“Stiamo entrando in una nuova fase". Ne è sicuro Reza Pahlavi, figlio dello storico scià d'Iran deposto nel 1979 dal regime teocratico degli ayatollah, che ha rilasciato una lunga intervista a ilGiornale.it.
La rivolta delle donne che effetti avrà per il futuro dell'Iran?
"Dopo 43 anni di regime stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione, non è una semplice rivolta. In questo momento, l’impatto delle proteste nel Paese si sta sentendo anche sotto forma di scioperi sindacali prolungati. Non è una coincidenza che queste rivendicazioni stiano avvenendo proprio adesso. È il modo in cui la società sta evolvendo. Tutti gli slogan e le manifestazioni che ci sono state contro il regime stanno prendendo forma attraverso questi scioperi. La popolazione sta mettendo sempre più pressione al regime che, ormai, sta per finire”.
Il regime teocratico è, quindi, agli sgoccioli?
“Qualsiasi atto recente del regime è un atto di disperazione e non di fiducia in sé stesso. Da oltre un mese ci sono delle giovani ragazze che vengono attaccate col gas velenoso un po’ in tutto il Paese. Il regime o è informato di questa situazione oppure è proprio opera sua. In ogni caso, è colpevole. Se il regime avesse fiducia in sé stesso, lascerebbe che la gente viva liberamente. E, invece, adesso c’è una forte repressione, ma nonostante questo, le persone sono ancora per strada. Sì, il regime è agli sgoccioli”.
La Russia di Putin può aiutare il regime iraniano a restare in piedi così come ha fatto con Bashar al-Assad in Siria?
“Mi pare difficile che Putin, a lungo termine, abbia interesse ad avere una dittatura clericale che possiede armi nucleari. Non credo che possa avere dei benefici per la Russia da questo. Che cosa ci guadagna? Questo regime è la causa principale di molti problemi: la minaccia nucleare, il supporto al terrorismo e ai gruppi radicali, la presa di ostaggi e, perciò, avere una società laica cambierebbe molte cose. E questo potrebbe andare anche a vantaggio della Russia perché, secondo noi, qualsiasi Paese vuole delle alleanze cordiali con noi. Gli iraniani sono contrari agli scambi con la Cina e con la Russia. Avere dei rapporti unilaterali va contro gli interessi dell’Iran. Se c’è un governo che si prende anzitutto cura dei propri cittadini, sulla base del rispetto reciproco, cambia tutto. A breve termine, ci saranno molti cambiamenti e non credo che a lungo termine possa continuare questa situazione”.
Attualmente qual è il suo ruolo in Iran e quale potrebbe essere in futuro?
“Il mio ruolo è quello di favorire la transizione democratica e creare un futuro laico tutti insieme. Come leader riconosciuto resto neutrale e imparziale sotto le parti. Non rappresento alcun partito e non entro nel merito se sia meglio avere una monarchia o una repubblica perché abbiamo una grande varietà di punti di vista nella società iraniana. Ciò su cui concordiamo tutti è l’integrità territoriale del nostro Paese e il rispetto dei diritti umani. Vorrei nascesse un’assemblea eletta dagli iraniani per la transizione. E dopo potrebbe esserci un referendum. Io mi sto focalizzando sul periodo della transizione”.
I social media possono favorire il passaggio verso una democrazia compiuta in Iran?
“Assolutamente.
Abbiamo chiesto aiuto a tutto il mondo per permettere agli iraniani di comunicare fra di loro e che possano così sentire ciò che sto facendo non solo tramite le reti nazionali. È fondamentale avere i social media liberi per poter andare avanti anche in futuro perché il potere più importante per i cittadini è l’informazione”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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