Kamala Harris sul report che assolve Biden: "Io pronta a servire"

La n.2 al comando getta la maschera e si dichiara pronta a servire il Paese. Ma la sua candidatura eventuale deve fare i conti con bassa popolarità e un dilemma tutto interno ai dem

Kamala Harris sul report che assolve Biden: "Io pronta a servire"

Nel lunedì sonnecchiante che segue alla frizzante atmosfera della notte del superbowl, Washington si è nuovamente svegliata in preda all'ansia elettorale. Un weekend faticoso, quello appena archiviato, che ha bollato definitivamente il presidente Joe Biden come anziano e smemorato pur "scagionandolo" dalle accuse relative alla detenzione di documenti top secret. Dichiarazioni destabilizzanti, quelle contenute nel report del procuratore Hur, che minano la credibilità del presidente ormai gaffeur di professione. Ora, nero su bianco, è stato finalmente detto che il presidente ha un evidente problema: che sia legato all'età, a un trauma o a una patologia poco importa, ma da qui in poi sarà molto difficile ri-costruire una narrazione da candidato alla Casa Bianca cancellando questo grave precedente.

I rumors su Biden e Harris

Sulla possibile uscita di scena di Biden si favoleggia ed elucubra sin dalla sua prima elezione: in molti hanno da subito pensato che l'età e le difficili decisioni da prendere nel contesto post-pandemico avrebbero ceduto il testimone alla vice Kamala Harris, più giovane, con un curriculum potente, agguerrita, ma soprattutto simbolo di una nazione che non è più a immagine e somiglianza Wasp. Le voci sulla vicepresidente hanno ricominciato a levarsi man mano che le gaffe di Biden si son fatte sempre più imbarazzanti, diventando sempre più consistenti ora che l'anno elettorale è arrivato. E se più di qualcuno aveva dato vita al totonomi, tirando fuori il sempiterno asso nella manica di Michelle Obama, assieme ad altri panchinari più o meno degni, ora l'attuale vicepresidente sembra aver rotto gli indugi.

Harris, sarebbe "pronta a servire" come presidente, "non c'è alcun dubbio": è così che ha risposto a una domanda del Wall Street Journal che riferisce oggi la risposta in esclusiva, dopo le polemiche scoppiate sulla lucidità mentale del presidente. Chiunque l'abbia vista al lavoro, ha aggiunto Harris, "se ne è andato pienamente consapevole della mia capacità di comando". Secondo il più recente sondaggio Nbc, tuttavia, la vice di Biden ha conseguito un livello di impopolarità assai alto: il 42% degli intervistati nutre una opinione molto negativa su di lei. Ma la vicepresidente degli Usa non dimentica il rispetto dovuto al comandante in capo, seguitando a difendere a spada tratta Biden. La settimana scorsa Harris aveva dichiarato che i commenti sulla sua e la sua memoria erano "politicamente motivati". "Il modo in cui è stato caratterizzato il comportamento del presidente in quel rapporto non potrebbe essere più sbagliato nei fatti ed è chiaramente motivato politicamente", aveva dichiarato ai report della Casa Bianca.

Monaco: un test per Harris?

Nel frattempo Harris si lancia in politica estera: sarà in Germania la prossima settimana per partecipare alla conferenza sulla Sicurezza che si aprirà a Monaco il 16 febbraio prossimo. Lo rende noto la Casa Bianca, precisando che la vice presidente pronuncerà un importante discorso sulla politica estera degli Stati Uniti. Sono previsti anche incontro con il leader internazionali che parteciperanno alla conferenza, che si chiuderà il 18 febbraio, per far avanzare le priorità dell'amministrazione Biden, a partire dall'Ucraina al Medio Oriente. La vice presidente - conclude la nota - "sottolineerà l'importanza di una continua leadership Usa, rafforzando le nostre alleanze e partnership e difendendo regole e norme internazionali". La conferenza sarà aperta il 16 dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, insieme al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. Un appuntamento internazionale di alto livello, a proposito del quale più di qualcuno è convinto si tratti di un "battesimo elettorale" del fuoco per la n.2 dell'establishment americano.

Tuttavia Kamala Harris pone un'enorme problema di "gerarchia" nelle dinamiche dem. Non va dimenticato che nel 2020 si era distinta per un attacco frontale durissimo nei confronti di Biden, arrivando perfino ad accusarlo-in soldoni-di razzismo. Harris venne ripescata in quanto utile a comporre un ticket che non poteva essere solo maschio e bianco nel pieno del fermento Black Lives Matter e che doveva recuperare il voto degli ethnics. Ora, chiunque, uomo o donna che sia, pronto a sostituire Biden sarebbe sottoposto al pubblico ludibrio di scalzare una vice che ricoprirebbe una sorta di prelazione politica sulla corsa alla Casa Bianca. In altre parole, in caso di abbandono da parte di Biden, rimandare a casa Harris potrebbe diventare un boomerang: si ammetterebbe davanti alla nazione di non credere fino in fondo alla donna che è stata vice per quattro anni. Senza dimenticare il polverone politico che potrebbe scatenarsi qualora a correre al posto di Biden fosse un'altra donna, magari bianca, o un uomo tout court.

Ma c'è di più: la scorsa campagna elettorale ha creato l'illusione che Harris fosse allineata con la far left su temi scottanti come la giustizia penale o l'immigrazione:i fatti hanno, però, dimostrato tutto il contrario. Quanti voti farebbe perdere ai dem la signora dal pugno di ferro? Molti.

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