C’è un posto che nelle prossime settimane e almeno per un giorno potrebbe farsi cruciale per la storia mondiale, non meno del Donbass, del confine tra Israele e Libano e dello Stretto che separa la Cina da Taiwan. Quel luogo è la Pennsylvania, lo Stato più importante dei sette in bilico per le presidenziali Usa – gli altri sono l’Arizona, la Georgia, il Michigan, il Nevada, la North Carolina e il Wisconsin – che con i suoi 19 voti elettorali rappresenta un bottino imprescindibile da conquistare per fare ingresso alla Casa Bianca. “Non posso sottolineare abbastanza che la Pennsylvania deciderà il destino dell'America e, con il destino dell'America, il destino della civiltà occidentale”, afferma in queste ore l’imprenditore miliardario Elon Musk sceso in campo al fianco di Donald Trump.
Proprio nel Keystone State per la candidata democratica Kamala Harris le cose sembrano mettersi male. Il sito di Politico ha raccolto infatti lo sfogo di una ventina di esponenti dem della Pennsylvania esasperati per la scarsa presenza di eventi elettorali con figure di rilievo del partito, per l’insufficiente coinvolgimento dei cittadini afroamericani e dei Latinos e per la mancanza di collaborazione con i notabili dell’area di Philadelphia, uno dei due bastioni blu dello Stato insieme a Pittsburgh. Il Keystone State “è un casino e tutto ciò è incredibilmente frustrante”, dichiara ai giornalisti un politico locale del partito dell’asinello. E la campagna della vice di Joe Biden adesso trema.
Philadelphia e Pittsburgh si trovano agli estremi opposti della Pennsylvania. In mezzo una sterminata comunità di città e villaggi rurali falcidiati dal declino dell’industria siderurgica, attraversata inoltre dalla catena montuosa degli Appalachi. Ad una delle contee di questa regione, quella di Luzerne, il giornalista Ben Bradlee Jr ha dedicato un libro, “The forgotten”, nel quale ha raccontato come nel 2016 Trump sia riuscito a ottenere il voto di cittadini che per generazioni hanno scelto i democratici. Elettori che oggi sono tentati dall’affidare ancora una volta la guida del Paese al tycoon e ad un altro figlio dei “dimenticati” degli Appalachi: il suo vice J.D. Vance.
Il bersaglio principale delle critiche dei mandarini del partito dell'asinello della Pennsylvania è Nikky Lu, la manager della campagna dem nello Stato, accusata di non conoscere a sufficienza il territorio e di non saper adoperare efficacemente i politici locali più popolari. Primi tra tutti il sindaco afroamericano di Philadelphia Cherelle Parker eletta l’anno scorso promettendo un approccio duro contro la criminalità.
Per aggiudicarsi la Pennsylvania non bastano la valanga di spot e le centinaia di milioni di dollari spesi da parte di entrambi i candidati. Neanche il numero superiore di uffici e di staff dei democratici rispetto a quello dei repubblicani rassicura gli attivisti del partito. I sondaggi nello Stato continuano a mostrare un testa a testa tra Harris e Trump nonostante la vice di Biden abbia compiuto sino ad ora sette visite nel battleground State, l’ultima nella cruciale contea di Eerie.
Nelle scorse ore ha fatto tappa qui anche Barack Obama, invitando gli uomini di colore a superare ogni riserva e ad eleggere per la prima volta una donna come presidente degli Stati Uniti. Ma non sono solo i maschi afroamericani, una comunità che rappresenta il 12% della popolazione locale, a nutrire perplessità nei confronti dell’ex procuratrice della California. Anche gli uomini Latinos, non soddisfatti dalle proposte sui temi economici del ticket Harris – Walz, sarebbero tentati dal votare per il Gop.
Sebbene secondo le previsioni i democratici dovrebbero aggiudicarsi comunque le preferenze della maggioranza dei 580mila Latinos registrati per il voto, qualsiasi oscillazione nelle urne potrebbe fare la differenza. Lo dimostrano i precedenti. Nel 2016 Hillary Clinton perse infatti in Pennsylvania per appena 44mila voti mentre nel 2020 Trump vide sfumare il sogno di un secondo mandato per 80mila voti.
Come se non fosse già abbastanza chiaro, un’analisi di The Hill ricorda il peso che il Keystone State avrà il 5 novembre: chi lo conquista avrà l'85% di possibilità di diventare presidente. Per questo preoccupa un rapporto riservato redatto ad agosto da un'esponente dem dei Latinos, Mariel Joy Kornblith Martin, che chiedeva al suo partito di darle “gli strumenti per vincere”. “Non si vince la Pennsylvania senza i Latinos e non si vince la presidenza senza la Pennsylvania”, concludeva Martin.
Da allora qualche correzione nella campagna di Harris sarebbe stata fatta senza però cambiare il fatto che tutto ciò potrebbe non bastare per espugnare la ground zero delle elezioni presidenziali Usa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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