“Spare”: ecco cosa significa il titolo del libro del principe Harry

Il titolo del memoir del principe Harry racchiude una vita da eterno secondo o, almeno, così l’ha percepita il duca. Mette nero su bianco il difficile rapporto tra eredi e cadetti

“Spare”: ecco cosa significa il titolo del libro del principe Harry

“Spare”, cioè “di riserva”, “rimpiazzo” e, per estensione “ruota di scorta”. Nel titolo del suo libro autobiografico il principe Harry ha concentrato l’esistenza del cadetto così come lui l’ha vissuta e interpretata. Con una sola parola il duca ha lanciato alla royal family l’accusa forse più forte: quella di essere stato trattato come una persona di serie B. Ma le cose stanno davvero in questo modo?

La dura vita del cadetto

Il titolo italiano dell’opera di Harry, “Il Minore”, non rende del tutto l’idea del complesso di eterno secondo che il principe avrebbe provato nei suoi anni alla corte britannica. Forse si avvicina di più al significato originario la traduzione spagnola “en la sombra”, cioè “nell’ombra”. Infatti è proprio nell’oscurità, lontano dallo scintillio dei diamanti della Corona, che ritiene di essere stato relegato il duca di Sussex. Quasi la sua vita interessasse poco persino alla famiglia, per la quale il secondogenito di Carlo e Diana sarebbe stato importante solo come ipotetico rimpiazzo dell’erede William e non come individuo con i suoi sogni e i suoi progetti.

L’antico adagio “the heir and the spare”, ovvero “l’erede e la riserva” si sarebbe concretizzato, nell’epoca contemporanea, nelle figure dei due fratelli Windsor. Si tratta, però, di un modo di dire attribuito a Consuelo Vanderbilt, la moglie del duca di Marlborough, per riferirsi ai suoi figli, John e Ivor, dopo la nascita di quest'ultimo, nel 1898.

Per la verità la vita dei cadetti non è mai stata semplice. Per mantenere intatti poteri e ricchezze, evitando che si disperdessero tra tutti gli eredi di una dinastia, indebolendola, si è privilegiata la primogenitura. Nel Medioevo, per esempio, era il figlio primogenito (maschio) del feudatario a ereditare la fortuna di famiglia. I fratelli cadetti dovevano scegliere tra il monastero o l’investitura a cavalieri, le sorelle tra il convento e il matrimonio.

Se ci spostiamo nel mondo islamico la dinastia ottomana prevedeva una tradizione cruenta: il sultano poteva uccidere tutti i suoi fratelli una volta salito al trono, in modo da evitare che questi organizzassero eserciti in grado di far scoppiare guerre dinastiche (spesso i cadetti erano molti, perché i figli delle mogli e delle concubine dei sultani avevano pari diritto dal punto di vista della successione). Il principe Harry non corre nessuno di questi pericoli, eppure l’astio che dimostra è degno di un cadetto di epoca medievale entrato in convento contro la sua volontà.

“Un rene per mio fratello”

Le frasi sconvolgenti, scritte da Harry a pagina 26 del libro, spiegano chiaramente cosa lui intenda per “rimpiazzo”: “Willy ha due anni più di me ed era l’erede, mentre io la riserva. Ero l’ombra, il supporto, il Piano B. Sono stato messo al mondo in caso accadesse qualcosa a Willy”, per dargli “se necessario un parte di ricambio…Magari un rene. Una trasfusione di sangue. Un pezzo di midollo osseo”. In poche parole il principe ha spiegato il titolo del memoir. Peccato, però, che la sua dichiarazione non regga. Oltre a essere di incredibile crudeltà, sembra anche surreale.

Dovremmo immaginare che, se fosse accaduto qualcosa al principe di Galles, Harry sarebbe stato costretto a donargli un rene? Appare piuttosto improbabile, anche perché non è legale e, comunque, non è questa l’essenza della vita da secondogenito in una famiglia reale. Senza contare che il brano del libro farebbe passare un’idea sbagliata secondo cui la compatibilità tra fratelli è sempre garantita. Non è vero e i test medici si fanno proprio per questo. Sono un prerequisito indispensabile e imprescindibile.

Forse si tratta di gelosia?

In realtà le frasi di Harry sembrerebbero dettate, più che altro, dall’invidia e dalla gelosia. Gli stessi sentimenti che avrebbe provato un’altra cadetta d’eccezione: la principessa Margaret, sorella di Elisabetta II. I biografi sostengono che Margaret avrebbe sviluppato questi sentimenti nocivi perché, come dice Newsweek, citato da Marie Claire, “Elisabetta…aveva tutto ciò che Margaret voleva: la corona, un marito, i figli”. Il principe Harry ha una famiglia come suo fratello, ma non avrà mai la Corona. Come si dice, “il potere logora chi non ce l’ha”.

“La definizione dell’amore”

Le gelosie tra eredi e cadetti non sono certo una novità. Però stupisce che il duca di Sussex, sempre parlando di se stesso come di una riserva, scriva: “Non mi sentivo offeso. Non provavo assolutamente niente. La linea di successione è come il meteo…Chi ha tempo di crucciarsi per cose che tanto non si possono cambiare?”. Eppure il libro si chiama “Spare” e, oltre a essere un’autobiografia, è una riflessione, a tratti amara, sul destino dei secondogeniti. Ci sono delle accuse alla royal family, quindi, forse, Harry proverebbe qualcosa in proposito.

Anche perché si definisce un “sottoprodotto di chi non eri. Io non ero la nonna. Non ero papà. Non ero Willy. Ero terzo nella linea di successione dietro di loro”. Non sembra che il duca sia indifferente alla sua posizione nella linea di successione. “Rimanere fermamente dietro le persone che ami non è forse la definizione dell’onore? O dell’amore?”. Può darsi, però il principe è andato negli Stati Uniti. Non è più dietro ai suoi parenti. Dunque dovremmo dedurre che non li ami più (anche pensando a tutte le frecciate lanciate contro i Windsor dopo la Megxit)?

Il duca è nato secondo, ma questa non è una condanna. Soprattutto nei tempi moderni.

Nessuno può decidere come, dove, quando e da chi venire al mondo, ma quasi tutti hanno la possibilità di cambiare la sorte, di trovare il proprio posto nel mondo. Ciò che il principe Harry, pur avendo a disposizione tutti gli strumenti per riuscirci, non sembra ancora aver fatto.

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