Lord Louis Mountbatten (1900-1979) fu uno dei personaggi principali della Storia britannica del Novecento. L’uomo che ha guidato le fasi cruciali dell’indipendenza dell’India (1947), permettendo la nascita del Pakistan, ma anche lo zio del principe Filippo e la guida del giovane principe Carlo. La sua figura, presente anche nella serie Netflix “The Crown”, ha contribuito a cambiare il destino di milioni di persone. Nel corso della sua vita Lord Mountbatten ha scritto molti diari, abitudine comune tra i nobili e i politici dell’epoca (e non solo), raccontando non solo questioni private, ma anche politiche. Alcuni di questi documenti, però, sono ancora oggi tenuti segreti per volontà del governo britannico, poiché potrebbero rappresentare una minaccia per la “dignità” della Corona.
Lord Mountbatten
Louis Mountbatten, ammiraglio britannico, il conte Mountbatten, fu l’ultimo Viceré dell’India, cugino della regina Elisabetta e zio materno del principe Filippo. Infatti era il fratello di Alice di Battenberg, ovvero la madre di Filippo di Edimburgo. Non solo: Louis, nato principe di Battenberg, era il secondo figlio maschio di Vittoria d’Assia e del Reno, nipote diretta della figlia della regina Vittoria.
Ciò significa anche che Mountbatten era il nipote di Aleksandra Fëdorovna, ultima zarina di Russia, poiché la mamma dell’ammiraglio era la sorella di Aleksandra. Precisazioni importanti, queste, perché ci restituiscono il background dell’ultimo Viceré dell’India, il suo ruolo nella dinastia reale e il suo legame con la royal family, elementi fondamentali per capire da dove partì la sua avventura umana e politica.
Nel 1937 Mountbatten divenne capitano della Royal Navy e nel 1939 assunse il comando del cacciatorpediniere H.M.S. Kelly, che ebbe un ruolo importante nella difesa delle Forze Alleate durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1943 venne promosso al grado di ammiraglio da Winston Churchill e nel 1947 venne creato I conte Mountbatten di Birmania. Nel febbraio 1947 l’allora premier Clement Attlee lo nominò Viceré dell’India, con l’incarico di guidare la nazione verso l’indipendenza.
Il 27 agosto 1979 Louis Mountbatten rimase vittima di un attentato dell’IRA mentre si trovava sulla sua barca, la Shadow V a Mullaghmore, nella contea di Sligo, in Irlanda. Con lui morirono altre tre persone: la suocera della primogenita dell’ammiraglio, Patricia, il figlio di quest’ultima, Nicholas e uno dei membri dell’equipaggio.
Louis, Filippo e Carlo
La vita da romanzo di Lord Mountbatten viene, in parte, raccontata anche nelle prime quattro stagioni della serie Netflix “The Crown”. In particolare la fiction si sofferma sul matrimonio tra Louis e l’ereditiera Edwina Ashley (1901-1960). Un’unione che sarebbe stata caratterizzata da numerose infedeltà da entrambe le parti. “The Crown”, però, sottolinea anche il ruolo che l’ammiraglio avrebbe avuto nelle vite del principe Filippo, della regina Elisabetta e dell’allora principe Carlo.
Nel 1928 il futuro duca di Edimburgo venne mandato nel Regno Unito per frequentare la Cheam School. Fu Mountbatten a guidarlo negli studi, nella carriera e anche nella vita sentimentale, prendendolo, come si dice, sotto la sua ala protettrice. Sembra che l’ammiraglio fosse deciso a far entrare il nipote nella famiglia reale britannica. Un’idea nata non solo dall’affetto e dall’altruismo, ma anche dal calcolo politico. Quale modo migliore del matrimonio con la giovane erede al trono Elisabetta?
Nel luglio 1939 Mountbatten avrebbe organizzato la visita di Giorgio VI e dei familiari al Dartmouth Royal Naval College, dove studiava proprio il diciottenne Filippo, nella speranza di far conoscere i ragazzi. Avrebbe persino ordinato al nipote di fare da guida a Elisabetta e alla sorella Margaret all’interno dell’accademia. Stando alle biografie proprio in quell’occasione la principessa, che all’epoca aveva tredici anni, avrebbe cominciato a provare dei sentimenti nei confronti di Filippo.
