
La Cina ha un’arma segreta per rispondere alla guerra commerciale scatenata dal presidente Usa Donald Trump. Ne dà conto il New York Times, il quale riporta che per neutralizzare le conseguenze dei dazi americani – attualmente al 145% - Pechino può fare affidamento su un esercito di robot alimentati dall’intelligenza artificiale che, impiegati sia nelle grandi fabbriche che nelle aziende di dimensioni più modeste, aiutano il Paese del dragone a mantenere il dominio nella produzione di massa. Un risultato ottenuto nonostante la forza lavoro dell'erede del Celeste Impero continui ad invecchiare e presenti una minore propensione ad accettare lavori nelle industrie.
L’automatizzazione delle fabbriche cinesi, sottolinea il quotidiano Usa, permetterà di mantenere bassi i prezzi delle esportazioni ottenendo un vantaggio nello scontro commerciale non solo con gli Stati Uniti ma anche con altre nazioni che hanno eretto barriere tariffarie contro Pechino. Secondo la Federazione internazionale di robotica, la Cina ha più robot ogni 10mila addetti al settore manifatturiero rispetto a qualsiasi altro Paese, esclusa la Corea del Sud e Singapore. La crescita dell'automatizzazione è vertiginosa: appena quattro anni fa, ad esempio, Zeekr, un’impresa di Ningbo che costruisce auto elettriche, all’epoca appena costituita, aveva 500 robot. Ora ce ne sono 820 e si prevede l’aggiunta di molti altri.
Non che gli esseri umani siano stati sostituiti da robot sempre più umanoidi (soprattutto nell’industria automobilistica cinese). “Schiere di operai” sono infatti ancora necessari per controllare la qualità dei prodotti e installare parti che richiedono specifiche abilità manuali. Robot e intelligenza artificiale stanno però permettendo ai dipendenti di raggiungere livelli di efficienza e di produttività superiori rispetto al passato.
Se Pechino è diventata leader nel campo della robotica industriale lo si deve a decisioni imposte dalle autorità cinesi con l’iniziativa "Made in China 2025". 10 anni fa esse hanno individuato 10 settori da sviluppare in modo da renderle competitive a livello globale. Tra queste c’era proprio la robotica. Il mese scorso il premier cinese Li Qiang ha dichiarato che all’interno del piano annuale del Paese ci sarà lo sforzo per “sviluppare vigorosamente” robot intelligenti. Il grande salto tecnologico guidato dall'alto non è comunque solo motivo di orgoglio. Geng Yuanjie, un dipendente di Zeekr, esprime il timore che il suo lavoro possa essere sostituito da un robot e precisa che “non è solo la mia preoccupazione. Tutti sono preoccupati per questo”.
L’approfondimento dedicato dal New York Times all'automatizzazione realizzata da Pechino arriva, non a caso, nelle stesse ore in cui si susseguono sortite da parte del presidente Usa e dei suoi più stretti collaboratori su un possibile dietrofront sui dazi varati dal tycoon contro la Cina. Dopo giorni di tensioni sui mercati, Trump ha infatti dichiarato che intende essere "molto gentile" durante i colloqui commerciali, ventilando la possibilità di un’importante riduzione delle tariffe. C’è da dire che, come confermato dal segretario al Tesoro Scott Bessent, Washington al momento “non ha ancora parlato” di dazi con il Paese del dragone.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha risposto alle aperture Usa affermando che “l’atteggiamento della Cina verso la guerra commerciale lanciata dagli
Stati Uniti è piuttosto chiaro: non vogliamo combattere ma non abbiamo paura di farlo. Se combatteremo lo faremo sino alla fine”. Il portavoce ha però precisato che la porta per il dialogo “è spalancata”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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