
La foto storica di Donald Trump e Volodymyr Zelensky seduti uno di fronte all’altro nella basilica di San Pietro ha fatto il giro del mondo, così come la breve interazione tra il presidente Usa e il suo omologo francese Emmanuel Macron. “Non sei nel posto giusto qui, ho bisogno che tu mi faccia un favore…non dovresti essere qui”, sarebbero le parole rivolte dal capo della Casa Bianca all’inquilino dell’Eliseo secondo l’esperta lettrice labiale forense Nicola Hickling. La sua affermazione ha alimentato il fuoco del “giallo della terza sedia”, riguardo al quale il presidente francese ha cercato di fare chiarezza.
“A Roma non era previsto che io vedessi il presidente Trump. Abbiamo parlato qualche minuto nella basilica, gli ho ripetuto che bisogna essere molto più duri con i russi”, ha spiegato Macron in un’intervista a Paris March. “Abbiamo chiesto (Macron e il premier britannico Starmer, ndr) ai presidenti Trump e Zelensky di ristabilire un dialogo basato sulla fiducia e di discutere dell’organizzazione delle prossime settimane. È quel che hanno fatto. Hanno tolto la sedia destinata all’interprete perché Volodymyr Zelensky preferiva parlare in inglese e alla fine hanno avuto questo scambio”.
Un tentativo, forse, di quietare le discussioni riguardo a un episodio che molti, specialmente in rete, hanno visto come un’umiliazione per il presidente francese, i cui rapporti tesi con Trump non sono certamente una novità. Macron va oltre, attribuendosi la paternità e il successo di quel faccia a faccia storico che, secondo diverse fonti, avrebbe invece dietro la regia del premier Giorgia Meloni. “Nei prossimi 8-10 giorni accresceremo la pressione sulla Russia. Dobbiamo essere uniti e capaci di esercitare una deterrenza. Considero che siamo riusciti, grazie a questo incontro in Vaticano, a rimettere la pressione sulla Russia”, ha dichiarato. “Era l’obiettivo ricercato, perché non era giusto che la pressione venisse esercitata solo sull’Ucraina. È il risultato che abbiamo ottenuto con l’aiuto di Keir Starmer”.
Non è difficile vedere dietro alle sue parole, e alla rimarcata collaborazione con Starmer, un modo per sviare l’attenzione dal fallimento della cosiddetta “coalizione dei volenterosi” voluta proprio dal premier britannico per ridare ai partner europei della Nato, Francia e Gran Bretagna in testa, un ruolo nel processo di pace in Ucraina in cui, al momento, gli Stati Uniti stanno svolgendo la parte di unici protagonisti.
Macron non ha neanche escluso la possibilità di tornare in Vaticano quando sarà eletto il nuovo Papa, sempre per svolgere questa tanto sbandierata funzione di mediatore tra Ucraina e Stati Uniti. “È qualcosa di sensato perché è sempre l’occasione di avere scambi diplomatici con i nostri partner, europei e non solo. Sabato scorso è stata l’occasione di organizzare questo colloquio tra Stati Uniti e Ucraina”, ha spiegato. “Era importante e ha permesso di frenare una dinamica negativa.
I prossimi quindici giorni saranno cruciali per cercare di mettere in atto il cessate il fuoco e accentuare la pressione”. Si vedrà se veramente Macron potrà svolgere un ruolo rilevante nel processo di pace tra Kiev e Mosca, o se incontrerà solo altre porte sbarrate da Trump e diventerà di nuovo oggetto del ridicolo della rete.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.