Migranti, sponda della Germania: perché media tra Parigi e Roma

Il governo tedesco ha evitato di entrare nella querelle tra Italia e Francia, continuando a sostenere le Ong ma senza isolare l'Italia, come invece richiesto dalla Francia. E anche da Berlino chiedono una soluzione europea

Migranti, sponda della Germania: perché media tra Parigi e Roma

Nella sfida tra Italia e Francia sulla gestione dei flussi migratori e gli sbarchi in Europa, la Germania si è posta da subito in una posizione intermedia. Il governo tedesco guidato da Olaf Scholz, pur non abbandonando la linea dell'accoglienza al punto da confermare l'appoggio alle Ong impegnate nel Mediterraneo, ha evitato di seguire Emmanuel Macron nella richiesta di isolare l'Italia rompendo il patto sui ricollocamenti. Una mossa che ha avuto un doppio richiamo, di immagine e politico. Da un lato Berlino ha evitato di apparire un Paese che rifiuta richiedenti asilo e che rompe gli accordi europei sull'accoglienza; dall'altro lato ha fatto in modo di non assecondare la linea francese imponendo pertanto una terza via tra Roma e Parigi.

La scelta è stata confermata anche dal ministro dell'Interno tedesco, Nancy Faeser. La rappresentante del governo socialdemocratico, in risposta a una domanda sullo scontro tra Eliseo e Palazzo Chigi dopo il caso Ocean Viking e sul possibile ruolo di mediazione di Berlino, ha detto: "Cerchiamo sempre di mediare dove possiamo nell'Ue". "Il mio impegno fin dall'inizio è stato quello di avere una soluzione comune europea", ha sottolineato Faeser. E in questa risposta si trovano diversi indizi sulla posizione assunta non solo dalla Germania, ma anche da buona parte dell'Unione europea: non sottovalutare le richieste dei Paesi del fronte sud dell'Ue costruendo le basi per una politica migratoria sempre più comune per tutto il Vecchio Continente. E del resto, l'idea di una soluzione europea è stata quella perorata proprio dal governo italiano, che, pur trovandosi su posizioni politiche diverse da quelle dell'esecutivo Scholz, non ha mai negato di auspicare una maggiore solidarietà europea, senza vie di fughe isolazioniste come invece suggerito da Parigi. Fonti del governo tedesco hanno poi ulteriormente rafforzato questa sensazione di partnership anche per il bilaterale tra il ministro Matteo Piantedosi e l'omologa Faeser a margine del G7 in corso a Eltville, Germania. "I ministri hanno entrambi sottolineato di voler collaborare sul tema della migrazione e della sicurezza nella cornice delle regole europee" afferma Ansa.

Non è la prima volta che in questa fase di discussione sul tema migranti dalla Germania arrivano segnali di attenzione rispetto alle esigenze del fronte sud europeo. Faeser già nei giorni scorsi aveva sottolineato che era "giusto investire in vie legali di fuga per proteggere le persone da queste terribili sofferenze nel Mediterraneo". Come riportato da Ansa, in un incontro alla Dgap di Berlino la ministra tedesca aveva ribadito l'idea che ci potesse essere "solo una risposta europea" al fenomeno migratorio. E pur riferendosi, nello specifico, a quanto accaduto al confine con la Bielorussia, non va sottovalutato il fatto che la rappresentante tedesca abbia detto in quell'occasione che "non esistono risposte solo nazionali" e di contrastare "la strumentalizzazione dell'immigrazione".

Certo, questo non va declinato nella querelle legale tra Italia e Ong, dal momento che dalla Germania sono arrivati invece richiami costanti in favore di queste organizzazioni che operano nel canale di Sicilia e in tutto il Mediterraneo. Tuttavia, Berlino - in una fase in cui cerca di riprendere in mano le redini di un'Ue orfana della leadership di Angela Merkel - sembra volere evitare di andare al muro contro muro con Roma. Soprattutto se questo può evitare di favorire una Francia legata alla Germania ma spesso desiderosa di trovare dei contrappesi alla guida tedesca.

Questa necessità di mediare può essere utile soprattutto al governo italiano, che invece di rimanere isolato in sede europea su proposta dell'Eliseo, sembra avere ricevuto quantomeno una solidarietà politica in buona parte del continente.

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