Per la presidenza di Confindustria si profila una battaglia a tre. Ieri, in concomitanza con l’avvio delle consultazioni dei saggi con le territoriali a Torino, è emerso che Antonio Gozzi sarebbe pronto a certificare di poter contare su oltre il 20% dei voti assembleari. In base a questi numeri anche il presidente di Duferco e di Federacciai andrebbe al ballottaggio con Edoardo Garrone ed Emanuele Orsini nel consiglio generale del 4 aprile. Mentre il presidente di Erg e del Sole 24 Ore è il primo ad aver raggiunto il quorum e l’ad di Sistem Costruzioni è già accreditato di 70 voti in consiglio (la maggioranza necessaria all’elezione è 93), il quarto candidato, il mantovano Alberto Marenghi, appare al momento più staccato rispetto ai battistrada.
Secondo quanto si apprende da fonti vicine all’imprenditore di Chiavari, i maggiori consensi di Gozzi sarebbero radicati nell’industria manifatturiera tradizionale (acciaio, chimica, carta, vetro, ceramica, etc.) e in quella innovativa (moda, farmaceutico). Nel corso degli incontri con le associazioni territoriali, il presidente di Federacciai ha evidenziato che le partite più importanti si giocheranno proprio a Bruxelles. La sua campagna elettorale, riferiscono le medesime fonti, mira a convincere gli indecisi del mondo confindustriale a votare un candidato di «cultura e personalità» in grado di destreggiarsi sapientemente su queste tematiche. Il riferimento alla «cultura» non è casuale in quanto un fattore che Gozzi intende sfruttare contro i concorrenti è proprio il fatto di essere l’unico laureato tra i candidati.
Se l’impresa non fosse coronata dal successo con l’elezione alla presidenza di Confindustria, il patron di Duferco avrebbe comunque guadagnato in termini di visibilità e di immagine. Non è un mistero, infatti, che Gozzi da tempo intenda proporsi insieme ad Arvedi come partner industriale per Ilva sia nel momento in cui il governo dovrà scegliere a chi affidare il compendio sia quando, una volta rimesso sulle proprie gambe il colosso della siderurgia, dovrà essere nuovamente privatizzato.
I primi due giorni di consultazioni dei saggi (Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi) dovrebbero essere interlocutori. Il Piemonte ieri e l’Emilia Romagna oggi (tappa a Bologna) sono già schierati: il primo con Garrone e la seconda con Orsini. Riserbo e segretezza, mai come in questa tornata, sono tuttavia la cifra di un’elezione i cui contenuti rivestono particolare interesse per l’opinione pubblica. E alla regola del silenzio è ispirato il nuovo invito giunto giovedì scorso da Viale dell’Astronomia nel quale si ribadisce «l’esigenza, già evidenziata sabato scorso dalla lettera della commissione di designazione (i saggi), di evitare rifrazioni mediatiche e di mantenere il dibattito all’interno del perimetro associativo, in puntuale aderenza a quanto previsto dalla normativa confederale.
Se l’intento è quello di evitare la diffusione di veleni e dossier, lo si può considerare completamente fallito. Proprio a livello locale, laddove si sperava di ottenere maggiore riservatezza, stanno circolando indiscrezioni sul possibile ingresso di presidenti a fine mandato nelle territoriali nella squadra di vertice dei singoli candidati.
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