«Playground» in zone a rischio per un futuro migliore

Nella capitale quattro nuovi centri sportivi dedicati al basket in zone definite a rischio. Il lodevole progetto è di Simone Santi, presidente della Lazio Basket. Del resto Santi è nato in una famiglia che vive da sempre di basket, e che gli ha tramandato la passione. «Ora lui - come ha sottolineato Dino Meneghin, presidente della Federbasket - è passato ai fatti da giovane imprenditore».
Il progetto dei play-ground romani, spesso vanamente enunciati, stanno dunque prendendo corpo. E vengono costruiti in zone a rischio per allontanare più adolescenti possibili da devianze giovanili nelle periferie romane, accelerandone i processi di integrazione culturale dei bambini e delle loro famiglie. Ne sono stati avviati quattro e altri sono in corso di attuazione. I quartieri dove insistono sono di quelli a rischio, dove - per dirla con le parole appropriatissime di Dino Meneghin,- i «giovani devono essere aiutati ad avere una speranza di vita normale, per farli vivere in un mondo civile con diritti ma anche con doveri».
I centri sono a Corviale (intitolato a Clarisse Machanguana, del Madagascar e giocatrice ora a Milano), a Labaro (a nome Sante Santi, nonno di Simone, che fu allenatore ed educatore), a Val Melaina (a nome Giuseppe Feltri, ex giocatore della Lazio, scomparso di recente) e al Laurentino 38 che ha il prestigioso nome di Barack Obama, che anche da presidente degli Stati Uniti, non disdegna di giocare qualche partitella al suo sport preferito, il basket appunto.


Alla presentazione del progetto che si chiama «Giovani, Culture e Colori: l’integrazione fa canestro» hanno presenziato anche Alessandro Cochi, delegato allo sport del Comune di Roma, Patrizia Prestipino assessore allo sport per la Provincia di Roma. Come dire che il futuro dei giovani immigrati è bi-partisan e sta a cuore a tutti noi. Madrina la bella e brava Paola Cortellesi.

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