Non esitavano ad armarsi, con spranghe e coltelli e a minacciare le persone di morte pur di eliminare la concorrenza commerciale. Nessuno scrupolo, quindi, nonostante letà, ma un modus operandi tipicamente mafioso. Un salto di qualità che fa tornare di attualità il problema Chinatown dove residenti e commercianti italiani si sentono ormai sotto assedio. La banda di cinesi che è finita in manette infatti chiedeva il pizzo alle attività commerciali dei suoi connazionali ma anche a quelle gestite da italiani. Stavolta, però, la vittima, ha denunciato e per quattro cinesi si sono aperte le porte del carcere. Loperazione messa a segno dai carabinieri del nucleo investigativo ha permesso di sgominare una banda guidata Hai Ping Zhang e Jingui Zheng, rispettivamente di 32 e 26 anni, il primo con precedenti per estorsione e sequestro di persona. Clandestini e pregiudicati come i due gregari, Jiadong Zhou e Taizhen Huang di 22 e 20 anni. Un gruppo che a Chinatown faceva un po il bello e il cattivo tempo. A ottobre, però, in un controllo dei militari viene chiuso un centro massaggi gestito dal quartetto. Quella chiusura fa scattare la ritorsione nei confronti di un commerciante vicino, considerato una spia. Così si innesca il meccanismo estorsivo: la prima richiesta è di 120mila euro, poi scatta il «pizzo» giornaliero di due terzi dellincasso. Però la vittima denuncia. «La collaborazione con le forze dellordine - ha spiegato il colonnello Lorenzo Falferi, comandante del reparto operativo - è un segnale di cambio di mentalità e approccio. È il segno che si è cominciato a rompere il muro di complicità e omertà». Una denuncia che, in meno di 24 ore, porta ai quattro fermi. Allappuntamento, oltre al commerciante minacciato, si sono presentati anche i militari che, nellauto degli stranieri, hanno sequestrato alcune dosi di ketamina, spranghe e un coltello.
«Dal linguaggio dei machete e dei coltelli che volano ora si passa a tagliuzzare i commercianti milanesi. Un preoccupante sconfinamento di bande organizzate che sono solite consumare reati e a lavare i panni in famiglia. Un salto di qualità in perfetto stile mafioso o da Triade» ha dichiarato il vice sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato.
E il capodelegazione della Lega Nord in Giunta regionale lombarda, Davide Boni, ha aggiunto: «È necessario verificare se tutti i cinesi che lavorano nel commercio hanno i requisiti necessari per svolgere la propria attività e contrastare la concorrenza sleale nel nostro Paese».
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