Mentre decide se tornare a giocare in Nazionale (speriamo), Paola Egonu indosserà la maglia azzurra sul palco di Sanremo. La campionessa di pallavolo sarà all'Ariston assieme ad Amadeus nella terza serata, giovedì 9 febbraio. In realtà indosserà capi firmati e gioielli, come si conviene per l'occasione, però idealmente porterà il tricolore dell'Italia che non vuole essere razzista. Perché la chiamata di Amadeus, oltre che per il valore sportivo di Paola, è arrivata anche per l'eco suscitata dalla sua decisione di lasciare la Nazionale perché amareggiata dagli insulti razzisti. E, si sa, da sempre il Festival mischia le canzoni con i temi sociali. «Mi chiedono anche se sono italiana», si era sfogata in lacrime a ottobre alle fine dei Mondiali femminili. Lei, 24 anni, nata a Cittadella, in provincia di Padova, da genitori nigeriani naturalizzati, alta un metro e 93, è diventata la migliore schiacciatrice del mondo. Ora gioca nella squadra del VakifBank a Istanbul.
Allora, Paola, cosa vuole portare su quel palco?
«Cercherò di portare la mia semplicità e di far vedere la parte di me che gli spettatori non conoscono».
Si aspettava la convocazione di Amadeus?
«Per niente. Sono felice e ancora incredula. Sto realizzando giorno dopo giorno».
Se si metterà i tacchi svetterà di mezzo metro sopra Amadeus...
«Non ho ancora deciso se li metterò, dipenderà da quanto sarò stanca e da come stanno con i vestiti bellissimi che indosserò».
Sanremo è una festa nazionale. Pensa che rappresenterà una ricucitura di quella ferita che l'ha portata a dubitare di continuare a giocare per l'Italia?
«Io terrei le due questioni separate. Per me andare a Sanremo è l'opportunità di essere ascoltata da tutta l'Italia, per chiarire alcune cose».
Quindi parlerà degli insulti ricevuti...
«Sicuramente una parte del mio intervento sarà dedicata a quello. Voglio chiarire che l'Italia non mi odia e io non odio gli italiani. In quel momento ai Mondiali non volevo offendere, ero in un momento di fragilità».
Pensa che in Italia ci sia ancora il razzismo?
«Preferisco non rispondere per non creare altre incomprensioni, ne parlerò nel monologo».
Da piccola ha affrontato dei pregiudizi?
«Quando andavo al supermercato con le mie amiche d'infanzia c'era sempre una commessa che ci seguiva perché pensava che volessimo rubare».
Ma tornerà a giocare in Nazionale?
«Non ho ancora deciso. Dipende da diversi fattori. Adesso siamo in una fase importante del campionato e mi sto concentrando su quello».
«Obi agu», nel dialetto nigeriano dei suoi genitori, è un invito a tenere il cuore aperto, nonostante le cose brutte che possono capitare.
«Il mio cuore rimane aperto, però non do una seconda opportunità a persone che mi hanno ferito».
Quali sono le cose che le piacciono dell'essere italiana?
«Tutto il mio percorso di vita. Ho avuto tanti amici e tante persone che mi hanno aiutato a diventare quella che sono».
Anni fa ha fatto clamore anche la sua relazione con la giocatrice Katarzyna Skorupa, palleggiatrice polacca.
«Un'altra discriminazione che si aggiunge a discriminazione. Nessuno mi può giudicare sulla mia vita sentimentale, devono restare fatti miei. E per me è un fatto naturale, contano le persone».
L'estate scorsa è stata fotografata con un collega: Michal Filip, pallavolista polacco che gioca in Turchia.
«Sì, ci siamo frequentati un po'. Ora sono single».
Cosa hanno detto i suoi genitori quando hanno saputo di Sanremo?
«Sono molto orgogliosi. Loro adesso vivono a Manchester perché i miei fratelli studiano lì. Mi guarderanno in tv, come fanno con tutte le mie partite».
Ma lei guardava Sanremo da piccola?
«Poco, perché mi allenavo tutto il giorno e studiavo la sera, però me lo facevo raccontare dai miei compagni di classe».
Come si trova in Turchia?
«Bene. Ho avuto modo di conoscere la loro cultura, le loro tradizioni e il loro cibo».
Si vocifera che la sua squadra, il VakifBank, non intenda rinnovarle il contratto per la
prossima stagione.«È sempre così a gennaio, cominciano a circolare indiscrezioni per i soliti giochi di mercato. Non so se sia vero o falso, sono stupita anch'io di quanto è stato scritto. Vedremo nei prossimi mesi».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.