La politica israeliana è stata scossa da un caso che potrebbe avere ricadute sulla tenuta del governo. Il servizio di sicurezza interno, lo Shin Bet, ha autorizzato il rilascio di Muhammad Abu Salmiya, direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza City arrestato a novembre durante la prima operazione delle Idf nel complesso medico. Assieme a lui, sono stati liberati una cinquantina di detenuti, tra cui anche il chirurgo del centro Issam Abu Ajwa.
Il ministro della Sicurezza nazionale ed esponente dell’ultradestra Itmar Ben Gvir ha denunciato sui social l’accaduto, definendolo “negligenza di materia di sicurezza”. “È giunto il momento che il premier impedisca a Gallant e al capo dello Shin Bet di perseguire una politica indipendente contraria alla posizione del gabinetto”, ha scritto su X. Il titolare del dicastero è anche promotore di una legge sulla pena di morte solo per i palestinesi, che è stata presentata nel 2023 e deve ancora ricevere l’approvazione della Knesset. “Bisognerebbe sparare proiettili alla testa dei prigionieri, invece di dare loro più cibo”, ha dichiarato domenica 30 giugno in un video diventato virale.
Da parte sua, lo Shin bet ha risposto scrivendo in una nota che “da circa un anno lancia l’allarme in ogni possibile forum sulla crisi delle incarcerazioni e sulla necessità di aumentare il numero di celle, alla luce della necessità di arrestare i terroristi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza”, ma che le richieste inoltrate a tutte le parti interessate, tra cui il ministro della Sicurezza nazionale, “non sono state accolte e, in pratica, il numero di celle non è stato aumentato di quanto necessario". Per quanto riguarda Salmiya, interrogato dal servizio di intelligence interno sulla base di prove che dimostravano che l'ospedale da lui guidato fungeva da centro di comando e controllo di Hamas, lo Shin bet ha precisato che egli “soddisfaceva tutti i requisiti per il rilascio in merito al livello di pericolo che rappresenta”, ma verrà comunque aperta un’indagine.
Yoav Gallant e Benjamin Netanyahu, invece, hanno preso le distanze dall’accaduto. In particolare, il ministro della Difesa ha ricordato che “le procedure per incarcerazione e rilascio dei prigionieri di sicurezza è regolata dallo Shin Bet e dal servizio carcerario israeliano e non è soggetta all'approvazione” del suo dicastero, rigettando quindi la palla nel campo del premier, responsabile dell’intelligence interna, e dello stesso Ben Gvir, il cui ministero ha autorità sul servizio carcerario.
L’ufficio del primo ministro ha fatto notare che la decisione al centro del dibattito "fa seguito alle discussioni presso l'Alta Corte su una petizione contro la detenzione di prigionieri nel carcere di Sde Teiman" e che "l'identità dei prigionieri liberati viene determinata in modo indipendente dagli agenti di sicurezza sulla base delle loro considerazioni professionali".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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