Husni Abdel Wahed sarà da oggi il primo ambasciatore dello Stato di Palestina in Spagna. Wahed, fino ad ora capo della missione diplomatica palestinese a Madrid, ha presentato oggi le sue credenziali al sovrano Felipe VI. Nel palazzo che sarà riconvertito a guisa di ambasciata a nord di Madrid, le prime parole pronunciate da Wahed, ex ambasciatore palestinese in Argentina, 64 anni, avevano in precedenza reso omaggio alle vittime palestinesi del "genocidio" che, a suo dire, Israele sta commettendo a Gaza.
Una rivoluzione copernicana che arriva dopo che il governo spagnolo ha riconosciuto diplomaticamente lo Stato palestinese, lo scorso maggio. Questo riconoscimento ha fatto in modo che la "mera" rappresentanza diplomatica a Madrid abbia assunto il rango di ambasciata. Il recente riconoscimento da parte di Spagna, Norvegia e Irlanda aveva portato il numero di Paesi che condividono questa posizione a 146. Nel pieno della guerra a Gaza contro il terrorismo islamico, il 28 maggio il governo spagnolo ha però riconosciuto lo “Stato palestinese” con i confini precedenti al 1967, una decisione che aveva fatto infuriare Benjamin Netanyahu.
"Sono sentimenti contrastanti. Mi sento un grande onore rappresentare la Palestina, ma è un momento di tristezza e dolore perché il nostro popolo è vittima di un genocidio perpetrato da Israele", ha dichiarato l'ambasciatore. Allo stesso modo, ha commentato che l'obiettivo di Netanyahu non è raggiungere un cessate il fuoco, ma ampliare questo confronto e coinvolgere altri attori, compresi gli Stati Uniti. "Il 98% della popolazione israeliana è d'accordo con ciò che sta facendo il proprio governo. Non è solo Netanyahu, è la politica di uno Stato", ha dichiarato Wahed. Allo stesso modo, ritiene che le azioni di Joe Biden riguardo a questo conflitto non siano state corrette: "Ha deluso il suo stesso pubblico, l'umanità e i suoi stessi principi e valori che afferma di temere. È un presidente che non è stato all'altezza dei circostanze."
Vero protagonista della svolta, il Consiglio dei ministri spagnolo, fautore del riconoscimento della Palestina, una decisione che il ministro degli Affari esteri, dell'Unione europea e della cooperazione, José Manuel Albares, aveva descritto come una "pietra miliare storica", in un giorno "in cui il nostro Paese afferma che l'indifferenza è impensabile di fronte alla sofferenza e che la pace, la solidarietà, l'impegno e la fiducia nell'umanità sono possibili". A partire da giugno 2024, il piano della Spagna di istituire un'ambasciata per la Palestina a Ramallah è stato più volte ritardato a causa dei timori dei diplomatici spagnoli sulla sicurezza e sugli standard di vita locali.
Albares aveva sostenuto come si tratti di un atto di giustizia nei confronti del popolo palestinese, una misura essenziale per garantire a Israele la sicurezza che giustamente esige e l'unica via praticabile per la pace nella regione dopo tanti decenni di dolore e confronto. Il ministro aveva colto l'occasione per insistere sul fatto che l'intera comunità internazionale, compresi gli stessi israeliani e palestinesi, sono a conoscenza del fatto che la soluzione al conflitto in Medio Oriente risiede nell'esistenza di due Stati, Israele e Palestina, che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza.
Negli ultimi anni, la Spagna ha proceduto- seppur silenziosamente -alla normalizzazione dei rapporti con la Palestina come parte di un blocco più ampio di Paesi amici dell'Ue. Lo scorso ottobre, in seguito all’attacco di Hamas nei confronti di Tel Aviv, Madrid è stata uno dei 121 paesi a votare a favore di una risoluzione dell’Assemblea generale che chiedeva un cessate il fuoco immediato per i combattimenti tra Israele e Gaza.
Nel novembre dello scorso anno, poi, dopo la sua rielezione a Primo Ministro, Pedro Sánchez aveva annunciato l'intenzione del suo governo di riconoscere "da un momento all'altro" lo Stato di Palestina, comunicandolo a Netanyahu.
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