Un escamotage per calmierare le intenzioni di Donald Trump verso la Groenlandia: la Nato starebbe valutando di potenziare la sua presenza militare nell'Artico per convincere il presidente Usa a non insistere con il braccio di ferro sull'isola.
Lo riporta il quotidiano tedesco Handelsblatt rilanciando fonti dell'Alleanza. Un maggiore coinvolgimento degli Alleati potrebbe andare in contro alle esigenze di sicurezza americane nella regione senza intervenire sullo status dell'isola. Quest'opzione, ancora discussa solo a livello informale, si baserebbe su nuovi piani di difesa Nato già approntati due anni fa e che avevano previsto un potenziamento delle capacità di deterrenza e difesa nell'estremo nord. Una strategia che, tuttavia, punta a dirimere esclusivamente le controversie di sicurezza: non va dimenticato, infatti, che la Groenlandia è strategicamente interessante per la sua ricchezza di materie prime. Inoltre, con il progredire dei cambiamenti climatici, le rotte di navigazione che da qui passano stanno diventando sempre più accessibili, almeno in estate.
La presenza Nato partirebbe qui da una base già solida: Washington gestisce già la base spaziale Pituffik sulla base di accordi con la Danimarca. Ciò supporta, tra le altre cose, i sistemi di allerta missilistica, nonché le missioni di difesa missilistica e di sorveglianza dello spazio. Sono inoltre presenti le forze armate danesi, principalmente tramite il Comando Artico a Nuuk.
La vicenda, oltre che allarmare gli Alleati, pone un serio problema di credibilità per l'Alleanza. Cosa accade se un membro importante minaccia improvvisamente di annettere con la forza il territorio di un altro Stato? Non solo, ma cosa accrebbe se gli USA si ritirassero dal Trattato a causa di una simile controversia? Sarebbe la fine della Nato per come l’abbaiamo conosciuta dagli anni Cinquanta, essendo la sua deterrenza basata principalmente sull'arsenale nucleare statunitense e sulla potenza delle sue forze armate convenzionali.
A questo si aggiungono le strategie di alcuni Paesi europei pronti a dare battaglia sul tema. Se la Francia aveva discusso con la Danimarca la possibilità di inviare truppe in Groenlandia in risposta alla possibilità che gli Stati Uniti annettessero l'isola, Copenaghen sta investendo 2 miliardi di dollari per rafforzare la propria presenza militare nell'Artico e nel Nord Atlantico. Per rafforzare la sicurezza ed espandere le capacità militari nella regione, il governo danese ha firmato il primo accordo provvisorio in cooperazione con le autorità autonome delle Isole Fær Øer e della Groenlandia. L'accordo prevede la costruzione di tre nuove navi artiche che saranno in grado di risolvere compiti attorno alla Groenlandia in modo più efficiente e flessibile. Elicotteri e droni potranno essere basati a bordo.
Il presidente Trump ha affermato di credere che gli Stati Uniti acquisiranno certamente il controllo della Groenlandia, dopo aver mostrato nelle ultime settimane un rinnovato interesse nell'acquisizione del territorio autonomo danese. "Penso che ce la faremo", ha detto ai giornalisti sull'Air Force One sabato, aggiungendo che i 57.000 residenti dell'isola "vogliono stare con noi".
I suoi commenti fanno seguito alle notizie secondo cui il primo ministro danese Mette Frederiksen, nel corso di una accesa telefonata con il presidente la scorsa settimana, avrebbe insistito sul fatto che la Groenlandia non è in vendita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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