"Non piegate la testa": l'attivista iraniano si cuce le labbra in segno di protesta

Il 39enne Hossein Ronaghi è ricorso al gesto in sgeno di protesta e lutto per il suicidio di Kianosh Sanjari, uccisosi mercoledì scorso dopo aver richiesto la scarcerazioni di alcuni attivisti

"Non piegate la testa": l'attivista iraniano si cuce le labbra in segno di protesta
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In Iran tornano ad agitarsi le acque delle proteste in difesa dei più elementari diritti umani. L'attivista Hossein Ronaghi si è cucito le labbra, pubblicando la propria foto su X, in segno di protesta dopo il suicidio di Kianoosh Sanjari, un altro attivista che si è tolto la vita a Teheran quattro giorni fa, dopo aver annunciato che avrebbe compiuto il gesto estremo se quattro detenuti da lui indicati non fossero stati rilasciati dal tribunale competente.

Le autorità non hanno liberato i prigionieri e Sanjari aveva pubblicato su X un'immagine scattata dall'alto, da un incrocio trafficato della capitale Teheran. "La mia vita finirà dopo questo tweet", aveva scritto alle 19:20 di mercoledì, aggiungendo: "Spero che un giorno gli iraniani si sveglino e sconfiggano la schiavitù. Nessuno dovrebbe essere imprigionato per aver espresso le proprie opinioni. La protesta è un diritto di ogni cittadino iraniano". La sua morte è stata confermata ore dopo da altri attivisti. Sanjari era un acceso critico dei leader iraniani e un sostenitore della democrazia.

"Forse questo potrà far riflettere", ha scritto l'amico Ronaghi accanto alla sua foto con le labbra cucite: ieri aveva pubblicato un video per affermare di "non accettare il silenzio, l'ingiustizia, non lascerò che mi domini la paura di questi tiranni e non lascerò l'Iran". Il 39enne, considerato uno dei critici del regime più influenti ancora nel Paese, ha rivolto un appello agli iraniani: "non pensate di essere al sicuro piegando la testa e preoccupandovi solo della vostra vita".

Giusto un anno fa, Ronaghi, a causa delle ferite riportate al ginocchio sinistro (rottura del legamento crociato, emorragia interna del ginocchio e danni al menisco) a seguito dei colpi inferti dall'attacco di agenti in borghese l'anno scorso davanti alla Procura di Evin, era stato sottoposto a un intervento chirurgico. Dall'ospedale, aveva esortato i suoi compagni di lotta a non desistere. Negli scorsi mesi, attraverso X, aveva informato i suoi sostenitori di essere stato convocato due volte per il processo relativo al caso delle proteste legate alla morte di Mahsa Amini, ma non si è presentato in tribunale. Convocato per la terza volta, ha scelto di non presentarsi a oltranza non riconoscendo fondamento legale al Tribunale rivoluzionario tantomeno il sistema di governo della Repubblica islamica.

Nel suo ultimo post, Ronaghi racconta che, dopo essere stato al Tribunale rivoluzionario di Teheran, èstato portato in una stanza dagli agenti di protezione dell'intelligence del ramo giudiziario. Dopo un'ora, alcuni agenti di sicurezza del Ministero dell'Informazione sono arrivati sul posto e lo hanno portato nell'ufficio del Ministero dell'Informazione insieme al suo avvocato Saeed Jalilian. Lì hanno insistito per aprirgli le labbra, cosa a cui si è opposto.

Ha insistito per essere arrestato e mandato in prigione, gli è stato chiesto quali fossero i suoi propositi, ma è rimasto in silenzio, scrivendo su un foglio bianco: "Le mie parole sono le parole di Kianoush e i miei desideri sono i desideri di Kianoush”. Dopo qualche ora è stato rilasciato.

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