Parigi - "Sono io stesso commosso dal numero di testimonianze di simpatia e di sostegno ricevute nella prigione de Winterthur e che continuo a ricevere qui nel mio chalet a Gstaad dove passo le feste con mia moglie e i miei figli". Roman Polanski rompe il silenzio. Con una lettera inviata a Bernard-Henry Levy che l’ha diffusa oggi all’agenzia di stampa francese, prima di pubblicarla sul suo sito, il regista franco-polacco decide di parlare dopo il suo arresto in Svizzera nello scorso settembre.
I ringraziamenti di Polanski "Ci sono messaggi dei vicini - prosegue Polanski rivolgendosi al 'caro' Levy - e altri che giungono da persone di ogni luogo della Svizzera e, al di là del paese, dal mondo intero. Mi piacerebbe poter, a ciascuno, dire il bene che procura - quando si è rinchiusi in una prigione - ascoltare, ogni mattino, ricevendo la posta, questo mormorio della voce umana e della solidarietà". "Ciascuna delle loro parole - prosegue il regista - sono state per me nei momenti più bui, e lo sono sempre nella mia attuale situazione, piene di conforto e motivo di speranza. Mi piacerebbe rispondere a tutti. Ma è impossibile, sono troppi". Per questo il regista chiede a Levy come potrebbe fare.
"Forse - domanda - la vostra rivista, la Regle du Jeu, che mi ha sostenuto fin dal primo giorno? Forse diffondere queste poche frasi che vi indirizzo? Non lo so, ma lascio a voi decidere". Polanski chiude la lettera augurando "felici feste di fine d’anno a voi, ai vostri e, attraverso voi, a tutti i miei sconosciuti amici che ho scoperto giorno dopo giorno e che tanto mi hanno aiutato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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