La polemica Il confronto tra notiziari

Resistere, resistere, resistere. È il poco originale, ma efficacissimo credo di Augusto Minzolini, più che mai deciso a non abbandonare la sua poltrona di direttore del Tg1. Mercoledì sera si è registrato un altro sorpasso ad opera del Tg5 (21,89 contro il 21,59) e apriti cielo. Il tiro incrociato è partito dalle trincee dell’Idv, del Pd e del Fli, tutti concordi nel denunciare «il tracollo» e chiedere «l’immediata rimozione» del direttorissimo. Il quale, malgrado l’avvicinarsi dell’udienza di martedì prossimo davanti al Gup che dovrà dirimere la vicenda delle spese pagate con la carta di credito aziendale, non ci pensa neanche lontanamente ad abbandonare la nave. L’ultimo sorpasso arriva due giorni dopo quello, più clamoroso, di domenica scorsa quando il Tg1 era sceso al 16,1 per cento, distaccato di oltre 4 punti dal Tg5 e sopravanzato anche dal Tg3 che pure va in onda un’ora prima. Era stato il commento alla fine del Gran Premio di Formula 1 che precedeva la messa in onda del telegiornale a pregiudicarne lo share consegnando al Tg1 un bottino del 7 per cento dal quale era obiettivamente difficile risalire. E stavolta, che «scusa troverà Minzolini?», ha strepitato Flavia Perina. Intervengano i vertici aziendali per fermare «tale scempio dell’informazione», ha tuonato Leoluca Orlando.
Paziente, Minzolini ha risposto con una nota che spiega le ragioni anche dell’ultimo sorpasso. Ragioni contingenti e ragioni e ragioni strategiche. Tra le prime c’è un certo logorìo dell’Eredità, il quiz condotto da Carlo Conti che per dieci anni ha garantito una partenza favorevole al Tg1 e al quale ultimamente capita di essere battuto da Bonolis su Canale 5. Così è accaduto anche mercoledì: più 0,6 per cento lo share consegnato da Bonolis al Tg5 rispetto a quello recapitato dall’Eredità al telegiornale di Raiuno, alla fine sconfitto di uno 0,3. «Più volte ultimamente il Tg1 è partito sotto, ma è riuscito a superare indenne l’handicap», ha premesso Minzolini. Ieri non è successo per altre due ragioni. La prima è l’«affollamento della fascia che va dalle 20 alle 20 e 30. Un anno fa fui tra i primi a dire che serviva un programma di approfondimento per contrastare il tg di Mentana, che somiglia più ad un talk show che a un notiziario. La cosa», ricorda Minzolini, «fu lasciata cadere. Ora all’improvviso il vertice Rai ha messo in palinsesto il programma dell’encomiabile Annunziata. Ebbene quando mi è stato chiesto un parere sull’opportunità di fare questa scelta ho detto che non mi convinceva perché il programma dell’Annunziata avrebbe tolto forse qualche punto a Mentana, ma avrebbe rosicchiato anche qualche decimale al Tg1, che in alcune situazioni avrebbe potuto rivelarsi decisivo». Fatto che mercoledì sera si è puntualmente verificato.
Con tutto questo, il direttore ribadisce che in due anni il suo Tg1 è stato superato sette volte (sei quest’anno e una nel 2010), mentre «lo stimatissimo Riotta ha perso 4 volte il primo anno e 4 volte il secondo (in tutto otto volte). Se andiamo indietro nel tempo poi i crolli sono stati veri e clamorosi» (vedi grafico). «Questo per restare ai fatti» conclude Minzolini.

«Ma naturalmente la strumentalità di queste polemiche, che hanno come obiettivo solo il ruolo del sottoscritto, impediscono ad alcuni di guardare la realtà. Sono gli stessi che pur di colpire Minzolini sono pronti a danneggiare l’immagine del Tg1 che è un patrimonio pubblico».

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