Economista, "zar" anti-corruzione e leader dell'opposizione: Kemal Kilicdaroglu, 74 anni, è lo sfidante di Recep Tayyip Erdogan alle elezioni presidenziali turche che si terranno domenica 14 maggio. Il leader del Partito Popolare Repubblicano (Chp) che fa riferimento al pensiero laico e democratico del padre della Turchia moderna, Mustafa Kemal Ataturk, è desideroso di porre fine a vent'anni di governo del Partito Giustizia e Sviluppo (Akp) di Erdogan. E la sua marcia viene da lontano.
Kilicdaroglu, una vita da economista e funzionario
Kilicdaroglu è nato nel 1948 nell'Est della Turchia. Per la precisione nella provincia di Tunceli, quarto figlio di sette di una coppia di dipendenti dell'amministrazione locale dello Stato turco. I suoi studi lo hanno portato a diventare economista. Si è laureato infatti proprio in Economia all'Università di Ankara, capitale della Turchia. In seguito è stato cooptato nell'amministrazione centrale del Paese.
Kilicdaroglu ha lavorato dal 1971 al 1999 come membro delle amministrazioni dello Stato turco. Dal 1971 al 1983 è stato un funzionario del ministero dell'Economia di Ankara. Si è specializzato, in quest'ottica, nella lotta alla corruzione. Tema non scontato in una fase storica che vedeva una cronica instabilità politica e un sostanziale sottosviluppo minacciare la crescita della Turchia. Ritenuto incorruttibile, Kilicdaroglu nel 1983 è stato nominato vicedirettore dell'Agenzia delle Entrate turca. Nel 1991, invece, ha ottenuto la promozione a direttore dell'Ssk, l'ente pubblico di previdenza sociale, ove ha lavorato fino al 1999. Andato in pensione, è stato avvicinato dal Chp in piena crisi di identità politica.
L'ascesa ai vertici del partito
Candidato alle elezioni 2002 che consacrarono Erdogan e eletto deputato col Chp, Kilicdaroglu ha guidato la rinascita della storica formazione nazionalista. Inattiva dal golpe militare del 1980 al 1992, la formazione kemalista era rimasta fuori dal Parlamento nel 1999 e vi rientrò come seconda forza nel 2002 dietro l'Akp guidato da Deniz Baykal.
Kilicdaroglu da deputato ha proseguito le battaglie anti-corruzione contro il nascente regime erdoganiano. Ha perorato laicismo e stabilità politica interna. Ha avversato la presa del potere della cerchia vicino al Reis e costretto con indagini parlamentari diversi membri dell'Akp alle dimissioni.
Quando nel 2010 Baykal si è dimesso per uno scandalo legato a video a luci rosse che lo riguardava Kilicdaroglu è stato nominato capo del partito. La formazione guidata da Kilicdaroglu, da allora in avanti, ha voluto mantenere forti tratti identitari senza rinunciare a sfidare Erdogan sul suo terreno. Laica, si è spostata a sinistra sui temi economici e sociali. In politica estera sostiene la cooperazione con la Nato, ma non rinuncia a nazionalismo e interventismo regionale. Sul fronte interno, Kilicdaroglu ha fatto cadere il veto alla presenza di simboli islamici alle riunioni del partito e ammesso anche donne con l'hijab.
Dal 2010 a oggi il partito ha più volte messo Erdogan in difficoltà. Dopo un'alleanza tattica con la destra dell'Mhp, i "Lupi Grigi", ha costretto l'Akp a perdere la maggioranza assoluta in Parlamento nel 2015. Nel 2019-2020, invece, ha conquistato Istanbul, Smirne e la capitale Ankara eleggendo i sindaci delle città-chiave del Paese. E ora prova il colpo grosso: la conqusita della presidenza.
Kilicdaroglu guida il "tutti contro Erdogan"
Nel 2023 si è costituita la coalizione di sei partiti che prepara la caccia alla presidenza. Disarcionare Erdogan, che nel 2017 ha varato la riforma presidenzialista dello Stato, è l'obiettivo non riuscito cinque anni fa al Chp con l'allora candidato Muharrem Ince. Ora il partito ci riprova candidandosi alla testa di sei partiti che vanno dal centro-sinistra al centro-destra contro la maggioranza islamico-conservatrice ritenuta potenzialmente autoritaria.
Alla guida di tutti il Chp, prima forza d'opposizione, che candida per la prima volta alle presidenziali il suo leader. Kilicdaroglu è stato acclamato dalle opposizioni come il "Gandhi turco", per la somiglianza con il padre dell'India moderna, che ricorda per i baffi pronunciati e lo sguardo profondo. Ma anche, metaforicamente, perché percepito come l'ultimo argine a una potenziale oppressione.
Dietro Kilicdaroglu si schierano il Chp, la destra del Partito del Bene Comune e quattro formazioni minori del campo moderato. A sostegno di Kilicdaroglu voteranno anche i curdi dell'Hdp e la loro galassia di Sinistra, che hanno scelto di non presentare intenzionalmente un candidato.
Al centro del programma delle opposizioni riunite nell'Alleanza per la Nazione un'agenda funzionale alla visione del mondo dello zar anti-corruzione diventato candidato: la lotta agli sprechi, la restaurazione della democrazia interna, il ritorno a un sistema parlamentare, il risanamento dell'economia, la ricerca di un modus vivendi con l'Occidente, la stabilizzazione del Paese e delle fratture centro-periferia.
Obiettivi ambiziosi nel centenario della Repubblica turca fondata da Ataturk. Di cui Erdogan si considera il padrone. Ma per il cui controllo la battaglia sarà all'ultimo voto e apertissima, di fronte alla sfida di un Kilicdaroglu che può essrre la nemesi del Sultano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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