"Dobbiamo farci trovare pronti". Così Taiwan simula l'escalation con la Cina

Per la prima volta Taipei ha svolto un'esercitazione finalizzata a testare il grado di preparazione della società civile rispetto alla minaccia di un'aggressione cinese

"Dobbiamo farci trovare pronti". Così Taiwan simula l'escalation con la Cina
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Una simulazione di guerra potrebbe essere un esercizio teorico per molti Paesi. Non per Taiwan i cui leader giovedì scorso hanno effettuato un’”esercitazione da tavolo” della durata di tre ore su una possibile escalation militare scatenata dalla Cina. Un’eventualità che secondo l’intelligence americana potrebbe materializzarsi al massimo nel 2027, anno entro il quale l’Esercito popolare di liberazione cinese dovrebbe aver raggiunto un livello di ammodernamento tale da essere in grado di lanciare l’assalto all’isola che all’epoca della dinastia Qing veniva definita in maniera sprezzante come una “palla di fango”.

La simulazione, ha comunicato il presidente Lai Ching-te, è stata organizzata dall’Ufficio presidenziale di Taiwan e ha visto il coinvolgimento dell’autorità centrale, degli enti locali e delle organizzazioni civili. Obiettivo del test: verificare “il livello di preparazione di ciascuna agenzia governativa nel rispondere a scenari estremi”. Lai ha dichiarato che “finché il governo e la società saranno preparati, potremo rispondere adeguatamente a diverse minacce, tra cui disastri naturali e l'espansionismo autoritario”.

L’”esercitazione da tavolo”, ha simulato due scenari. Il primo prevedeva l'imposizione da parte della Cina di tattiche di guerra “ad alta intensità” e in una “zona grigia”, un livello di allerta contraddistinto da azioni che non sono considerate atti di guerra veri e propri. Nel secondo scenario si è immaginato invece che Taiwan fosse ad un passo dal conflitto aperto. La caratteristica di questa simulazione, riferisce la Cnn, è che gli enti governativi che vi hanno partecipato non potevano prepararsi in anticipo e dovevano dunque reagire “immediatamente alle diverse contingenze”.

Test militari sono effettuati con regolarità da Taipei ma è la prima volta che è stata realizzata una simulazione incentrata sulla risposta della società civile alla minaccia cinese. Il ministro degli Interni taiwanese Liu Shyh-fang ha fatto sapere che una delle conclusioni emerse dall’esercitazione consiste nella necessità di migliorare la capacità dell’isola di contrastare la disinformazione. Liu ha infatti precisato che molte agenzie governative hanno riscontrato difficoltà a fare chiarezza sulle false informazioni che venivano diffuse durante le interruzioni di energia elettrica e di connessione ad Internet. Lin Fei-fan, vicesegretario generale del Consiglio per la sicurezza nazionale di Taiwan, ha affermato che “condurre esercitazioni pratiche in questo momento è fondamentale per rafforzare i preparativi per il futuro e identificare le aree di miglioramento”. Le autorità dell’isola hanno inoltre reso noto di voler reclutare entro l’anno prossimo 50mila volontari da mobilitare in caso di calamità.

Il presidente Lai, che ha vinto ad inizio anno promettendo di difendere la sovranità di Taiwan, ha più volte chiarito che il futuro di Taipei può essere deciso solo dai suoi abitanti. La reazione del leader cinese Xi Jinping alla vittoria nella "provincia ribelle" del Partito democratico progressista è stata durissima. Come denunciato dal ministero della Difesa taiwanese, questo mese Pechino ha dispiegato il più grande schieramento marittimo degli ultimi decenni mentre nel corso del 2024 ha condotto due esercitazioni militari su larga scala attorno all’isola.

La Cina ha inoltre protestato con gli Stati Uniti, i quali hanno approvato di recente un pacchetto di aiuti militari destinati a Taipei da 571 milioni di dollari, annunciando nelle scorse ore sanzioni contro sette aziende americane. Secondo il ministero degli Esteri del gigante asiatico le iniziative Usa “interferiscono negli affari interni cinesi e minano la sua sovranità e integrità territoriale”.

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