Nel giorno in cui l'Autonomia è passata al Senato diventando legge, sono arrivati i dati Svimez sul Pil, che segna un deciso +0,9% rispetto allo scorso anno. Ma il dato più interessante è quello del Meridione, che segna una crescita maggiore rispetto al resto del Paese e alla media, con un +1,3%. Chi cresce meno, ma è comunque con il segno "più" davanti è il Centro, che segna un +0,4%, mentre Nord-Est e Nord-Ovest crescono rispettivamente dello 0,9% e dell'1%. L'Italia, in media cresce più della media europea, ferma a +0,4%. Era da quasi 10 anni, dal 2015, che non si assisteva a una crescita così decisa del Pil nel Meridione.
"Abbiamo scelto fin dal primo momento di impegnarci per un’Italia più forte e più giusta, assicurando più autonomia, più coesione e più sussidiarietà, che rappresentano i cardini del disegno di legge sull’autonomia differenziata, ossia l’esatto contrario delle logiche del passato incentrate su politiche meramente assistenziali, soprattutto nel Mezzogiorno", ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, commentando sui social i risultati. "A queste logiche, che non ci appartengono, con estrema chiarezza verso tutti gli italiani, abbiamo risposto con la programmazione di politiche attive per l’occupazione e per lo sviluppo economico delle regioni del Sud", ha proseguito il premier e, in questo modo, "abbiamo smentito gli scettici, dando all’Italia un nuovo Pnrr, che ci vede al primo posto per avanzamento finanziario ed obiettivi raggiunti, abbiamo riformato le politiche di coesione, istituito la nuova Governance del PNRR e la ZES unica del Mezzogiorno".
Tutto questo aveva come guida la "consapevolezza della voglia di riscatto culturale ed imprenditoriale del sistema produttivo del sud e dell’esigenza di promuovere occupazione stabile, per colmare concretamente i divari strutturali con il resto del Paese". Meloni ha anche snocciolato i dati della crescita del Meridione, che deriva anche da "un consistente incremento di nuovi occupati, pari al 2,6%, a fronte di un tasso medio pari all’1,8%". Gli investimenti in opere pubbliche ed in infrastrutture strategiche, ha concluso il premier, al Meridione "passano da 8,7 miliardi nel 2022 a 13 miliardi nel 2023, con un incremento superiore al 50%". Soddisfatto anche l'intervento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il quale sottolinea che i dati Svimez "sulla crescita del PIL al Sud certificano l'impegno del Governo a tutela del Mezzogiorno. Dopo 8 anni il Pil del Sud cresce più del Nord, con risvolti positivi anche sull'occupazione con un aumento del +2,6% nell'ultimo anno. Cresce il Sud cresce tutta l'Italia".
Arrivano parole di soddisfazione anche dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, il quale ha sottolineato che "l'incremento del Pil pari al 2,2% fa della Sicilia la regione italiana ad avere segnato la crescita maggiore nel 2023". L'obiettivo che la Regione si pone per il prossimo futuro, ha aggiunto il governatore, è quello di "utilizzare al meglio tutte le risorse e senza alcuno spreco". Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, esulta per i "numeri incoraggianti, che confermano l'efficace roadmap intrapresa dal Governo Meloni nella programmazione di interventi strategici per lo sviluppo e la crescita del Mezzogiorno". Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, definisce il rapporto Svimez come una "doppia sberla alle opposizioni", perché non solo "viene rilevato che il Pil del Sud nel 2023 è cresciuto dell’1,3% oltre la media nazionale, ma a essere determinante per questo sviluppo è stato il Pnrr con l'avanzamento degli investimenti pubblici cresciuti in maniera decisiva nel Mezzogiorno".
Questi numeri, conclude l'onorevole, smentiscono "la narrazione delle sinistre secondo cui il governo Meloni opera per spaccare la Nazione attraverso le importanti riforme, proposte agli italiani e approvate in Parlamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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