Confindustria, Orsini avanti. Garrone parte in conflitto

Si profila un confronto a due per la presidenza di Viale dell'Astronomia. Marenghi pensa di gettare subito la spugna. Gozzi potrebbe allearsi con l’imprenditore di Sassuolo

Confindustria, Orsini avanti. Garrone parte in conflitto
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Ne resterà soltanto uno, ma intanto sono in quattro a iniziare la corsa per la presidenza di Confindustria. Sono state, infatti, ufficializzate le candidature per la guida della principale associazione degli imprenditori. Emanuele Orsini, ad di di Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti nonché vicepresidente di Confindustria per il credito e il fisco, avrebbe presentato 49 firme sui 182 componenti del Consiglio generale. A seguire Edoardo Garrone, presidente di Erg e del Sole 24 Ore (che dovrà abbandonare se fosse abilitato dai saggi), con 43 firme e Antonio Gozzi, patron dell’azienda siderurgica Duferco, con 34 firme. Fortemente distaccato con 23 preferenze Alberto Marenghi, ad di Cartiera Mantovana.
Il comitato dei saggi composto da Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi, insieme al Consiglio di indirizzo etico e al Collegio speciale dei probiviri, dovrebbe vagliare entro domani il possesso dei requisiti richiesti ai candidati. Velocizzando la procedura, potrebbero partire già da venerdì i colloqui con la base confindustriale, a partire dalle associazioni territoriali e dalle categorie, e con i 36 consiglieri che non si sono espressi con una firma sulle candidature. L’obiettivo è ridurre a tre se non direttamente a due i nomi sui quali dovrà esprimersi il Consiglio generale del 4 aprile, che designerà il candidato da eleggere nell’assemblea privata di Confindustria del 23 maggio.
Quello di Orsini, al momento, pare il nome in ascesa. Nato a Sassuolo, ha raccolto le sue firme in tutte le regioni d’Italia tranne il Piemonte, diviso tra Garrone e Marenghi, e l’enclave di Assolombarda e Como. Sostenuto trasversalmente, le aziende da lui guidate vantano ricavi per circa 110 milioni ma l’esperienza nel mondo confindustriale ne ha accresciuto la notorietà. Il miglior riconoscimento gli è giunto dal ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. «Con Confindustria il rapporto è ottimo e passa attraverso uno dei potenziali candidati, che ha la delega per i rapporti con le banche, lo stimo molto», ha detto.
Garrone, presidente di un gruppo attivo nelle rinnovabili che nel 2022 ha registrato 712 milioni di fatturato e 423 milioni di utile, è anch’egli molto noto nell’ambiente confindustriale essendo stato a capo dei Giovani Imprenditori e poi vicepresidente con Marcegaglia. Ma proprio la sua presenza nel settore energetico fa temere in ambienti confindustriali un potenziale corto circuito. La presenza di Erg in settori come l’eolico, il solare e l’idroelettrico rende la società in qualche misura connessa alle concessioni pubbliche di Comuni e Regioni. E l’essere troppo vicini allo Stato e alle sue diramazioni non è un vantaggio competitivo nella corsa per Viale dell’Astronomia. Allo stesso modo, potrebbe configurarsi un potenziale conflitto di interessi tra la sua azienda, che dall’aumento dei prezzi energetici consegue profitti, e una base associativa che punta a ottenere sconti un po’ per tutti, a partire dagli energivori. La battaglia, tuttavia, è apertissima anche se sembrano profilarsi possibili «alleanze». Se Marenghi, legato ad Assolombarda (la territoriale più importante che rappresenta Milano), abbandonasse la corsa, passerebbe i propri voti a Garrone, più vicino all’establishment.

Gozzi, se mai dovesse cedere il passo (strategia che di norma non è nei suoi costumi) potrebbe invece orientarsi su Orsini. Sullo sfondo le partecipate statali (Eni, Enel, Terna, Leonardo, Poste, ecc.), vere big di Confindustria, che tuttavia hanno assunto per ora un atteggiamento neutrale.

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