Lo "schiaffo" dell'Australia alla monarchia: re Carlo via dalle banconote

Via Carlo III dalle banconote da 5 dollari in Australia. La mossa si inserisce nelle strategie del governo di superare gradualmente la monarchia

Lo "schiaffo" dell'Australia alla monarchia: re Carlo via dalle banconote

L'Australia compie un passo deciso verso il graduale distacco dallo status di Reame del Commonwealth non sostituendo la defunta Elisabetta II con il nuovo re Carlo III nella nuova banconota da 5 dollari emessa nel 2023.

Lo ha decretato la Reserve Bank, istituto centrale dell'Australia, decidendo di sostituire il ritratto della Regina, per 70 anni sovrana dei Reami del Commonwealth, con disegni che onorino "la cultura e la storia dei primi australiani". Il messaggio è chiaro: la storia del Paese non comincia con la colonizzazione britannica, ma è molto più antica. L'antica civiltà aborigena, antica di 40 mila anni, quella dei dipinti sul Tempo del Sogno e Uluru, potrebbe trovare rappresentanza al posto del sovrano nell'unica banconota che, al 2022, rappresentava il capo di Stato formale di Canberra.

Il piano dei laburisti

Non è un caso che la mossa avvenga a pochi mesi di distanza dall'ascesa al potere del premier Anthony Albanese, esponente del Partito Laburista, di cui rappresenta l'ala sinistra, prima figura di discendenza italo-australiana a ottenere la carica di capo del governo. E, di converso, primo Premier non incardinato nell'eredità di sangue dei colonizzatori britannici e animato da chiari sentimenti repubblicani. Albanese non fa mistero di voler vedere presto Canberra slegarsi dal vincolo con la monarchia costituzionale britannica, che nomina il Governatore Generale dell'Australia avente, sulla carta, il potere di nominare o revocare gli incarichi di governo.

Albanese ha più volte dichiarato di voler puntare, nel suo quadriennio di governo, ad aprire la strada al referendum sulla Repubblica, ma a dicembre non ha indicato in questa mossa una priorità. Del resto, ancora vivo è il ricordo della figura maestosa e unitaria di Elisabetta II, di cui a giugno scorso, in occasione dei settant'anni di regno, ebbe a dire: "Anche molti australiani che non rispettano il principio della monarchia provano riguardo per lei. Puoi essere un repubblicano, come lo sono io, e avere ancora il più profondo rispetto per la Regina. Ha fatto il suo dovere con fedeltà, integrità, umanità e, come a volte si lascia sfuggire, un sornione senso dell'umorismo". La fragilità di Carlo III al cospetto della madre e la ridotta popolarità di cui gode il sovrano in Australia aprono una breccia.

Carlo in Australia è considerato un sovrano con una mentalità "neocoloniale". Negli anni Settanta, aspirò a diventare il primo erede al trono dai tempi di Edoardo il Principe Nero (duca d’Aquitania durante la Guerra dei Cent’Anni tra il 1362 e il 1372) a governare un possedimento o un Paese alleato chiedendo per sé la carica di Governatore Generale. Una mossa ritenuta uno schiaffo da milioni di australiani.

L'Australia verso il referendum?

La mossa di Albanese per avvicinarsi al referendum sulla Repubblica è articolata e passa, innanzitutto, sul recupero dell'eredità ancestrale dell'Australia. Il premier a dicembre ha lanciato come priorità un'altra proposta, quella per un referendum volto a garantire una voce indigena nel Parlamento di Canberra. E riconoscere i diritti degli aborigeni nella Costituzione incorporandovi la Dichiarazione di Uluru dei popoli indigeni del 2017.

La scelta sul dollaro va proprio in questa direzione e mira a creare un'identità complementare a quella post-coloniale. Da far depositare nella società australiana per preparare il terreno alla svolta repubblicana. Il governatore Philip Lowe, in carica dal 2016 alla Reserve Bank, ex allievo del Nobel Paul Krugman al Mit, ha assecondato, in tal senso questa scelta che potrebbe aprire una breccia.

L'Australian Republic Movement ha sostenuto la mossa sul dollaro e uno dei suoi volti noti, Craig Foster, ex capitano della squadra di calcio australiana ha dichiarato: "L'Australia crede nella meritocrazia, quindi l'idea che qualcuno dovrebbe essere sulla nostra valuta per diritto di nascita è inconciliabile, così come l'idea che dovrebbe essere il nostro capo di stato per diritto di nascita".

Dall'opposizione, invece, i Liberali vanno all'attacco. Il leader dell'opposizione australiana, Peter Dutton, è intervenuto poco dopo l'annuncio alla stazione radio 2Gb di Sydney, affermando che la mossa sul dollaro "sia un altro attacco ai nostri sistemi, alla nostra società e alle nostre istituzioni". "È virtualmente in atto un neo-comunismo", ha detto Philip Benwell, presidente dell'Australian Monarchist League. Che riprende il concetto di cancel culture applicandola all'Australia in cui viene rimosso Carlo III.

L'ex colonia britannica ottenne nel 1931 l'autonomia da Londra e divenne completamente indipendente dalla Gran Bretagna nel 1942. Da allora è stata una nazione legata in unione personale agli altri reami del Commonwealth. Nel 1999 un referendum ha respinto la transizione a repubblica con poco più del 54% dei votanti che si sono espressi a favore della monarchia.

Secondo sondaggi più recenti, la percentuale di favorevoli alla monarchia sarebbe scesa al 31%.

Un fronte che Albanese continua a voler erodere. Muovendosi anche sul recupero dell'Australia pre-coloniale. Per dare profondità a un'identità di cui il repubblicanesimo dovrà essere il complemento e non il punto di partenza.

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