Dopo quell’incontro i due si conobbero meglio attraverso una fitta corrispondenza, sempre sotto lo sguardo vigile, ma mai invadente, di Mountbatten. Il resto è storia: Elisabetta e Filippo, dopo aver superato l’iniziale perplessità di Giorgio VI, si sposarono il 20 novembre del 1947. Lord Louis esercitò un’influenza notevole anche sul primogenito di della sovrana e del duca: l’attuale Re d’Inghilterra Carlo III. Il forte legame tra i due viene ben evidenziato in “The Crown”, in particolare nel penultimo episodio della seconda stagione quando, come ricorda Town and Country Magazine, Mountbatten diviene a tutti gli effetti il mentore di Carlo.
Così accadde nella realtà. L’allora principe di Galles si fidava ciecamente dello “zio Dickie”, come aveva l’abitudine di chiamarlo. Nel 1979, puntualizza il New York Times, Carlo dichiarò: “Lo ammiro quasi più di chiunque altro io conosca”. L’ammiraglio veniva anche definito “il nonno onorario” dei figli di Elisabetta e Filippo, tanto che nel 2015, durante una visita sul luogo dell’attentato dell’IRA, lo stesso Carlo tenne a precisare: “Non riuscivo a immaginare come avremmo potuto accettare l’angoscia di una tale perdita visto che, per me, Lord Mountbatten rappresentava il nonno che non avevo mai avuto…”.
I diari di Lord Louis e di Lady Edwina
Mountbatten, però, fu anche l’uomo dai mille segreti, molti dei quali sarebbero contenuti nei suoi 47 diari, nei 36 di sua moglie, Lady Edwina Mountbatten e nei carteggi della coppia con alcuni dei più importanti leader politici dell’epoca (le fonti parlano di 4.500 scatole di materiale). Nel 2011, riporta The Week, la famiglia dell’ammiraglio vendette questi documenti storici all’Università di Southampton per 2,8 milioni di sterline. L’istituto avrebbe voluto digitalizzarli per renderli consultabili online.
Tuttavia non poté iniziare l’operazione: il Cabinet Office del governo del Regno Unito diede ordine di censurare tutto il materiale. Secondo la motivazione ufficiale, citata dal Telegraph, i diari dovevano necessariamente rimanere un segreto di Stato, poiché il loro contenuto sarebbe stato “una provocazione agli occhi del governo”.
Nel 2017 lo storico Andrew Lownie tentò, invano, di ottenere il permesso di accedere ai documenti secretati per la sua biografia “The Mountbattens” (2019). Decise, così, di opporsi formalmente a questa censura e iniziare una battaglia legale contro il Cabinet Office che gli sarebbe costata 250mila sterline. Nel 2019 l’Information Commissioner del regno, che si occupa dei diritti all’informazione e alla privacy, stabilì che tutti i diari dovevano diventare di pubblico dominio.
Il Cabinet Office, come riporta il Times, fece ricorso, sostenendo che “le informazioni sono troppo sensibili per essere rese pubbliche e che la dignità della Regina potrebbe risultarne compromessa”. Roger Smethurst, del Cabinet Office, aggiunse che i diari di Mountbatten avrebbero anche potuto “compromettere” le relazioni diplomatiche tra il Regno Unito, l’India e il Pakistan. Già nel 2011 Chris Woolgar, professore alla Southampton University avrebbe consigliato al Cabinet Office di omettere alcune parti dei diari, scrivendo in una mail: “Non credo che dovrebbero essere disponibile per i ricercatori [il periodo] a partire dalla metà degli anni Trenta, dati i molti riferimenti alla royal family”.
Il Cabinet Office avrebbe replicato: “Riteniamo di dover tenere privati [questi passaggi] dato il materiale inerente ai reali che lei ha già individuato…anche il materiale riguardante l’India e il Pakistan è, in alcuni casi, ancora troppo sensibile”. L’università ottenne il permesso per digitalizzare i documenti, ma il Cabinet Office riuscì di nuovo censurarne alcuni passaggi e a bloccare completamente la pubblicazione dei diari di Louis relativi agli anni 1943, 1947/’48 e di quelli di Edwina degli anni 1947-’48. Questi ultimi due anni corrispondono proprio al periodo della partizione e dell’indipendenza dell’India.
