Il prossimo 30 giugno la Camera inizierà la discussione sulla riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) e gli elementi da prendere in considerazione non sono del tutto delineati. Vige uno spesso alone di incertezze che non è facile da dipanare e il Parlamento è l’organo deputato a dare il via libera. Una situazione non facile.
Ad appesantire la situazione interviene l’Ue, che fa pressioni sull’Italia affinché giunga presto a una decisione offrendo però scarne garanzie sull’eventualità che il Mes diventi meno vincolante e si prefigga per primo lo scopo di aiutare gli Stati Ue in affanno.
Senza la ratifica italiana, il Mes è fermo e nessuno dei 19 Paesi dell’area Euro può farvi ricorso.
Cosa è il Mes
Il Mes, acronimo di Meccanismo europeo di stabilità, è un fondo istituito nel 2012 e ha l’obiettivo di sostenere i Paesi dell’Eurozona che si trovano in difficoltà finanziaria, evitando così che le debolezze economiche nazionali possano contagiare quelle di altri Paesi.
Un fondo co-finanziato che oggi ha una dotazione di 704,78 miliardi e di cui l’Italia è terza contribuente, avendo garantito una partecipazione pari a circa 125 miliardi e avendone già versati circa 14,2.
Nel 2017 si è iniziato a parlare di una revisione dei trattati che lo gestiscono che è stata definita e sottoscritta da tutti i 19 Paesi – Italia inclusa - alla fine del mese di gennaio 2021.
Gli Stati che necessitano di accedere al fondo devono optare per delle riforme strutturali che permettano il miglioramento delle proprie condizioni e che fungano da garanzia alla capacità stessa di restituire i prestiti ricevuti. Un sistema che, al di là della pertinenza, può risultare eccessivamente stringente.
Le valutazioni sul Mes
Il governo è chiamato a fare valutazioni difficili in tempi brevi. I partiti della maggioranza esprimono perplessità, perché la posta in gioco è alta e il regolamento è tutt’altro che chiaro.
Il fondo prevede la concessione di crediti secondo due diverse filosofie, ovvero:
- condizionale precauzionale,
- condizionale rafforzata.
Le linee precauzionali riguardano gli Stati che rispettano i parametri del Patto di stabilità, ovvero che non hanno squilibri macroeconomici e che sono stabili dal punto di vista finanziario.
La linea rafforzata, al contrario, impone maggiore sorveglianza sulle riforme degli Stati che non offrono adeguate garanzie. Ed è qui che la riforma pone dei dubbi.
Ogni richiesta di accesso al fondo deve essere approvata dai 19 ministri delle finanze dei Paesi dell’euro i quali, pure non sostituendo la Commissione europea, diventano consiglieri che la affiancano. Questo non giustifica le voci secondo le quali il Mes avrebbe dei poteri sugli Stati che ottengono un supporto finanziario ma neppure le demonizza del tutto, perché il Mes avrebbe il monitoraggio delle condizioni che ogni Stato deve soddisfare per potere accedere al credito, intervenendo anche nella gestione delle crisi le cui soluzioni portano all’erogazione dei finanziamenti.
Cosa cambia per l’Italia con la ratifica
Accettando la revisione del Mes, l’Italia accetterebbe le norme a cui dovrebbe sottostare nel momento in cui avesse bisogno di accedere al fondo.
In pratica, la regia del Mes potrebbe richiedere una ristrutturazione del debito italiano nel momento in cui lo giudicasse non più sostenibile, facendo mancare fondi allo Stato per finanziare la spesa pubblica e per rendersi solvibile con i propri creditori. Questo avrebbe ricadute anche sugli interessi dei titoli di Stato, che schizzerebbero verso l’alto. Non c’è quindi certezza che, in caso di bisogno, la cura (il fondo Mes) possa essere migliore dei mali che può potenzialmente creare.
Non ratificare il Mes, per
contro, può indebolire i rapporti tra Italia ed Ue. Considerando la qualità del dialogo anche come corsia preferenziale per gli scambi commerciali, sul piatto la posta è alta, comunque si interpreti la partita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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