Gli Usa varano il nuovo "progetto Manhattan": cosa prevede il nuovo piano per le atomiche

Gli Stati Uniti sono impegnati in un programma trentennale volto a rinnovare il proprio arsenale nucleare. Segnalati già ritardi e costi astronomici per garantire la deterrenza contro Russia e Cina

Gli Usa varano il nuovo "progetto Manhattan": cosa prevede il nuovo piano per le atomiche
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L’arsenale nucleare americano è datato e rischia di non essere al passo con quello dei suoi rivali. Per correre ai ripari, scrive il New York Times, Washington ha quindi lanciato un nuovo Progetto Manhattan – l’originale negli anni Quaranta portò alla costruzione delle prime bombe atomiche – allo scopo di rinnovare un sistema di armamenti costruito per non essere, si spera, mai impiegato in un conflitto.

Non sfuggono al quotidiano americano i rischi di un sistema che ha garantito un equilibrio del terrore tra le superpotenze nei decenni successivi al secondo conflitto mondiale e che adesso sembra essere entrato in crisi. Nel 1955 in tutto il mondo si contavano circa 3000 armi nucleari, un numero che raggiunse quota 70mila a fine anni Ottanta per poi attestarsi, grazie alla stipula di accordi internazionali, ad un livello corrente di circa 12mila unità. Nel frattempo è evaporata però ogni traccia di collaborazione tra Stati Uniti e Russia, i grandi rivali della Guerra Fredda, che nel 2026 vedranno scadere il trattato che limita il numero di armi nucleari in dotazione a ciascuna delle due nazioni. Per non parlare degli obiettivi militari perseguiti in tale settore da Cina, Corea del Nord e, con tutta probabilità, Iran.

Gli Stati Uniti, che per la prima volta stanno valutando non solo il rimpiazzo ma anche la costruzione di nuove bombe, hanno dunque approvato un programma di rilancio nucleare che sta coinvolgendo 23 Stati, 50 se si considerano i subappaltatori. Ideato già durante la presidenza Obama, il piano che in uno slogan potrebbe tradursi come Make America nuclear again dovrebbe comportare uno sforzo trentennale e una spesa di oltre un trilione e 700mila dollari. Sono però già stati segnalati ritardi, e spese aggiuntive, su decine di progetti.

Come sottolinea il New York Times, in un’epoca in cui i finanziamenti per gli aiuti militari, la lotta al cambiamento climatico e il controllo dei confini finiscono sotto la lente di ingrandimento, colpisce che il programma e le spese necessarie per rinnovare l’arsenale nucleare stiano passando sotto traccia e al riparo da ogni dibattito pubblico. Tanto più se si considera che il Progetto Manhattan, a prezzi aggiustati per l’inflazione, è costato 30 miliardi di dollari mentre quello attuale richiederà circa il doppio di tale spesa, all’anno e per almeno 30 anni.

Nonostante il silenzio che lo avvolge, il rilancio nucleare degli States, affidato a 110mila tra scienziati, militari e contractor privati, prosegue quotidianamente. Un impegno che investe la cosiddetta triade, e cioè sottomarini, aerei e missili balistici intercontinentali sui quali si regge il sistema di deterrenza della prima superpotenza mondiale.

Nello specifico, Washington prevede la costruzione di 12 sottomarini entro il 2042 - gli attuali 14 sommergibili hanno un’età media di 40 anni – l'installazione di 400 missili in silos sotterranei sparsi in cinque Stati e la costruzione di cinque impianti per la produzione di uranio. Ai rivali dell’America, già sulla strada del riarmo, non resta che prender nota.

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