nello scandalo Profumo. Anche questa ricostruzione non è mai stata verificata. Anzi, sarebbe soltanto il frutto della fantasia degli autori.

La presunta scomparsa dei disegni di Ward porta con sé un altro quesito: ammesso che sia stata la famiglia reale ad acquistarli (ipotesi non provata), davvero lo scopo sarebbe stato solo quello di preservare la reputazione del duca di Edimburgo e della Corona? Motivo più che valido, certo, ma qualcuno sostiene che dietro questa sparizione vi sarebbe dell’altro.

Il Mail On Sunday ha riportato la notizia secondo cui il nome di Filippo figurerebbe in uno dei documenti top-secret dell’Fbi relativi all’affare Profumo, negli anni Sessanta. Un memorandum, scritto dall’allora direttore dell’Fbi, J. Edgar Hoover, secondo cui il marito della regina Elisabetta sarebbe stato “coinvolto” a causa del suo presunto legame con Christine Keeler e un’altra donna al centro dello scandalo, Mandy Rice-Davies.

A fare il nome del duca di Edimburgo fu Thomas Corbally, uomo d’affari americano coinvolto in operazioni di spionaggio industriale, il quale avrebbe accettato di raccontare all’Fbi della sua amicizia con Ward.

In un cablogramma inviato all’ambasciata americana di Londra, il 20 giugno 1963, Hoover rivelò: “Corbally ha anche dichiarato che c’era un’indiscrezione riguardo al fatto che il principe Filippo sarebbe coinvolto [in una relazione] con queste due ragazze”. Purtroppo ormai tutte le persone coinvolte nello scandalo sono morte e arrivare alla verità sembra un’ipotesi sempre più remota.

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