L’Ocse e la sua eterna ricetta per l’Italia: austerity e sacrifici

Anche nell’ultimo Economic outlook tornano la stangata sul catasto e il Grande Fratello fiscale

L’Ocse e la sua eterna ricetta per l’Italia: austerity e sacrifici
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Ancora una volta, l’Ocse interviene sull’economia italiana con la solita diagnosi e, soprattutto, con le solite prescrizioni. Nonostante l’Italia sia immersa in un contesto globale segnato da crisi geopolitiche - il conflitto in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente, e la riproposizione di politiche protezionistiche negli Stati Uniti - l’organizzazione di Parigi sembra immutabile nel suggerire austerità. Invece di sostenere una ripresa più robusta, le proposte continuano a gravare su tasse e tagli.

Secondo il nuovo Economic Outlook, la crescita del Pil italiano è prevista al +0,5% nel 2024, con un miglioramento al +0,9% nel 2025 e al +1,2% nel 2026. Numeri che riflettono una ripresa lenta, se non stagnante, soprattutto se confrontati con altre economie europee. La causa? «Le condizioni finanziarie restrittive e la riduzione del credito d’imposta per l’edilizia Superbonus continueranno a pesare sui consumi privati e sugli investimenti», spiega l’Ocse. Tuttavia, anziché proporre misure per stimolare la domanda interna o alleviare il peso fiscale su famiglie e imprese, le indicazioni dell’organizzazione sembrano mirate a penalizzare ulteriormente alcuni settori strategici.

La ricetta Ocse: tasse e tagli

Tra le misure suggerite si trovano:

- Aumenti delle imposte sulla proprietà, con l’allineamento del catasto ai valori di mercato. Una “stangata” annunciata sulle rendite catastali che, inevitabilmente, si tradurrebbe in un ulteriore aggravio per milioni di cittadini proprietari di casa, senza alcuna distinzione tra chi possiede una seconda abitazione e chi vive in condizioni di precarietà economica.
- Tagli alla spesa pensionistica, con un richiamo esplicito alla necessità di “contenere la crescita della spesa associata all’invecchiamento della popolazione”. Di fatto, un attacco alle pensioni, che rappresentano un pilastro fondamentale per milioni di italiani in un contesto di disuguaglianze crescenti e di precarietà lavorativa per i giovani.
- Spending review approfondita, con l’obiettivo di “riallocare le risorse” attraverso tagli mirati ma senza un reale piano di rilancio economico.
- Contrasto all’evasione fiscale, un obiettivo condivisibile ma spesso strumentalizzato per giustificare nuove imposte senza un’efficace riforma strutturale.

Un modello sempre recessivo

Non sorprende che l’Ocse insista sulla riduzione del disavanzo pubblico, con l’obiettivo di portarlo sotto il 3% del Pil entro il 2026. Tuttavia, l’ossessione per l’austerità rischia di soffocare quella stessa ripresa economica che l’organizzazione ritiene di voler sostenere. In un passaggio del rapporto, si legge che «il raggiungimento di un aggiustamento fiscale a medio termine richiederà azioni decisive per contenere la crescita della spesa pensionistica e aumentare le imposte sulla proprietà».

Insomma, mentre il Paese fatica a riprendersi da anni di crisi economiche e sociali, viene chiesto un ulteriore sacrificio ai cittadini italiani, il tutto senza affrontare questioni fondamentali come la bassa crescita della produttività o il bisogno di politiche industriali che rilancino il tessuto produttivo.

E il contesto globale?

L’assenza di flessibilità nelle proposte Ocse è ancora più sorprendente se si considera il contesto internazionale. Le tensioni geopolitiche e le conseguenze delle politiche monetarie restrittive non sono certo un segreto, eppure l’organizzazione sembra ignorare le specificità dei singoli Paesi, proponendo “aggiustamenti fiscali” che mal si adattano a un’Italia già in difficoltà.

In un passaggio emblematico del rapporto, si legge che «gli sforzi di consolidamento dovrebbero intensificarsi man mano che l’orientamento della politica monetaria diventa meno restrittivo». Il problema è che tali misure, in assenza di una crescita robusta, rischiano di diventare semplicemente un boomerang.

Quale futuro?

L’Italia si trova di fronte a una sfida epocale, e le politiche suggerite dall’Ocse sembrano lontane anni luce dalle reali necessità del Paese. Investimenti pubblici, politiche per l’occupazione giovanile, riduzione delle disuguaglianze e sostegno alla domanda interna: queste dovrebbero essere le priorità.

Eppure, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico continua a guardare al passato, proponendo austerità anche di fronte a un mondo in trasformazione. In un periodo in cui il Paese avrebbe bisogno di politiche espansive e di una visione strategica, è frustrante vedere che l’unico consiglio che arriva da Parigi è lo stesso di sempre: tagliare, tassare e aspettare.

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