Joe Biden ha deciso di schierare anche William Burns per cercare di risolvere la crisi in Medio Oriente. Il direttore della Cia è arrivato ieri in Israele e continuerà il suo viaggio toccando altri Paesi della regione. Al centro sempre il conflitto a Gaza e gli sforzi per cercare di salvare gli ostaggi in mano ad Hamas. La conferma è arrivata da dei funzionari israeliani ha scritto il sito Usa Axios.
La missione di Bruns
Secondo le stesse fonti Burns dovrebbe incontrare i vertici del potere israeliano: il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant, il capo del Mossad David Barnea e altri alti funzionari della difesa e dell'intelligence. Al centro dei colloqui dovrebbe esserci anche la pausa umanitaria invocata per Gaza. Ma non solo. Sempre secondo quanto scrive Axios uno degli obiettivi di Burns è quello di lavorare per evitare che l'escalation deflagri in uno conflitto più ampio e che trascini l'intera regione in una guerra dalle conseguenze imprevedibili. E infatti un funzionario americano ha confermato che il capo della Cia "parlerà di questioni di preoccupazione reciproca, dalla situazione a Gaza ai negoziati sugli ostaggi", mentre gli Stati Uniti restano impegnati a "scoraggiare attori statali e non statali dall'allargare il conflitto tra Israele e Hamas".
La missione dovrebbe poi fare tappa anche nella vicina Giordania, dove lo stesso Burns è stato ambasciatore tra il 1998 e 2001, ma anche in Egitto, Emirati Arabi Uniti e Qatar, che svolge un ruolo chiave nei colloqui per garantire il rilascio degli ostaggi detenuti dai terroristi palestinesi. Un funzionario dell'intelligence ha confermato al New York Times che nel corso del suo tour Burns lavorerà per rafforzare l'impegno americano sulla cooperazione di intelligence coi partner della regione.
Perché Biden schiera il capo della Cia
Il viaggio di Burns rappresenta un segnale molto forte che Biden vuole dare sia a Israele che a tutti i Paesi del Medio Oriente. Da quanto è entrato a Langley nel marzo del 2021, l'ex diplomatico è diventato uno degli uomini più fidati del presidente, una sorta di Mr. Wolf della Casa Bianca. Biden lo invia di frequente in missione nel mondo come "uomo ombra" della diplomazia della Casa Bianca. È volato oltre quattro volte in Ucraina, ultima per verificare la controffensiva ucraina. A maggio era invece a Pechino per lavorare alla distensione tra Usa e Cina. Ma non solo. Da quanto è entrato in carica Burns ha compiuto quasi una ventina di viaggi nel mondo, tra questi anche quello a Mosca nel novembre del 2021 per avvertire Putin della possibile risposta americana nel caso di guerra contro Kiev.
L'amministrazione Usa fa leva sulla sua esperienza da diplomatico, Burns infatti parla arabo, russo e francese, e viene ritenuto l'uomo utile per missioni rischiose su cui mantenere riserbo. I suoi viaggi, infatti, vengono scoperti quasi sempre dopo o mentre sono i corso e avvengono senza il carrozzone mediatico che di solito accompagna il segretario di Stato.
Per la Casa Bianca Burns è così importante che Biden lo ha voluto includere Burns all'interno del gabinetto presidenziale. A luglio, in un comunicato della Casa Bianca, Biden ha detto: "Bill mi ha sempre fornito analisi chiare e dirette, da priorità alla sicurezze e incolumità del popolo americano, riflettendo il ruolo fondamentale della Cia". Già prima di luglio il capo della Cia veniva invitato nello Studio Ovale alla lettura del briefing quotidiano fornito dall’ufficio del direttore dell’Intelligence e veniva usato come consulente in merito a varie questioni geopolitiche.
I dossier che preoccupano la Casa Bianca
La scelta di Biden di inviare uno dei suoi uomini più fidati svela almeno due temi sensibili per la Casa Bianca. Il primo nel rapporto con Israele. Come rivela il Nyt ci sono forti tensioni tra funzionari israeliani e americani. Gli Usa, come denota anche la doppia missione di Antony Blinken, spingono per rimodulare la campagna militare evitando vittime spingendo anche per una tregua umanitaria. Il secondo problema è l'allargamento del conflitto a Nord con gli Hezbollah in Libano e soprattutto con il coinvolgimento dell'Iran.
I colloqui in Egitto, Qatar, Emirati e soprattutto Giordania serviranno a puntellare le alleanze che gli americani hanno nella regione. Colloqui per rassicurare alleati, per capire quanto è reale la possibilità di una guerra su vasta scala.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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