Nucleare iraniano, al via il terzo round di colloqui con gli Usa: "Cauto ottimismo"

Le delegazioni dei due Paesi si sono incontrare in Oman per discutere di "questioni tecniche". Nel frattempo, un'esplosione ha scosso il porto iraniano di Bandar Abbas

Nucleare iraniano, al via il terzo round di colloqui con gli Usa: "Cauto ottimismo"
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Mentre l’attenzione del mondo è concentrata sui funerali di Papa Francesco a Roma, in Oman le delegazioni di Iran e Stati Uniti si sono incontrare per dare il via a un nuovo round di negoziati sul programma nucleare della Repubblica islamica, con la mediazione delle autorità di Muscat. Si tratta del terzo vertice del genere, dopo quello del 12 aprile sempre nello Stato arabo e quello del 19 a Roma, ed è la prima volta che le rappresentanze delle due nazioni discutono a questo livello dall’uscita degli Usa dall’accordo di Vienna nel 2018.

Gli inviati di Usa e Iran sono, rispettivamente, Steve Witkoff e il ministro degli Esteri Abbas Araghchi. “I negoziati riguarderanno questioni tecniche e dettagli di livello esperto, pertanto potrebbero essere prolungati se necessario”, ha riferito l’agenzia stampa ufficiale degli ayatollah Irna. La Repubblica islamica, che arricchisce l’uranio al 60%, al di sotto della soglia necessaria per l’arma atomica ma molto al di sopra del 3,67% fissato dagli accordi di Vienna, rivendica il diritto a un programma nucleare civile e punta alla costruzione di 19 nuovi reattori. Washington, dal canto suo, ha annunciato un altro pacchetto di sanzioni contro il settore petrolifero iraniano, alle quali Teheran ha risposto denunciando un “approccio ostile”.

Il governo degli ayatollah, inoltre, ha sottolineato che durante i colloqui non saranno discussi i programmi di difesa e missilistici del Paese. “La questione non è all’ordine del giorno e non è stata sollevata nei colloqui diretti con gli Stati Uniti”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Esmaeil Baqaei. Sullo sfondo, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha chiesto spiegazioni a Teheran riguardo alla costruzione di nuovi tunnel nel sito nucleare di Natanz. Un’atmosfera tesa, dunque, ma la Repubblica islamica ha sostenuto il suo “cauto ottimismo”.

In tutto questo, la città portuale iraniana di Bandar Abbas è stata scossa da una violenta esplosione che, secondo i testimoni, “ha fatto tremare la terra”. La deflagrazione è avvenuta nello scalo di Shahid Rajaee, uno dei più importanti del Paese. Dai video emersi sui social, si può vedere una grande colonna di fumo nero che si solleva verso il cielo.

Le cause di quanto avvenuto non sono ancora chiare. Secondo un giornalista dell’agenzia stampa Tasnim, è possibile che l’incidente sia stato provocato dall’esplosione di una petroliera a nord del molo, la cui onda ha distrutto completamente un edificio adibito ad uffici e ha danneggiato i veicoli nella zona.

Un’altra ipotesi vedrebbe al centro della deflagrazione un deposito di carburante, ma la Compagnia nazionale iraniana di raffinazione e distribuzione del petrolio ha negato qualunque collegamento con la vicina raffineria, i depositi o l’azienda. Il bilancio, al momento, è di oltre 500 feriti e almeno quattro morti.

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