
“È fondamentale comprendere che il debito italiano, fortunatamente, non è detenuto da potenze ostili – sebbene tali scenari non siano da escludere – ma è per la maggior parte nelle mani degli italiani, che continuano a dimostrare fiducia rispondendo positivamente alle recenti aste di titoli pubblici”. Lo ha dichiarato Andrea Tremaglia, deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio alla Camera, nel corso del Cnpr Forum ‘Le sfide della sostenibilità economica in un mondo sempre più indebitato’ promosso dalla cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Tuttavia, ciò che conta davvero - ha aggiunto Tremaglia - è capire come viene impiegato il debito: c’è una differenza sostanziale tra indebitarsi per finanziare una vacanza e farlo per sostenere investimenti produttivi, capaci di generare valore e ritorni economici nel medio-lungo periodo. È proprio su questa logica che si fondano le politiche che stiamo cercando di promuovere, incentivando crescita e sviluppo attraverso il sostegno all’economia reale. Quanto al tema europeo, se l’idea è quella di creare un debito comune finalizzato a investimenti utili, strategici e non appesantiti da eccessiva burocrazia, allora il confronto è possibile. Ma troppo spesso il debito condiviso è stato concepito per pesare in modo sproporzionato su alcuni Stati membri. È per questo che il tema va affrontato con grande attenzione, visione strategica e responsabilità politica».
Secondo il senatore Mario Turco, vicepresidente nazionale del Movimento Cinque Stelle “il vero problema non risiede tanto nei livelli record di debito raggiunti, quanto nella mancata crescita economica. La politica dei tagli agli investimenti e allo stato sociale è la causa. Il recente Patto di stabilità, firmato supinamente da Giorgia Meloni, insieme alla guerra dei dazi lanciata da Trump, condanneranno l’Italia e l’Europa alla stagnazione, e, senza interventi strutturali e investimenti produttivi, alla recessione. Serve opporsi al piano di riarmo europeo, perché un euro speso in armi è un euro sottratto ai bisogni dei cittadini, alla sanità, alle pensioni, alla scuola, all’università, alle imprese e al futuro dei giovani. Per questo occorre opporsi al partito delle armi, alle lobby e alla finanza speculativa che hanno trasformato il capitalismo in una dittatura della finanza sull’economia. Serve difendere l’economia reale, l’economia al servizio dei bisogni dei cittadini e riscrivere le regole del capitalismo che il neoliberismo lo ha trasformato in una logica egoistica del capitale e del debito. E’ a rischio la democrazia economica, ovvero l’accesso al capitale e al lavoro dignitoso”.
Vito De Palma, parlamentare di Forza Italia in Commissione Finanze a Montecitorio, ha rimarcato che ”la sostenibilità dipende da diversi fattori. “Fino a poco tempo fa il costo del debito era molto basso grazie anche alle politiche delle banche centrali. Man mano che i tassi salgono il debito pubblico diventa sempre più oneroso e quindi quello dei tassi d’interesse è un problema notevole per quanto concerne l’impatto sulla sostenibilità. La crescita economica è un altro fattore scatenante, se il prodotto interno lordo cresce più velocemente del debito. Il rapporto debito Pil può restare sostenibile laddove si verifichi una crescita debole. Senza riforme strutturali, senza investimenti produttivi il debito rischia di diventare un freno piuttosto che uno strumento di sviluppo. Anche la credibilità finanziaria fa la sua parte, la fiducia degli investitori è necessaria non solo quelli italiani ma anche quelli esteri. L’Italia deve avere la possibilità di essere credibile dal punto di vista finanziario e per avere questo serve stabilità nell’azione di governo ed è quello che stiamo portando avanti”.
Per Arturo Scotto, esponente del Partito Democratico in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, “l’avvento di Trump e la scelta di imporre dazi a tantissimi paesi segna una svolta. Quando un impero declina diventa pericoloso per sé e per gli altri. La minaccia dei dazi rischia di portare in recessione il mondo. Se la reazione al trumpismo è la conservazione dell’esistente rischiamo di passare in breve tempo da una guerra commerciale a una militare. Dobbiamo invece una nuova politica economica che protegga le nostre imprese e i posti di lavoro, alimentando i modelli sociali. Questo passa non attraverso confronti bilaterali ma serve un salto di qualità dell’UE e dunque la scelta del debito comune. Nelle crisi l’Europa può rinforzarsi. Non solo attraverso il debito comune ma anche difesa della manifattura e dell’innovazione tecnologica europea, sostegno alla domanda interna. Trovo sbagliata la scelta del riarmo stato per stato e la ridefinizione dell’economia europea in una economia di guerra. Il debito italiano è figlio dell’austherity. Le stime sono bassissime e i dazi potrebbero portare alla recessione. Dobbiamo puntare su una crescita sostenibile con poderosi investimenti pubblici a sostegno di consumi e imprese”.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Sabatino Broccolini, commercialista e revisore legale Odcec Teramo: “Ripensare l’economia in chiave sostenibile è diventata una priorità. Non solo le linee guida del Pnrr ce lo impongono ma quanto sta avvenendo a livello mondiale tra conflitti bellici e caro energia che ne consegue conferma che la strada maestra non può che essere questa. Per i Paesi come il nostro, la cui economia è gravata dal peso insostenibile del debito pubblico, ripensare i modelli produttivi e puntare su innovazione e sostenibilità può rappresentare la svolta. All’indomani dell’annuncio dei dazi del presidente Trump l’Europa può rispondere solo restando coesa e favorendo il proprio tessuto produttivo con misure efficaci e penetranti”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili: “Sarebbe interessante avviare una riflessione concreta sulla possibilità di trasformare il debito dei singoli Paesi in un debito comune europeo, soprattutto in un momento come questo, segnato dall’apertura di una guerra commerciale che rischia di rallentare la crescita, comprimere il potere d’acquisto e alimentare l’inflazione, con tutte le conseguenze economiche e sociali che ne derivano. Una parte del mondo ha avviato questo confronto con l’Unione Europea, che dovrebbe rispondere in modo compatto e unitario. Ricordiamo che l’Europa rappresenta la terza economia mondiale dopo Stati Uniti e Cina: un’Unione capace di agire come un organismo coeso potrebbe avere un peso politico ed economico decisamente maggiore. L’introduzione di un debito comune europeo non potrebbe che generare vantaggi per tutti i Paesi membri. Oggi l’economia globale è sempre più finanziaria e sempre meno reale: la finanza, in termini di valore, supera l’economia reale di sette o otto volte.
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