"La grazia se lascia il potere". Pressing di Washington su Maduro

Gi Usa starebbero facendo pressioni su Maduro affinchè abbandoni pacificamente il potere in seguito alle ultime elezioni farsa

"La grazia se lascia il potere". Pressing di Washington su Maduro
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Washington entra a gamba tesa nelle vicende venezuelane, in seguito al tumultuoso post-elezioni. Gli Stati Uniti starebbero tenendo colloqui segreti per spingere il presidente venezuelano Nicolas Maduro a rinunciare al potere in cambio dell'amnistia in quanto starebbero emergendo "prove schiaccianti" della sua sconfitta alle ultime elezioni presidenziali e, dunque, di conseguenti brogli elettorali volti a screditare gli avversari attribuendo percentuali bulgare a Maduro stesso. A riportare l'indiscrezione, il Wall Street Journal citando persone che hanno familiarità con la questione.

L'offerta americana e il rifiuto di Maduro

Secondo il quotidiano, "gli Stati Uniti hanno discusso la grazia per Maduro e per i suoi principali luogotenenti che sono stati incriminati dal Dipartimento di Giustizia", secondo quanto rivelato "tre persone che hanno familiarità con le decisioni dell'amministrazione Biden. Una di queste persone ha detto che gli Stati Uniti hanno messo "tutto sul tavolo" per convincere Maduro a lasciare il Paese prima della scadenza del suo mandato a gennaio".

Ieri Maduro ha respinto la proposta di asilo del suo omologo panamense, Josè Raul Mulino, oltr alle garanzie degli Stati Uniti per risolvere la crisi. Attraverso il canale statale VTV, Maduro ha chiesto al presidente panamense di governare il suo Paese e di non pretendere di farlo in Venezuela, mentre ha chiesto il rispetto da parte degli Stati Uniti. "Se gli Stati Uniti sono disposti a darmi qualsiasi cosa sono contento - ha detto Maduro - chiedo rispetto per la democrazia venezuelana; in secondo luogo, rispetto per l'indipendenza e la stabilità del Venezuela; in terzo luogo, che si raggiunga un accordo di intesa per 50 anni in cui loro rimangano dove sono e lascino in pace il Venezuela" ha concluso.

Il lavoro della Corte Suprema

Intanto, in Venezuela la situazione sembra precipitare sempre più nel caos: il candidato dell'opposizione venezuelana Edmundo Gonzalez Urrutia, che rivendica la vittoria alle elezioni presidenziali del 28 luglio, ha chiesto sabato sui social network di "porre fine alla violenza e alla persecuzione". Nel messaggio di Gonzalez Urrutia si legge: "Signor Nicolas Maduro, a nome di tutti i venezuelani, le chiedo di porre fine alla violenza e alla persecuzione e di rilasciare immediatamente tutti i connazionali che sono stati detenuti arbitrariamente". I disordini post-elettorali hanno causato 24 morti e 2.2.000 arresti.

A complicare la situazione, l'imprimatur che potrebbe giungere dalla Corte Suprema venezulana, la cui presidente Caryslia Rodriguez ha ribadito, durante un'udienza del Tribunale Superiore di Giustizia (TSJ) sulle elezioni presidenziali del 28 luglio e sulla contestata rielezione di Maduro, che le sue decisioni sono "definitive". Il TSJ sta proseguendo con la valutazione iniziata il 5 agosto con l'obiettivo di produrre una sentenza finale. Maduro aveva chiesto di "convalidare" la sua vittoria, mentre l'opposizione grida ai brogli. La maggior parte degli osservatori ritiene che il TSJ sia asservito al governo, e che dunque emetterà un giudizio a favore di Maduro.

Ancora una settimana per la decisione definitiva

Ieri il presidente venezuelano aveva escluso qualsiasi "negoziazione" con l'opposizione mentre lasciava la Corte Suprema. invitando la leader dell'opposizione, Maria Corina Machado, ad arrendersi. "Per quanto riguarda i negoziati, penso che l'unica persona che dovrebbe negoziare con Machado in questo Paese sia il procuratore generale" ha detto Maduro rispondendo alle domande dei giornalisti. "Che si consegni alla giustizia e risponda dei crimini che ha commesso.

Questo è davvero l'unico negoziato possibile" ha aggiunto. "Siamo la maggioranza, siamo la gioia e continueremo a governare questo Paese in pace e democrazia" ha insistito il presidente.

Alla Corte ora restano 15 giorni, prorogabili, per prendere una decisione.

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