“Porrò fine alla guerra in Ucraina in un giorno”. Così il candidato Donald Trump parlava del conflitto nell'Europa orientale in campagna elettorale. Da presidente eletto, prossimo al giuramento sulla scalinata del Campidoglio a Washington, il tycoon ha però lasciato cadere la sua frettolosa promessa abbracciando stime più realistiche. Ai giornalisti che gli hanno chiesto conto pochi giorni fa dei suoi sforzi per arrivare alla pace durante una conferenza stampa a Mar-a-Lago, The Donald ha risposto che dovrebbero bastargli "sei mesi" precisando subito, senza entrare nei dettagli, di sperare ne servano “molti di meno”.
Il generale in pensione Keith Kellogg, l’inviato speciale per l’Ucraina nominato dal prossimo inquilino della Casa Bianca, rilancia le previsioni nel corso di un’intervista a Fox News dichiarando di ritenere possibile una soluzione “solida e sostenibile” al conflitto “nel breve periodo”. “Direi in 100 giorni”, ha detto Kellogg aggiungendo di avere “molta fiducia” nelle abilità da negoziatore di Trump. “Ciò che la gente deve capire è che (il presidente) non sta cercando di dare qualcosa a Putin o ai russi. Sta cercando di salvare l’Ucraina e la sua sovranità e lo farà in modo che sia equo e giusto”.
In effetti le posizioni espresse dal tycoon sono più ambigue di quelle esposte dal suo inviato. Trump ha chiarito che la guerra contro Kiev non sarebbe mai dovuta cominciare e ha affermato pubblicamente di condividere la posizione di Mosca secondo cui l’Ucraina non dovrebbe far parte della Nato. Il presidente eletto si è anche rammaricato di non poter incontrare il capo del Cremlino prima del suo insediamento ma giovedì scorso ha fatto sapere che un meeting con lui è in via di definizione.
Dmitry Peskov, portavoce del presidente della Federazione, ha dichiarato che Putin è pronto ad incontrare Trump “senza condizioni”. Non è chiaro se i due leader abbiano avuto contatti recenti e la notizia diffusa dalla stampa Usa di un colloquio telefonico a novembre è stata prontamente smentita da Mosca. Nel suo ultimo libro il giornalista Bob Woodward ha inoltre rivelato che l’ex star di The Apprentice avrebbe sentito al telefono l’ex spia del Kgb in almeno sette occasioni dopo la sua sconfitta elettorale del 2020.
Trump ha fretta di concludere il conflitto ma, come avverte l’editorialista Josh Rogin sul Washington Post, il tycoon rischia così di cadere nella “trappola” preparata per lui dal Cremlino. Infatti, per il quotidiano Usa la “cinica strategia” di Putin è quella di usare i negoziati promossi dall’americano per “guadagnare tempo per la sua aggressione”. L’obiettivo del leader della Federazione, si legge nell'editoriale, “non è la pace ma il dominio. Risponde solo alla pressione”.
Il Washington Post riconosce che al tavolo delle trattative “l’istinto di Trump come uomo d’affari potrebbe tornargli utile”, a patto però di comprendere l’inaffidabilità dell'interlocutore e di tenere a mente cosa è successo ai suoi predecessori che hanno cercato di riavviare le relazioni con la Russia: “il reset di Obama si è concluso con l’annessione della Crimea. L’apertura di Biden è stata accolta con un’invasione su vasta scala dell’Ucraina”.
Il quotidiano teme che “le prime concessioni di Trump" portino "ad una ripetizione degli stessi errori" e suggerisce quindi di aumentare gli aiuti militari, imporre sanzioni più severe e rafforzare la presenza della Nato nell’Europa orientale al fine di costringere Putin a fare concessioni aumentando il costo della sua aggressione. Per percorrere questo sentiero, conclude il Washington Post, “ci vorranno molto più di 100 giorni”. Una stima che difficilmente verrà accolta con favore dal team del presidente eletto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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