Grandi manovre in corso in Medio Oriente. La Casa Bianca ha dato il via libera al piano militare in risposta all’uccisione lo scorso fine settimana di tre soldati americani nella base in Giordania e ci si attende dunque che a breve i primi missili colpiscano obiettivi legati all'Iran nella regione. È in questa atmosfera di attesa febbrile che Teheran e almeno uno dei suoi alleati sembrano voler inviare segnali distensivi alla potenza nemica.
Ombre siriane
Appena pochi giorni fa Kataib Hezbollah, l’organizzazione sciita filoiraniana in Iraq responsabile dell’attacco mortale compiuto contro le truppe Usa, annunciava la sospensione delle ostilità nel tentativo, alquanto disperato, di scongiurare la reazione Usa e di evitare “imbarazzi” al governo iracheno. In molti avevano intravisto in questa mossa un intervento dietro le quinte dell'Iran sul suo proxy. Adesso la Reuters riporta che lo stesso regime teocratico ha ordinato il ritiro di alcune delle sue Guardie rivoluzionarie da un altro fronte caldo, quello siriano.
I pasdaran sono attivi a Damasco da oltre una decina di anni in qualità di consiglieri a supporto del presidente Bashar al Assad impegnato in una sanguinosa guerra civile. Dopo la strage compiuta il 7 ottobre da Hamas i miliziani filoiraniani hanno lanciato da quel territorio attacchi contro Tel Aviv scatenando blitz israeliani in cui sarebbero stati uccisi diversi membri di alto grado dei Guardiani, tra cui il loro capo dell’intelligence in Siria. Vi è poi il sospetto che uomini delle forze di sicurezza di Assad avrebbero fornito informazioni utili all’Idf per individuare gli obiettivi.
Le fonti consultate dall’agenzia di stampa britannica hanno confermato che l’Iran non intende essere trascinata in un conflitto diretto nella regione ma allo stesso tempo non ha alcuna intenzione di abbandonare un Paese parte della sua area di influenza. Infatti, secondo le indiscrezioni i pasdaran continueranno a fornire assistenza a distanza ai fedayn siriani grazie al supporto degli Hezbollah libanesi, altro movimento chiave dell’Asse della resistenza. I Guardiani ancora presenti in Siria hanno intanto lasciato i loro centri operativi riducendo al minimo gli spostamenti.
L'analisi americana
Nonostante la Repubblica islamica fornisca armi, finanziamenti e consiglieri ai suoi proxy nella Striscia di Gaza, in Libano, Siria, Iraq e Yemen, Politico ha rivelato come funzionari dell’intelligence americana ritengano che il regime degli ayatollah non abbia il pieno controllo sui miliziani da loro foraggiati. Inoltre, per gli 007 Usa iraniani e miliziani dell’Asse della resistenza hanno “ambizioni e agende diverse che a volte si sovrappongono”. Una considerazione che rende impossibile prevedere le iniziative degli islamisti.
Sebbene le valutazioni della Cia allontanino la possibilità che Washington colpisca apertamente l'Iran l’amministrazione Biden ritiene Teheran comunque in parte responsabile per l’escalation di violenza in Medio Oriente e ciò complica i piani per la sua
imminente risposta militare. Per gli stessi analisti gli attacchi contro gli americani sono destinati a proseguire e l’unico evento che potrebbe portare ad una “pausa tattica” nella regione sarebbe la fine della ostilità a Gaza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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