Se vittimismo e allarme bavaglio sono lo strumento del consenso

Ghali grida alla censura di Radio Italia e lo fa da un canale straniero e filo-palestinese, ignorando la replica della stessa radio che ne ha smentito la ricostruzione

Se vittimismo e allarme bavaglio sono lo strumento del consenso
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Vedere fantasmi e vederli ovunque, gridare alla censura e venire ancora smentiti. Il rapper italo-tunisino Ghali ha capito che una buona strategia per raccogliere un po' più di consenso in questo Paese è indossare i panni della vittima censurata dal sistema. Nel clima distopico che si respira in Italia, dove si vedono bavagli in ogni direzione, eppure la critica è più feroce che mai, anche lui ha voluto partecipare a questo insolito "tiro al piccione", accusando l'organizzazione di Radio Italia di averlo escluso dall'evento di Napoli per la sua posizione pro-Palestina.

Ghali ha partecipato al concerto di Milano della popolare radio italiana e durante la sua esibizione ha chiesto un minuto di silenzio per le vittime di Gaza. Tutto questo è accaduto il 15 maggio. Ai primi di giugno, intervistato da un canale filo-palestinese, Ghali ha puntato il dito contro l'Italia, accusando proprio Radio Italia di averlo escluso per la sua presa di posizione dal successivo evento, che si terrà a breve a Napoli, e di averlo saputo appena "due giorni prima". Queste le sue parole: "Sono stato punito per questo (l'appello pro-Palesina, ndr). Perché dovevo fare uno show, per il 27 giugno, a Napoli, e mi hanno cancellato". E ha poi aggiunto: "Sono rimasto sorpreso, in un Paese dove c’è la libertà di espressione e democrazia [...] Non sono dispiaciuto ma sono rimasto sorpreso e scioccato".

Ma in realtà i fatti non sono andati proprio così. Ed è la stessa Radio Italia a smentire la ricostruzione fatta dal rapper su un canale straniero, forse pensando che non sarebbe arrivato in Italia l'eco delle sue parole. "L’invito per Ghali era inizialmente previsto per l’evento di Napoli, in seguito, su insistenza dello stesso artista e del suo management, direttamente con il nostro Presidente, si era riusciti ad inserirlo nel cast di Radio Italia Live – Il Concerto a Milano, lo scorso 15 maggio", spiega in una nota l'emittente. L'insistenza di Ghali per partecipare all'evento di Milano è stato inteso come impossibilità di partecipare a quello di Napoli e così, prosegue Radio Italia, l'invito per il concerto partenopeo, "è automaticamente decaduto e, infatti, il nome di Ghali non è mai apparso nell’elenco ufficiale del cast di Napoli, rilasciato lo scorso 28 maggio".

Probabilmente c'è stata una incomprensione all'interno dello stesso staff dell'artista, o forse non è stato ben chiarito che l'invito per il cantante era relativo a una sola data delle due e non a entrambe. Nel caso fosse così, si tratta di una libera scelta arbitraria da parte dell'organizzazione, che non è tenuta a rendere conto agli ospiti del modo in cui intende gestirli. Anche per questo motivo il fatto che, prima ancora di capire cosa sia successo, il rapper sia andato a rilasciare una intervista muovendo un'accusa, anche piuttosto antipatica, senza aver chiesto un chiarimento a chi di dovere, fa emergere la volontà di voler semplicemente sollevare un polverone. O forse di voler recuperare un po' di consenso a buon mercato, come è già successo.

Questa volontà di alimentare fantasmi che esistono solo nelle polemiche di chi si muove per interesse politico, perché Ghali, volente o nolente, con la sua musica e le sue dichiarazioni fa politica, è sintomatico di un dibattito pubblico che ha raggiunto il minimo in termini qualitativi.

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