Candidati, programmi e sondaggi: cosa può succedere alle elezioni in Polonia

Il partito di destra nazionalista attualmente al governo affronta i moderati guidati da Donald Tusk. L'Europa osserva attentamente il risultato, molto importante in un periodo così complesso per l'Unione. Determinanti gli indecisi

Candidati, programmi e sondaggi: cosa può succedere alle elezioni in Polonia
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La Polonia è chiamata al voto, per decidere il suo cammino nell’Unione europea nei prossimi quattro anni. I due contendenti sono la destra nazionalista e conservatrice del Pis (Diritto e giustizia), attualmente al governo con il primo ministro Mateusz Morawiecki, e la destra liberare ed europeista del Po (Piattaforma civica) guidata da Donald Tusk, leader di Varsavia dal 2007 e il 2014 ed ex presidente del Consiglio europeo.

I sondaggi premiano il partito di governo, che si assesta al 37%, mentre il rivale moderato si ferma al 30%. A fare da ago della bilancia potrebbero essere le formazioni più piccole, tutte indicate tra il 9% e l’11% dei voti: Terza Via, nato dall’alleanza tra Polonia 2050 e il Partito del popolo polacco; Nuova sinistra, un raggruppamento di sei partiti; Confederazione, un’alleanza di estremisti di destra contrari agli omosessuali, agli ebrei, alle tasse e all’Unione europea. Sono da considerare anche gli indecisi, il cui numero in questa tornata elettorale è particolarmente elevato, soprattutto nelle campagne che costituiscono la base del Pis.

Gli aventi diritto di voto nel territorio nazionale sono 29 milioni, più altri 500mila registrati all’estero. Ci si aspetta un’alta affluenza, attorno al 70%. Gli elettori possono esprimere le loro preferenze dalle 7 alle 21, per rinnovare la Sejm, la Camera bassa del parlamento polacco che conta 460 deputati, e il Senat, composto da 100 senatori.

I risultati di queste elezioni sono particolarmente importanti per il contesto internazionale che l’Unione europea si trova ad affrontare. Il governo di Morawiecki, pro Nato ma euro-scettico, è ai ferri corti con le istituzioni comunitarie per via delle riforme del sistema giudiziario. Il livello dello scontro tra la Polonia e Bruxelles è calato con lo scoppio della guerra in Ucraina, ma la recente decisione di Varsavia di imporre divieti alla vendita sul proprio territorio di prodotti del Paese invaso lo ha nuovamente acuito. A questo, si aggiunge la decisione di non inviare più armi a Kiev, una frattura nel fronte europeo pro-ucraino, e l’asse con Viktor Orban, una delle maggiori spine nel fianco dell’establishment bruxellese.

Una riconferma del Pis al governo potrebbe inasprire ulteriormente le divisioni tra Varsavia e l’Europa, in un momento critico in cui i 27 si trovano a dover gestire due guerre, la crisi migratoria e l’aumento dell’inflazione. Un esecutivo guidato da Donald Tusk, invece, ricucirebbe i rapporti tra il Paese dell’Est e Bruxelles, visto che il candidato moderato è più in linea con l’Unione.

Oltre alle elezioni, i cittadini sono chiamati a rispondere anche a quattro quesiti referendari, che suonano come una sfida aperta proprio a Bruxelles: “Sei favorevole alla svendita dei beni statali a entità straniere, che porterebbe alla perdita del controllo dei polacchi su settori strategici dell'economia?”; “Sei favorevole all'aumento dell'età pensionabile, compreso il ripristino dell'età pensionabile aumentata a 67 anni per uomini e donne?”; “Sei favorevole alla rimozione della barriera al confine tra la Repubblica di Polonia e la Repubblica di

Bielorussia?”; “Sostieni l'ammissione di migliaia di immigrati clandestini dal Medio Oriente e dall'Africa, secondo il meccanismo di ricollocazione forzata imposto dalla burocrazia europea?”.

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