Ammorbidire la Brexit in caso di vittoria del Partito Laburista alle elezioni britanniche previste per inizio 2025? Il segretario generale del Labor Party Keir Starmer ci sta pensando seriamente. E lo ha confermato in un'intervista rilasciata al Financial Times ai margini di un viaggio in Canada.Trade and Cooperation Agreement. Annunciando di voler proporre, in caso di elezione alla guida del governo, una rinegoziazione del Trade and Cooperation Agreement (Tca). il patto commerciale che regola le relazioni tra Londra e l'Unione Europea da fine 2020 in avanti.
L'obiettivo principale dell'accordo è quello di garantire la continuità degli scambi commerciali tra Regno Unito e Unione europea, evitando le barriere doganali e tariffarie che avrebbero potuto avere un impatto negativo sull'economia di entrambe le parti. L'accordo prevede inoltre un livello significativo di cooperazione in diversi settori, dalla giustizia agli affari interni. Consente, come è noto, a Londra di imporre i suoi standard e le sue norme su diversi fronti a prezzo di scelte ritenute complesse sul fronte interno come la creazione di una barriera doganale interna al Regno Unito al confine marittimo tra Irlanda e Gran Bretagna.
La parte commerciale stabilisce un regime di libero scambio tra le due parti, con l'eliminazione delle tariffe doganali su oltre il 99% delle merci scambiate. L'accordo prevede inoltre un certo grado di liberalizzazione degli scambi di servizi e di investimenti. La parte di cooperazione stabilisce un quadro per la cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea in diversi settori non coperti da accordi bilaterali per l'abbattimento dei dazi, tra cui la sicurezza, la difesa, la ricerca e lo sviluppo, oltra a normare giustizia ed affari interni.
La revisione dell'accordo è prevista per la fine del 2025 e Starmer ha criticato il fatto che a suo avviso l'accordo negoziato da Boris Johnson e sostenuto anche da Rishi Sunak è "troppo snello" e non garantisce lo sviluppo delle relazioni bilaterali. Per Starmer uno dei limiti principali dell'accordo è la mancanza di un'unione doganale anche solo intersettoriale tra Regno Unito e Unione Europea. Questo significa che tutte le merci che transitano tra le due parti devono essere sottoposte a controlli doganali e tariffari. I controlli doganali intensivi possono comportare ritardi e costi aggiuntivi per le imprese, che potrebbero tradursi in un aumento dei prezzi per i consumatori, senza che a nessun settore sia concessa una corsia preferenziale.
Un altro limite dell'accordo è la mancanza di un sistema agile di viaggio tra le due sponde della Manica. La richiesta di visti per la residenza e gli stringenti controlli sull'ingresso di stranieri, anche europei, nel Regno Unito, per Starmer disincentiva la capacità di Londra di mantenersi centrale attrattiva di talenti e competenze, un fattore chiave per l'esplosione della potenza del Regno Unito in campo tecnologico, economico-finanziario e accademico negli scorsi decenni.
Da quando è diventato leader laburista nel 2020, Starmer ha confermato che il Labor non vuole il rollback della Brexit. Piuttosto, ha pensato a un avvicinamento sulla falsariga della Norvegia o a strumenti come l'adesione al sistema di libera circolazione delle persone con cui una larga fetta della popolazione britannica è cresciuta, abituandosi, prima del referendum del 2016 e i quattro anni di intermezzo per la concretizzazione della Brexit.
Ora i laburisti vogliono puntare a fare delle relazioni privilegiate con l'Ue un cavallo di battaglia per una campagna elettorale prossima ad aprirsi in cui, dopo tredici anni di traversata del deserto, sperano di scalzare il Partito Conservatore da Downing Street. Ma chiaramente concretizzare l'accordo da lui desiderato, in caso di vittoria elettorale, non sarà facile. Ci sarà da negoziare con 27 Paesi europei, molti dei quali desiderosi sicuramente di un maggior ponte negoziale tra Londra e Bruxelles, a partire dagli alleati "atlantici" della Polonia e dei Paesi baltici, inclusi però anche attori come la Francia e la Germania che hanno fatto sudare a Londra ogni concessione. E, anzi, cosà prometterà Starmer per smollare i bulloni del Tca? Questo, chiaramente, il premier-ombra non sa ancora dirlo, mancando oltre un anno al voto che rinnoverà la Camera dei Comuni.
Negoziare un trattato internazionale può richiedere anni. Nel frattempo Starmer deve sperare che i Tory non recuperino nei sondaggi e deve evitare eccessive spinte europeiste per non vanificare quella rimonta nell'ex "Muro Rosso" dell'Inghilterra centrale cuore della deindustrializzazione e della vittoria di Johnson nel 2019 in cui la sinistra appare, dopo anni durissimi di sconfitte elettorali, in rimonta. Al contempo, Starmer non deve sottovalutare il fatto che sia Rishi Sunak, l'attuale premier, a batterlo sul tempo rafforzando i legami con l'Ue. Sunak ha fatto trapelare da Downing Street che il Tca "non sarà modificato" finché sarà al governo. Ma nel frattempo ha già lavorato per rafforzare i legami con l'Ue. Il primo premier di origine indiana della storia britannica ha raggiunto un accordo ritenuto soddisfacente per chiudere la controversia sulle regole commerciali dell’Irlanda del Nord e, da sostenitore della Brexit, ha riportato alla cooperazione scientifica Londra e Bruxelles su Horizon Eu e il programma Copernicus.
Spinte e controspinte che prefigurano come Londra e Bruxelles non possano fare a meno l'una dell'altra. E fanno dell'arma in mano a Starmer uno strumento in parte spuntato dal cauto atteggiamento dell'attuale esecutivo Tory.
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