La guerra in Ucraina prosegue, nonostante l'attenzione mediatica si sia spostato sul altri delicati fronti bellici. E mentre continua lo scontro tra Mosca e Kiev, negli Stati Uniti non si ferma il dibattito sul supporto militare al Paese di Volodymyr Zelensky. Un sostegno che non si è mai interrotto ma che rischia gradualmente di ridursi sia per il prolungarsi della guerra sia per alcune perplessità strategiche che si agitano nei corridoi di Washington.
L'ultimo campanello d'allarme per Kiev è arrivato da una lettera della Casa Bianca al Congresso a firma di Shalanda Young, capo dell'ufficio budget della Casa Bianca. Il testo della comunicazione non lascia spazio a grandi interpretazioni. "Voglio essere chiara: senza un'azione del Congresso, entro la fine dell'anno finiremo le risorse per garantire armi e equipaggiamento all'Ucraina" ha scritto Young, che ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno "finito i soldi e quasi finito il tempo a disposizione". Un modo molto esplicito per chiedere ancora una volta lo sblocco di un pacchetto di aiuti 61 miliardi di dollari destinati all'Ucraina.
Il tema è particolarmente scottante, perché se da un lato offre argomenti di discussione all'opposizione del Partito repubblicano, dall'altro lato conferma anche pubblicamente le difficoltà degli Stati Uniti a ritrovare quella compattezza necessaria con Kiev per promuovere un'agenda strategica comune. Sul primo punto, quello politico, non è un caso che lo speaker della Camera Mike Johnson stia lavorando affinché i deputati non votino contemporaneamente gli aiuti militari a Israele e quelli all'Ucraina. E questo servirebbe proprio per evitare un pericoloso blocco anche negli aiuti allo Stato ebraico, dove i repubblicani sono tutti a favore. Diverso il pensiero della minoranza repubblicana, che invece vuole arrivare a una votazione unitaria proprio per negoziare un cambio di passo nel sostegno militare a Kiev, dal momento che una consistenze minoranza del partito è fortemente critica a questa politica dell'amministrazione democratica.
Se sul lato politico la situazione è tesa, anche sul piano strategico le divergenze iniziano a essere sempre più portare allo scoperto proprio dai media Usa più autorevoli. In un'ultima inchiesta, il Washington Post ha raccontato dei "calcoli sbagliati" di Washington rispetto al miglioramento delle forze ucraine nel breve termine, e ha ricordato anche delle diverse idee sulla controffensiva. Secondo i funzionari sentiti dal Wp, i comandi Usa suggerivano un'unica avanzata a sud, mentre i comandi ucraini hanno puntato su una controffensiva su più punti. Indizi che fanno riflettere soprattutto se si pensa anche alle divisioni interne agli stessi apparati ucraini e visibili soprattutto nelle divergenze manifestate dal presidente Zelensky e dal capo di Stato maggiore, Valery Zaluzhny.
Ma che vanno messi a sistema anche con l'ultima analisi dell'Economist, sulle cui prestigiose colonne qualcuno si è domandato se il presidente russo Vladimir Putin non stia in realtà vincendo la guerra anche grazie all'assenza di visione strategica di chi gli si oppone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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