Jair Bolsonaro prende le distanze dal «6 gennaio» in salsa carioca e rimane rifugiato in Florida, mentre ci si interroga sul possibile ruolo di Steve Bannon. L'ex stratega della Casa Bianca di Donald Trump ha definito «combattenti per la libertà» i migliaia di sostenitori dell'ex presidente che hanno invaso Brasilia, con scene che ricalcano l'assalto di due anni fa a Capitol Hill da parte dei fan del tycoon. E sulla piattaforma social di estrema destra Gettr ha continuato ad alimentare le accuse di frode elettorale, allo stesso modo in cui fece dopo le presidenziali americane del 2020.
L'attuale leader brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, in un discorso fatto in diretta televisiva da Araraquara, dove era andato per verificare i danni causati dalle forti piogge, ha detto che dietro l'insurrezione c'è molto probabilmente «l'agrobusiness fascista con aiuti dall'estero», facendo indiretto riferimento a Bannon, che viene additato da più parti come il sobillatore occulto dei manifestanti. E il Washington Post ha riferito che a novembre Bannon ha parlato con il deputato e figlio di Bolsonaro, Eduardo, durante la visita di quest'ultimo a Mar-a-Lago. In quell'occasione Bannon rivelò di aver discusso di potenziali sfide ai risultati elettorali e dell'impatto delle proteste pro-Bolsonaro, e nello stesso periodo il figlio dell'ex leader ha condiviso un video su Twitter in cui l'ex stratega di Trump suggeriva che il sistema elettorale digitale del suo paese fosse stato creato per consentire le frodi.
Bolsonaro, intanto, è negli Stati Uniti nel buen ritiro di Orlando, dove è arrivato il 30 dicembre, due giorni prima della fine del suo mandato, a bordo dell'aereo presidenziale. Ieri è stato portato in ospedale nella città della Florida con forti dolori addominali, disturbo ricorrente dopo l'accoltellamento nel 2018. «Occlusione intestinale parziale che non dovrebbe essere oggetto di intervento chirurgico», ha riferito il suo chirurgo, Antonio Luiz Macedo. L'ex leader brasiliano è indagato in almeno quattro indagini penali: i presidenti in carica non possono essere arrestati a meno che non vengano condannati dalla Corte Suprema secondo la costituzione del paese, ma ora che ha lasciato l'incarico non c'è alcun impedimento. Molti capi di stato entrano negli Usa con un visto A-1, che normalmente viene annullato dopo che il destinatario lascia l'incarico, se però si trova già negli Usa prima della fine del mandato, non esiste un limite stabilito su quanto possa rimanere.
E alcuni deputati democratici americani hanno già lanciato, almeno informalmente, le prime richieste di estradizione. Joaquin Castro, membro della commissione affari esteri della Camera, ha detto alla Cnn che Bolsonaro ha usato «il copione di Trump per ispirare i terroristi interni» e «dovrebbe essere estradato in Brasile». Sulla stessa lunghezza d'onda la collega ultra-progressista Alexandria Ocasio-Cortez, la quale ha chiesto che gli Stati Uniti «cessino di garantire rifugio a Bolsonaro in Florida». Nessuna mossa formale è stata tuttavia portata avanti, visto che come riferito dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, gli Usa non hanno ricevuto alcuna richiesta ufficiale dal Brasile su una possibile estradizione. E precisando che se dovessero arrivare, «le tratteremmo come facciamo sempre, seriamente».
L'inquilino della Casa Bianca Joe Biden, che in serata ha sentito Lula al telefono, ha «condannato l'assalto alla democrazia», ribadendo che «le istituzioni democratiche del Brasile hanno il nostro pieno sostegno e la volontà del popolo brasiliano non deve essere compromessa. Non vedo l'ora di continuare a lavorare con il presidente Lula».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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