Indagini bloccate e informazioni mancanti: accordo sul nucleare iraniano a rischio

La Repubblica islamica ha limitato molto la supervisione dell'Agenzia atomica dell'Onu e questo potrebbe compromettere il raggiungimento di un'intesa con gli Usa

Indagini bloccate e informazioni mancanti: accordo sul nucleare iraniano a rischio
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Una delle sfide internazionali più importanti per il presidente americano Donald Trump è quella del programma nucleare iraniano. Nell’incontro di sabato 19 aprile a Roma sembrano essere stati fatti dei passi avanti per il raggiungimento di un accordo, ma perché questo venga siglato sarà necessaria la completa trasparenza della Repubblica islamica riguardo a cosa il suo programma abbia prodotto. E attualmente, le informazioni sono molto lacunose.

Come riportato dal Wall Street Journal, negli ultimi anni Teheran ha limitato la supervisione delle sue attività nucleari da parte dell’Agenzia atomica delle Nazioni Unite, uno dei requisiti fondamentali dell’accordo del 2015, e ha bloccato un’indagine sul materiale nucleare non dichiarato rinvenuto nel Paese. Inoltre, in diversi momenti ha rimosso le telecamere poste per monitorare punti chiave delle sue infrastrutture atomiche, vietandone anche l’accesso agli ispettori. Per questo motivo, la I’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) ha dichiarato che dal settembre 2023 non dispone più di informazioni aggiornate sul programma della Repubblica islamica e non può affermare con certezza che esso stia perseguendo solo scopi pacifici, e può affermare con certezza che una certa quantità di materiale fissile è stato spostato dai centri di arricchimento.

Secondo l’intelligence statunitense, gli ayatollah non avrebbero preso la decisione di costruire la bomba atomica, ma potrebbero completarne una nel giro di pochi mesi. Secondo il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi, gli iraniani “non sono tanto lontani” dall’avere le capacità per farlo. Il diplomatico argentino ha visitato Teheran nella seconda settimana di aprile e ha esortato la Repubblica islamica a fare un passo avanti nella cooperazione con l’Agenzia. Un appello, quest’ultimo, ripetuto anche dai governi di molti Stati.

Sulla questione, pesano le minacce americane e israeliane. Il presidente Trump, come ricordato dall’ex ispettore di armamenti David Albright, “ha dato due mesi di tempo per raggiungere un accordo” e ha ventilato la possibilità di un’azione militare nel caso in cui Teheran non dovesse scendere a compromessi. L’opzione di un attacco è sul tavolo anche nello Stato ebraico, principale bersaglio di un’ipotetica bomba atomica iraniana.

Per il momento, Washington è riuscita a evitare il decollo dei jet con la stella di Davide, ma non sono da escludere in futuro raid aerei limitati o azioni di agenti israeliani infiltrati nel Paese per rallentare il programma degli ayatollah.

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