Il 19 luglio 2021, scrive il Telegraph ben 22 membri della House of Commons presentarono una mozione per ottenere la pubblicazione integrale dei diari, ribadita anche in tribunale. Così nello stesso anno il Cabinet Office, che stando al Telegraph aveva speso 300mila sterline di soldi pubblici nell’azione legale, dovette concedere la pubblicazione di quasi tutto il materiale. A proposito della censura Lownie, citato da Times of India, commentò: “…Nessuna università dovrebbe bloccare il pubblico accesso a materiale d’archivio di grande significato storico, che è stato acquistato usando soldi pubblici”.
Rivelazioni pericolose?
Molte delle parti dapprima censurate e poi pubblicate non contengono rivelazioni scabrose. Perché, allora, il Cabinet Office ne ha impedito per anni la divulgazione? La risposta potrebbe essere nei passaggi ancora inediti. Secondo la stampa britannica proprio in questo materiale si troverebbero riferimenti scottanti a una presunta bisessualità di Louis Mountbatten e a diversi membri della royal family, tra cui Carlo e la regina Elisabetta. Non è chiaro, però, di quale natura sarebbero tali menzioni, se privata, politica, o entrambe le cose.
Vi sarebbero, poi, dettagli, resoconti e impressioni riguardanti le fasi che portarono alla partizione dell’India. In particolare i motivi per cui Londra avrebbe affrettato l’indipendenza della perla del suo impero. Ufficialmente avrebbero contribuito anche le conseguenze economiche della Seconda Guerra Mondiale sulla Gran Bretagna, ma gli inglesi non potevano ignorare l’impatto devastante del loro ritiro quasi immediato e della suddivisione della nazione.
Non solo: l’indipendenza dell’India avvenne il 15 agosto 1947, ma la Gran Bretagna e Mountbatten attesero due il 17 agosto per rivelare i piani di divisione che troncavano letteralmente il Paese per consentire la nascita del Pakistan (all’inizio il Pakistan era composto da due territori, quello occidentale e quello orientale, separati da circa 1600 chilometri appartenenti all’India. La parte orientale ottenne l’indipendenza e divenne l’odierno Bangladesh nel 1971). Tale attesa potrebbe celare delle questioni storiche, magari dei ripensamenti o dei dissidi tra le forze in gioco che noi non conosciamo.
Quei giorni furono cruciali per la storia dell’India: con la partizione iniziò quella che le fonti storiche definiscono una delle più grandi migrazioni di massa dell’umanità: circa 14 milioni di persone si spostarono dal subcontinente al nuovo Pakistan e viceversa: fatto che innescò dei veri e propri massacri, con un milione di morti, facendo emergere in tutta la sua brutalità l’antica rivalità tra musulmani, sikh e induisti.
I diari potrebbero raccontare anche cosa pensava davvero Lord Louis di Gandhi (1869-1948, contrario alla partizione), ma soprattutto di Jawaharlal Nehru (1889-1964), ovvero il primo premier dell’India indipendente e di Muhammad Ali Jinnah (1876-1948), il fondatore del Pakistan. A quanto pare, infatti, Nehru e Lady Edwina avrebbero avuto una relazione di cui Mountbatten sarebbe stato al corrente e a cui non si sarebbe opposto, forse per ragioni politiche o perché, stando alle indiscrezioni, il suo sarebbe stato un matrimonio “aperto”. Impossibile stabilire con certezza la verità: le lettere della Viceregina e di Nehru, infatti, sono ancora secretate.
Per quanto riguarda Jinnah la questione è ancora più complessa. Sembra che Mountbatten non provasse una grande simpatia nei suoi confronti e non appoggiasse le sue idee, al contrario. Inoltre il “padre” del Pakistan morì di tubercolosi appena un anno dopo la nascita del nuovo Stato e la sua salute era già gravemente compromessa durante le trattative per la partizione dell’India. Tuttavia nessuno, nemmeno Lord Louis, sarebbe stato a conoscenza delle sue reali condizioni. Il motivo è intuibile: la malattia avrebbe potuto ritardare, o addirittura far fallire il progetto della creazione del Pakistan.
Durante un’intervista concessa agli scrittori Dominique Lapierre e Larry Collins per il loro libro “Stanotte La Libertà” (1975), Louis Mountbatten
rivelò: “Se solo avessi saputo…la storia avrebbe preso una piega diversa. Avrei dilazionato di vari mesi la concessione dell’indipendenza. Non ci sarebbe stata la spartizione. Il Pakistan non sarebbe esistito…”.
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