«Gli ampi margini che molte imprese hanno a disposizione sui loro profitti dovrebbero consentire di assorbire i rialzi dei costi del lavoro». Anche se con parole diverse rispetto a quelle del governatore di Bankitalia Panetta, la consigliera Bce Isabel Schnabel (massima esponente del rigorismo monetario tedesco insieme al presidente della Bundesbank Nagel) ieri all’Università Bocconi di Milano ha sostenuto che vi sono margini per assorbire gli aumenti salariali all’interno delle aziende.
Le parole sono state diverse perché diversa è la mentalità, il sottinteso però è il medesimo. Secondo Panetta, l’aumento dei salari non dovrebbe tradursi in inflazione se compresso nei margini delle aziende (che non farebbero salire i prezzi per non perdere quote di mercato). Per Schnabel, invece, l’aumento del costo del lavoro può voler dire inflazione, ma se si traduce in un contenimento dei profitti fa meno paura. La conclusione è che ci sono margini per un incremento delle retribuzioni purché resti confinato nel conto economico delle imprese senza riverberarsi sui prezzi.
Nelle slide mostrate da Schnabel il discorso è ancor più chiaro. Dopo l’impennata post-inflattiva tra metà 2022 e inizio 2023 il trend dei salari nell’area euro volge al ribasso (eccezion fatta per l’indice che ricomprende i bonus erogati da alcune imprese per consentire ai dipendenti di recuperare potere d’acquisto), la produttività tuttavia è in flessione poiché le quantità prodotte sono aumentate meno delle paghe. Ecco quindi che, in quest’ottica, le questioni retributive devono trovare soddisfazione nell’azienda più che nella contrattazione.
E proprio la produttività ancora bassa è l’unico elemento di critica che Schnabel muove all’Italia, sorprendentemente promossa dal «falco». «Lo spread sovrano dell’Italia è su livelli molto bassi» nonostante l’aumento dei tassi di interesse. «L’Italia - ha sottolineato - ha avuto una performance economica dopo la pandemia relativamente migliore rispetto al resto degli altri Paesi dell’area».
A favore delle prospettive economiche, ha aggiunto, «vi è un forte livello di investimenti pubblici e privati, in parte grazie anche al Next Generation Eu». La vera sorpresa? «È bene che il debito scenda un po’ ma abbiamo imparato che il consolidamento fiscale da solo non basta se l’economia non cresce; per questo è importante concentrarsi maggiormente sulla parte della crescita». Insomma, la politica economica del tandem Giorgetti-Meloni è stato promossa a pieni voti.
L’unica dichiarazione che ci si poteva attendere dalla componente tedesca dell’esecutivo Bce è ovviamente giunta. La lotta all’inflazione ancora non è vinta e dunque occorre «mantenere la stabilità dei prezzi» verso l’obiettivo del 2% di incremento annuo. Serve dunque essere «pazienti» e «cauti», ha tagliato corto Schnabel evidenziando che «le condizioni finanziarie si sono già allentate», poiché il mercato ha anticipato la prospettiva dell’atteso taglio dei tassi e dunque i prestiti già costano un po’ meno.
E anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, ieri all’Eurogruppo ha ribadito che per ora non si cambierà atteggiamento. «Esamineremo più dati: oltre ai salari, esamineremo i profitti, le aspettative, i risultati dei sondaggi telefonici, le indagini sui prestiti bancari e molti altri dati che sono importanti per noi», ha elencato di fatto equiparando il taglio dei tassi a una sorta di immaginifica e improbabile congiunzione astrale.
Un monito a Italia, Francia e Spagna a non insistere troppo sui tassi con l’Eurotower. Come già in passato, l’ora X sarà sincronizzata con Berlino.
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