Da Pitti a Milano è tutto un ricamo

Mentre Firenze chiude con numeri da record oggi al via le passerelle: 39 sfilate e 90 collezioni

Lucia SerlengaUn filo rosso collega due città e disegna quella che ormai viene definita la settimana della moda maschile italiana. A Firenze, dove ieri si è conclusa l'89 edizione di Pitti Uomo si canta vittoria e si tira un sospiro di sollievo con numeri da record: 1219 brand, 36mila presenze di cui 25mila buyer con un incremento del 4 per cento, mille in più rispetto a un anno fa, di cui 8.850 esteri (+2,5 per cento) e oltre 16mila italiani (+%%). Insomma i migliori negozi e department store del mondo che da ieri sera sono arrivati a Milano per la sfilata di Cavalli. Il calendario ufficiale di Milano Moda Uomo, da oggi e fino al 19 gennaio, vede 39 sfilate, una cinquantina di presentazioni per un totale di circa 90 collezioni. «La settimana della moda maschile italiana è la più internazionale e importante del mondo, inizia a Firenze con Pitti e prosegue a Milano con le sfilate dei grandi brand.«È importante in questo momento intercettare l'energia positiva che Milano ha vissuto nel 2015 per rafforzare il ruolo internazionale e innovativo della città» commenta Carlo Capasa presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana sottolineando come anche le istituzioni siano sensibili verso uno degli asset più vitali della nostra economia. Ecco perché il Comune di Milano ha concesso la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale dove sfilano nomi come Costume National, Daks, Christian Pellizzari e la designer inglese Helen Anthony con il suo speciale concetto di tailoring maschile. C'è chi da sempre fa sfilate nelle sue location - vedi Armani - e chi sceglie palazzi di prestigio - Villa Crespi, Palazzo Visconti e Villa Necchi Campiglio - per far vivere nelle sale più belle l'uomo del prossimo inverno. Che peraltro sempre più spesso trova in passerella la donna ideale attraverso capsule collection dedicate. Fra i debutti va segnalato quello di Boglioli che presenta in uno show il lavoro del nuovo direttore creativo Davide Marello. Così come è atteso l'arrivo del fiorentino Federico Curradi nominato direttore creativo di Peuterey Studio: un guardaroba modulare che mescola elementi utility con tocchi gentleman. Anche Dondup, entrata nell'orbita del fondo d'investimento L Capital, Gruppo LVMH, presenta il progetto menswear con una collezione tra il bespoke e il ribelle disegnata da Giacomo Morelli e Ivan Tafuro sotto la direzione creativa di Manuela Mariotti. Sul fronte giovani, sostenuto da Giorgio Armani che ospita il suo défilé, c'è Lucio Vanotti, nato a Bergamo con studi presso l'Istituto Marangoni. La sua filosofia? Fondere il bello con l'utile, il razionale con l'essenziale, tratti che piaceranno al suo grande mentore. Da segnalare, infine il debutto di Ferutdin Zakirov, designer e imprenditore di origine uzbeka, che lancia il suo brand con una produzione made in Italy. Fra le sorprese c'è la discesa in campo di Rossignol, il grande mito di ogni sciatore, con una collezione di abbigliamento urbano. Last but not least, fra gli inviti ricevuti alle sfilate - tra i più originali ci sono i vetrini da entomologo di Gucci - c'è quello di Domenico Gianfrate, un imprenditore e web icon più volte immortalato per la sua speciale eleganza dallo street photographer Scott Schumann, in arte The Sartorialist, che presenta una propria collezione.

E in una stagione che si annuncia carica di abbellimenti, ricami, ossessioni naturalistiche e decorativismo senza freni, tutti aspettano di vedere cosa faranno la sovversiva quanto magica Miuccia Prada (domenica 17 gennaio) e il romantico quanto sorprendente Alessandro Michele di Gucci (lunedì 18) per sparigliare le carte.

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