“Sono entrambe delle cattive opzioni. Non credo che la Cina abbia una preferenza”. Così si è espresso Li Cheng, grande esperto di politica cinese, riferendosi ai due candidati alle presidenziali Usa, Kamala Harris per il partito democratico e Donald Trump per quello repubblicano. Vista da Pechino, infatti, la corsa alla Casa Bianca suscita profondo scetticismo e non lascia presagire nulla di buono. A prescindere da quale possa essere il responso delle urne.
Sarà per questo che, come riferisce il Washington Post, l’erede del Celeste Impero è a caccia di un nuovo Henry Kissinger, il celebre diplomatico scomparso a novembre scorso all’età di 100 anni, che, facendo da ponte tra Stati Uniti e Cina, per decenni ha aiutato a ridurre tensioni e incomprensioni tra le due superpotenze.
Nel 1971 l’allora consigliere per la Sicurezza nazionale, che avrebbe poi ricoperto anche la carica di segretario di Stato, compì un viaggio segreto a Pechino aprendo la strada alla prima visita ufficiale del presidente Richard Nixon e all'allacciamento delle relazioni ufficiali tra l’America e la Cina nel 1979. Negli anni Kissinger ha continuato ad essere ricevuto e ascoltato dai leader cinesi curiosi di interpretare gli umori della politica e della società Usa. Riferendosi al leggendario e controverso diplomatico, il presidente Xi Jinping ha detto: “Non dimentichiamo mai i nostri vecchi amici”.
Entrambi i candidati alla Casa Bianca inquietano Pechino. Trump ha promesso che, se rieletto, approverà dazi senza precedenti contro la Cina scatenando una dura guerra commerciale. L'ex presidente ha già fatto ricorso a questo strumento tra il 2017 e il 2021, una strategia in misura minore confermata da Joe Biden, suo successore. E non andrebbe meglio se il 5 novembre a prevalere fosse Harris che, al di là di un cambio di toni, dovrebbe proseguire la dura contrapposizione militare e tecnologica con la Cina.
La nostalgia per l'influente braccio destro di Nixon, comprensibile date queste premesse, è tale che un giornale cinese ha dedicato uno speciale in otto parti proprio alla ricerca del nuovo Kissinger. Nella lista stilata compaiono, tra gli altri, l’ex inviato speciale per il clima John F. Kerry, a favore di una cooperazione più stretta con Pechino per affrontare la minaccia legata al riscaldamento globale, e il governatore della California Gavin Newsom, invitato l’anno scorso nella capitale cinese.
Il Washington Post riporta che altri candidati pontieri tra gli Stati Uniti e la Cina potrebbero essere lo studioso Graham Allison e l’imprenditore Elon Musk. Allison, assistente del segretario alla Difesa negli anni di Clinton, ha scritto un libro sulla cosiddetta "trappola di Tucidide", la teoria secondo la quale nel corso della storia una potenza emergente si è sempre scontrata militarmente con quella dominante. L’accademico ha denunciato l’”isteria” dell'America nei confronti di Pechino e ha dichiarato che evitare un conflitto con il gigante asiatico è nell'interesse degli Stati Uniti.
Considerazioni diverse spingono invece i cinesi a prendere in considerazione Musk. Il padrone di Tesla ha infatti stretti legami economici con il Paese del dragone ed è molto vicino a Trump. Quest’opzione, in caso di vittoria del repubblicano, potrebbe aiutare ad impedire la guerra commerciale evocata da The Donald.
C’è poi chi fa notare che il miliardario sudafricano ha definito Taiwan “parte integrante della Cina”. Una dichiarazione ben vista da Xi Jinping che potrebbe spingere verso l'alto le quotazioni dell'aspirante nuovo Kissinger.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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