Il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo

Il Mediterraneo non è solo un'occasione. È anche un'area difficile e di grande rischio, che non può essere approcciata in modo dilettantesco

Il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo
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La sfida lanciata da Trump mette il mondo di fronte alla prospettiva inedita della «deglobalizzazione». Il ritmo e la dimensione del fenomeno sono ancora in pregiudicato. Non il fatto che la competizione tra aree geopolitiche omogenee, nel futuro prossimo venturo, conterà enormemente di più. Per qualsiasi Paese, dunque, in questo contesto, proporsi come potenza di riferimento per una regione del mondo diviene un atout di fondamentale importanza. L'Italia, in attesa di comprendere cosa accadrà all'Europa, non può perdere di vista il suo ruolo strategico nell'area mediterranea. Perché, mentre il Vecchio Continente inizia a interrogarsi su come divenire nuovamente grande, il Mare Nostrum rappresenta già ora uno spazio incredibilmente vitale. E poi, la prospettiva europea e quella mediterranea non sono alternative: quanto più l'Italia riuscirà a sviluppare la prima, tanto più inciderà nella seconda.

La portata dell'occasione che ci si presenta può essere condensata in pochi dati. Negli ultimi anni la crescita del Pil mediterraneo - sia che lo si consideri in senso stretto riferendosi ai soli 22 paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, sia che si faccia riferimento ai 45 con connessioni strategiche al bacino - ha retto il ritmo delle grandi potenze globali. L'export sta crescendo di quasi il 20% su base annua. E questi mercati divengono ancora più interessanti in prospettiva, perché almeno parzialmente immuni dalle devastanti conseguenze della crisi demografica. Negli ultimi decenni si è prodotta un'inversione di tendenza. Nel 1950, la sponda settentrionale del Mediterraneo (Europa) accoglieva circa due terzi della popolazione dell'area. Le proiezioni indicano che, entro il 2050, la sponda meridionale (Africa) ospiterà il 46% dei previsti 635 milioni di abitanti, mentre la popolazione della sponda settentrionale continuerà a diminuire. Considerando l'età, nel 2020 gli individui sotto i 25 anni costituivano il 47% della popolazione della sponda meridionale, rispetto al 26% della sponda settentrionale, dove il processo d'invecchiamento della popolazione non accenna ad arrestarsi. Il reddito pro-capite della riva sud, inoltre, sta crescendo in percentuale molto più velocemente di quello europeo (anche se il gap da recuperare è ancora ampio).

Sul versante del traffico marittimo e degli scambi commerciali, il Mar Mediterraneo gestisce già ora circa il 10% del traffico globale ed i principali partner commerciali extra-UE per tonnellate esportate via mare sono il Nord America (283 milioni), il Nord Africa (200 milioni), il Sud America (158 milioni) e l'Estremo Oriente asiatico (155 milioni). Non è difficile immaginare come, in questo contesto, i porti del nostro Mezzogiorno, se verranno effettuati investimenti strategici, potranno candidarsi a gestire una parte consistente del traffico merci, consolidando così il ruolo di snodi essenziali nel commercio globale. In ambito energetico, poi, grazie a gasdotti strategici come EastMED-Poseidon e Tap, il Mezzogiorno d'Italia non è più solo un territorio di transito ma un vero e proprio hub, in un'Europa che deve ridurre la dipendenza dal gas russo. Ce ne è abbastanza per comprendere da dove passi il consolidamento della convergenza tra Sud e Nord, da alcuni anni in atto.

Tutto ciò, però, non è né semplice né scontato. Il Mediterraneo non è solo un'occasione. È anche un'area difficile e di grande rischio, che non può essere approcciata in modo dilettantesco. Affinché un'occasione possa divenire una stabile opportunità, è perciò necessario un sistema-Paese solido. Evitare di essere e apparire naif. I nostri competitori storici non attendono altro.

Non è, dunque, fuori luogo pretendere dai nostri politici prudenza e professionalità quando trattano vicende connesse a quei territori. Dev'essere chiaro: chi improvvisa e chi specula lo fa a scapito dell'interesse nazionale. Un'attitudine da evitare sempre ma che in questi tempi rappresenta un vero e proprio delitto.

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