La sostituzione delle importazioni di gas dalla Russia, gli stoccaggi elevati e la fase climatica favorevole di novembre e inizio dicembre hanno messo al sicuro la tenuta energetica dell'Italia per questo inverno 2022-2023. Lo riporta un report di Oxford Economics.
La nota società di studi economici riporta in uno studo che l'Italia "entra nell'inverno in una posizione sicurà, con stoccaggi di gas pari al 92% della capacità all'inizio di dicembre, grazie alla resilienza delle importazioni, in calo solo del 2,5% nei primi undici mesi dell'anno e al calo dei consumi di gas che si sono ridotti dell'8,7%" su base annua.
Un piano di contenimento dei consumi in linea con quanto delineato in Europa dall'allora operativo governo Draghi a inizio estate, che prevedeva per Roma un taglio ai consumi di poco superiore al 7,5%. L'8,7% di taglio dei consumi è di poco superiore e non avviene nemmeno alla luce di politiche volte a tagliare consumi e a fare una vera e propria austerità energetica, ma sulla scia del taglio degli sprechi e di un autunno meno freddo nella sua fase inoltrata. A cui si aggiunge il contesto forse più preoccupante: il diffondersi a macchia di leopardo di "lockdown produttivi" settoriali che ha portato a chiusure aziendali in alcune fasi critiche tra fine estate e inizio autunno. A tal proposito va rilevato, in particolare, che l'utilizzo di gas da parte dell'industria, secondo Oxford Economics, guardando ai dodici mesi precedenti è stimato in calo del 15% dall'inizio dell'anno e del 20% a novembre.
Il Paese sul gas, dunque, regge. E risultano premianti sia le mosse anticipate compiute sulla diversificazione che le manovre pianificate in campo europeo dai governi Draghi e Meloni, che hanno permesso di evitare le lungaggini di processi come la decisione sul price cap.
Nel suo studio la società britannica analizza l'effetto sostituzione delle forniture dalla Russia: i flussi del gas russo in entrata al punto di interscambio con la rete austriaca a Tarvisio sono diminuiti del 60% dall'invasione dell'Ucraina avvenuta il 24 febbraio, venendo però controbilanciati da un'impennata delle importazioni concentrata soprattutto tra Norvegia (+40%) e Azerbaijan (+20%-25%), oltre ovviamente al consolidamento dei rapporti con l'Algeria.
Nel frattempo, ovviamente, l'elevato livello di scorte consente di sopperire all'arrivo del freddo. Con dati ancora più aggiornati di quelli di Oxford Economics, nella giornata del 13 novembre Snam ha comunicato che dal 95,32% (184,4 TWh) di fine ottobre le scorte di gas sono scese all'88,6% a 171,38 TWh dell'8 dicembre. Un livello ancora nettamente superiore a quello di soglia del 60% che evita di dover intaccare lo stoccaggio strategico. L'Italia continua a destinare parte delle sue riserve a esportazioni verso Austria e Svizzera per potersi mantenere un cuscinetto di flusso in entrata più avanti, tra gennaio e febbraio, quando ci sarà il picco di freddo dell'inverno: 0,16 TWh partono ogni giorno in uscita verso l'Austria dal valico di Tarvisio (Udine) e 0,07 TWh verso la Svizzera da Passo Gries (Verbania).
A novembre prevedevamo su queste colonne lo scenario oggi confermato da Oxford Economics di un'Italia capace di resistere alla sfida del gas e alla prova del freddo. Lanciando, al contempo, un memento che ci sentiamo in dovere di confermare: l'anno cruciale sarà il 2023, a partire dalla primavera. Soprattutto se il gas russo non sarà più disponibile a tempo indeterminato, sarà l'inverno 2023 quello da guardare con maggior timore.
Molti contratti di fornitura conclusi nel 2022 andranno rifatti da zero e il calo del vento emergenziale renderà più difficile ogni possibile strategia di austerità energetica. La politica italiana e europea si deve muovere per tempo assicurandosi forniture sicure sul piano concreto e politico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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