L'invasione sovietica di Praga e Budapest è una della pagine più tristi e buie della storia europea dopo il secondo dopoguerra. Oggi Vladimir Putin recita il mea culpa, ammettendo che i carri armati furono un errore. Durante il Forum economico orientale in corso a a Vladivostok il presidente russo ha pronunciato queste parole: "Abbiamo ammesso da tempo che questa parte della politica dell’Unione Sovietica era sbagliata e ha portato solo all’escalation delle tensioni".
Viene da chiedersi quale sia la differenza tra l'Unione Sovietica del 1956 (invasione Ungheria), quella del 1968 (invasione della Cecoslovacchia), e la Russia del 2022 che ha invaso l'Ucraina usando, anche stavolta, i carri armati (e non solo).
Putin ha toccato anche diversi altri temi. Ad esempio si è soffermato sugli Stati Uniti. Le inchieste contro Trump, ha detto, "sono una persecuzione per ragioni politiche". E si è detto poi convinto che, chiunque diventerà presidente, "non ci saranno cambiamenti fondamentali nella politica degli Stati Uniti verso la Russia".
Dopo aver stigmatizzato l'Unione Sovietica per le occupazioni armate di Praga e Budapest, Putin accarezza il ricordo della vecchia epopea dell'Urss. Lo fa partendo dagli Usa: "Nel contesto attuale, la persecuzione di Trump, per noi, è un bene perché espone il marciume del sistema americano. È una persecuzione politicamente motivata del proprio concorrente. E questo dimostra chi stiamo combattendo ...
come si diceva in epoca sovietica: 'il volto bestiale del capitalismo americano'".Nemmeno l'ombra di un'autocritica, sia pure velata, per ciò che è avvenuto in Russia negli ultimi 24 anni. Del resto, si sa, nella sua mente lo Zar ha sempre ragione e non sbaglia mai.
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