
L'atomo sprigionerebbe grande energia (anche economica) per l'Italia. Lo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e nel nostro Paese potrebbe infatti generare un mercato complessivo di circa 46 miliardi di euro per la filiera industriale tricolore, con un valore aggiunto di 14,8 miliardi di euro e la creazione di circa 117mila nuovi posti di lavoro. Lo rileva una recente analisi di Ey, che conferma i vantaggi di un ritorno del nostro Paese all'energia dell'atomo, auspicato apertamente dal governo e in particolare dal ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, che domani interverrà all'evento "Il peso dell'Energia" organizzato a Roma da ilGiornale,
Proprio quest'ultimo ha ribadito nelle ultime ora la volontà dell'esecutivo di tirare dritto sull'argomento. "In Italia i referendum sono solo abrogativi. Questa scelta, dopo un'analisi fatta anche con molti giuristi, è una scelta che non va a contrastare quella che era stata la scelta dei referendum. Anzi, il disegno di legge dice in modo chiaro che non ci saranno più le grandi centrali", ha spiegato Pichetto Fratin a Radio24. "Quindi - ha aggiunto - è un qualcosa di diverso, è un pò come un referendum su un motociclo anni '30 e una Ferrari del giorno d'oggi. Qualcosa di completamente diverso".
Il ministro ha quindi rimarcato la necessità del nucleare per fronteggiare un futuro sempre più energivoro. "Noi oggi consumiamo circa 300 miliardi di KW di energia elettrica, tutte le previsioni e tutti gli analisti con l'intelligenza artificiale, i data center, prevedono nei prossimi 15-20 anni più che il raddoppio. Non raggiungiamo questo obiettivo senza l'immissione anche di un nuovo nucleare, di piccoli reattori, non si tratta più della costruzione di grandi centrali", ha aggiunto Pichetto, fornendo anche un orizzonte temporale. "Sarà di un paio di anni per il quadro giuridico, per essere pronti". Infine, l'ulteriore valutazione, più tecnica: "Ancora non ci sono i cosiddetti small reactor, e pertanto nel momento in cui ci saranno all'inizio del prossimo decennio si faranno le valutazioni, anche sulla convenienza economica".
Mentre la politica prepara il terreno al possibile ritorno dell'energia dall'atomo (non senza la contrarietà ormai patologica di certa sinistra), gli analisti continuano a rilevare i vantaggi di questa opportunità. "Le prospettive per il 2025 indicano che gli investimenti nel nucleare potrebbero avere un impatto economico complessivo di 50,3 miliardi di euro, beneficiando di 35,5 miliardi di ricadute indirette e indotte, con un risparmio annuo stimato tra 8 e 10 miliardi di euro sulle importazioni di energia", spiega Paola Testa, Ey Europe West Energy Resources Consulting Leader. L’Italia - ricorda e annota Ey - punta a definire una strategia per il reintegro dell'energia nucleare nel mix energetico entro il 2027 e a coprire tra l’11% e il 22% della domanda elettrica nazionale entro il 2050.
In questo contesto, gli Smr (Small Modular Reactors, reattori avanzati con una capacità massima di 300 Megawatt elettrici per unità ovvero circa un terzo della potenza di un reattore convenzionale), "rappresentano una delle opzioni più promettenti per il rilancio del nucleare in Italia, grazie alla loro flessibilità e ai potenziali vantaggi in termini di sicurezza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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