Da ieri sera Confindustria Veneto Est di fatto non esiste più. L’unione delle territoriali tra Venezia, Padova, Rovigo e Treviso si è definitivamente spaccata nell’espressione del voto sui candidati alla guida dell’associazione di Viale dell’Astronomia. In particolare, Edoardo Garrone ha riportato 12 voti, Antonio Gozzi ne ha ottenuti nove, mentre Emanuele Orsini ne avrebbe dovuti ricevere due. I due candidati che hanno già superato lo scoglio del 20% dei voti assembleari (Garrone e Orsini) hanno ottenuto risposte controverse dalla seconda associazione più importante dopo Assolombarda. Il problema è che i nove voti di Gozzi potrebbero non bastare per raggiungere il quorum anche se Napoli, dove l’imprenditore ligure ha un forte seguito, deve ancora esprimersi.
Al momento, la nota amara è rappresentata proprio dalla plastica spaccatura che si è verificata nel voto di ieri. Un’impasse che per qualche momento ha fatto balenare anche l’ipotesi di evitare qualsiasi pronunciamento in modo da rimandare il redde rationem successivamente all’assemblea privata di maggio. Ma tant’è: i localismi ancora una volta hanno prevalso. L’insofferenza di Treviso non era stata tenuta nel debito conto dal presidente Leopoldo Destro, soprattutto dopo la fuga in avanti del vicepresidente con delega al territorio di Venezia, Vincenzo Marinese, che aveva derubricato la candidatura di Gozzi a fenomeno estemporaneo.
Prima di addentrarci nel ragionamento «politico», occorre compiere un passo indietro per comprendere come questo esito possa essere devastante per l’intero sistema confindustriale. Gli accorpamenti territoriali sono «figli» della spending review di ispirazione montiana che sin dagli albori della presidenza Marcegaglia si è dipanata attraverso le «amministrazioni» di Squinzi e Boccia. Superare le appartenenze territoriali e le diverse vocazioni locali non è stato semplice come in Assolombarda che ha riunito Milano con Lodi e Monza che un tempo appartenevano al capoluogo. Ieri in Veneto queste discrepanze sono venute al pettine.
Il problema di Destro, tuttavia, è diventato un problema di Garrone e del suo concorrente Emanuele Orsini. I due candidati «forti» avrebbero promosso un incontro tra i rispettivi emissari per concordare una linea comune. Lo scopo è ritrovare quella comunanza che sta venendo meno, indipendentemente da chi dovesse prevalere. Detto in maniera ancor più semplice, ognuno dei due concorrenti si sta garantendo una rappresentanza nella futura squadra del vincitore. Anche perché il verdetto emanato dal consiglio di presidenza di Confindustria Veneto Est non promette bene per l’intero sistema delle imprese.
Gozzi ha già fatto sapere che i suoi voti non saranno «regalati» a uno dei due contendenti. Se non dovesse qualificarsi per la finale, Garrone e Orsini dovranno conquistarseli. È lo stesso ragionamento seguito da Nikki Haley con Donald Trump.
Intanto, il presidente di Federacciai ha fatto sapere che le vicende nelle quali è stato coinvolto in Belgio si sono concluse con un assoluzione «con formula piena e motivazioni assimilabili a quelle adottate nel diritto italiano nei casi di insussistenza del fatto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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