"Combattevo per la Russia come se fosse la mia patria". I racconti dei soldati di Kim in Ucraina

Il Wall Street Journal intervista due soldati nordcoreani catturati dall'esercito di Kiev che rivelano l'indottrinamento promosso da Pyongyang. E intanto Kim Jong Un invia rinforzi in Russia

"Combattevo per la Russia come se fosse la mia patria". I racconti dei soldati di Kim in Ucraina
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Sempre più stretta l’intesa tra la Russia e la Corea del Nord. Secondo i media e l’intelligence di Seul, Pyongyang avrebbe inviato nuovi rinforzi, forse sino a tremila unità, a sostegno della Federazione in guerra contro l’Ucraina. I militari nordcoreani sarebbero stati dispiegati a inizio febbraio nel Kursk a ricambio di altre unità appena ritirate. Ed è proprio nella regione russa occupata in parte da Kiev che le forze di Zelensky hanno catturato due soldati dell’esercito di Kim Jong Un intervistati in esclusiva dal Wall Street Journal.

Le autorità ucraine confermano al quotidiano finanziario che i due militari, Paek di 21 anni e Ri di 26, sono gli unici nordcoreani catturati vivi sino ad ora. Durante il colloquio con i giornalisti, i prigionieri affermano di essere arrivati in Russia alla fine dello scorso anno assieme a migliaia di commilitoni. Dicono che non sapevano nulla della guerra nell’Europa orientale e che, al momento della consegna delle armi, i loro superiori li avevano comunicato solo che avrebbero dovuto affrontare i sudcoreani alleati dell’Ucraina.

Evitate la cattura a tutti i costi. Questo è l’ordine che viene impartito ai nordcoreani ai quali viene persino indicato di farsi saltare in aria se necessario. Una disposizione terribile ribadita nel corso delle “sessioni ideologiche” condotte dalla polizia segreta nordcoreana in Russia. John Kirby, ex portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, ha affermato di recente che le truppe di Pyongyang “sembrano essere altamente indottrinate e continuano ad attaccare anche quando è chiaro che sia inutile”.

Paek, ferito gravemente alle gambe durante i combattimenti e catturato dai suoi nemici in una foresta dopo aver perso sangue per cinque giorni, dichiara di aver perso conoscenza prima di avere la possibilità di togliersi la vita. “Pensavo che gli stranieri fossero diversi da noi”, spiega ai reporter il militare ventunenne sottolineando che i soldati ucraini che lo hanno preso in custodia sono delle “brave persone”. Ri, catturato lo stesso giorno dalle forze di Kiev dopo essere stato ferito al braccio e alla mascella, è l’unico sopravvissuto di una squadra d’assalto composta da tre uomini e afferma di aver combattuto "come se la Russia fosse la mia madrepatria".

I due prigionieri, detenuti in una struttura nella capitale ucraina, riferiscono che i loro comandanti hanno letto loro una missiva inviata dal leader massimo Kim Jong Un in occasione del Capodanno. "Mi mancate molto, compagni", si legge nella copia trascritta di tale lettera - ritrovata addosso ad un soldato morto - nella quale si parla dei “sacrifici dolorosi” e del “gioioso trionfo di costose vittorie in battaglia”.

Domenica scorsa Zelensky ha affermato che sono quattromila i soldati nordcoreani uccisi o feriti nel conflitto, uomini la cui presenza non è stata confermata ufficialmente né da Mosca né da Pyongyang.

Quanto alle sorti dei due prigionieri intervistati dal Wall Street Journal, almeno uno dei due ha fatto sapere di essere pronto a disertare. La Corea del Sud si è detta disponibile ad accettare i due militari e al momento sarebbero in corso delle trattative per dirimere la questione.

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